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Prezzi/4. Inflazione ancora alta per gli alimentari

Scordamaglia (Filiera Italia): "Andamento 2024 dipenderà dal taglio dei tassi"

“Nessuna sorpresa”: questo il commento di Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, sui dati resi noti dalla Bce stamattina che denunciano un’inflazione core che, come atteso, si abbassa a 3,4% da 3,6%. Dati che coincidono con quelli Istat relativi ai prezzi nazionali al consumo dello scorso dicembre che mostrano una ulteriore limatura dell’inflazione, che scende nel mese su un tendenziale del +0,6%, dopo il +0,7% di novembre. L’inflazione media del Paese per il 2023 si fissa così sul +5,7%, dopo il +8,1% del 2022. Andamento opposto invece per l'alimentare che chiude infatti con un +9,8% medio tendenziale annuo, dopo il +8,8% del 2022. “Più di 4 punti quindi di differenza tra l’inflazione generale e quella alimentare generati prevalentemente dall’aumento incomprimibile dei costi di produzione dei prodotti agroalimentari in conseguenza soprattutto ai frequentissimi fenomeni meteorologici estremi che hanno fatto crollare produzioni e rese”, commenta Scordamaglia.
 
Prezzi più alti, che hanno generato un aumento in Italia del costo della spesa alimentare di + 9 miliardi di euro (vedi articolo EFA News), "con un conseguente crollo dei consumi alimentari che hanno toccato nel 2023 il livello più basso in termine di volume degli ultimi decenni, arrivando a -4,2%", precisano da Filiera Italia. 

“Per quanto riguarda le prospettive del 2024 molto dipenderà da quando la Bce comincerà a tagliare il costo del denaro e di quanto lo farà” dice l’amministratore delegato di Filiera Italia. “Il mercato si aspetta che cominci a marzo e che proceda con almeno 150 punti di riduzione annuale che riporterebbero il costo del denaro non certo all’innaturale zero degli scorsi anni, ma ad un livello certamente più accettabile dell'attuale” ha aggiunto Scordamaglia. Nessuna indicazione in tal senso è però arrivata da Lagarde che secondo l’amministratore delegato “sembra sempre più navigare a vista”. Un perdurare del costo del denaro così elevato avrebbe effetti molto negativi per l’anno a venire determinando, secondo le analisi di Filiera Italia, almeno tre effetti negativi: un perdurare del crollo del prestito delle banche alle aziende che è stato pari nel 2023 a -6,9%; uno stallo dei consumi interni purtroppo non sufficientemente compensato dall’export in un momento di crisi del commercio globale e, infine, un perdurare del blocco degli investimenti delle imprese con conseguente perdita di competitività presente e futura. “Importante quindi - conclude Scordamaglia - che la Bce smetta di navigare a vista e non sbagli le prossime mosse”.

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EFA News - European Food Agency
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