Callipo di nuovo minacciato dalla ndrangheta
Spari davanti a un magazzino. L'imprenditore non si fa intimidire: "La nostra storia non si ferma"
La denuncia: "Episodio non va ignorato, telecamere da ripristinare"
E' successo sabato sera ma la notizia è trapelata solo successivamente. Pippo Callipo, titolare dell'omonima azienda agroalimentare calabra è stato nuovamente minacciato dalla malavita locale. Due uomini hanno sparato una serie di colpi d'arma da fuoco contro uno dei magazzini di Callipo, situato nell'area industriale di San Pietro Lametino. "Hanno voluto fare una dimostrazione di forza", ha dichiarato Callipo, "sapendo che a sorvegliare sul capannone c’era un vigilantes".
"Non c’è pane per i loro denti, non c’è mai stato", ha aggiunto l'imprenditore. "Queste azioni sono segnali di avvertimento per dire che bisogna raggiungere un accordo con chi comanda nella zona per chiudere un 'patto' sul pagamento del pizzo". La famiglia Callipo è sempre stata in prima linea nella resistenza ai ricatti della ndrangheta. E il suo uomo più in vista non cede: "Io accordi non ne faccio con nessuno. I miei interlocutori privilegiati sono i miei 500 dipendenti. L’unica cosa che mi secca in queste vicende e che devo perdere tempo a denunciare. Per il resto ho una corazza così forte da resistere a colpi più potenti", dice l'industriale calabro.
A margine dell'inquietante episodio, Callipo non manca di denunciare un disservizio: "Se qualcuno avesse ripristinato i moderni sistemi di telecamere di cui è fornita la zona industriale di Lamezia, sabotati da qualche anno, certamente i pistoleri non avrebbero avuto gioco facile. Purtroppo", prosegue il titolare dell'azienda, "l’ente che ha in gestione la videosorveglianza, non ha i fondi per effettuare la manutenzione".
"Noi andiamo avanti - ribadisce l'imprenditore - anche se bisognerà necessariamente affrontare la situazione sulla base delle nuove difficoltà e dei nuovi costi per la sicurezza. Un episodio del genere, comunque, non può certo essere ignorato, anche se ci crea disturbo e comporta una certa preoccupazione".
"Quanto si è verificato - dichiara Callipo - non può comunque fermarci sia per la nostra storia, quella più che cinquantennale mia e, prima di me, di mio padre e di mio nonno, sia per la responsabilità che abbiamo verso le quasi 500 persone che lavorano con noi".
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