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Trattori a Bruxelles/2. Coldiretti c'è

Striscioni e slogan contro le "follie europee" che rischiano di tagliare il 30% dell'agrifood italiano

E' Coldiretti la principale sigla associativa (ma non l'unica) in rappresentanza della protesta degli agricoltori italiani a Bruxelles. Le bandiere gialle di Coldiretti hanno sventolato in mattinata davanti al Parlamento Europeo, dove si tiene il Vertice straordinario dell’Ue alla presenza del premier Giorgia Meloni. E’ la prima volta in piazza insieme per gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea (leggi notizia EFA News) da Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa fino ai giovani della Fja e molti altri.

Su un grande striscione si legge “Stop alle follie dell’Europa” ma gli agricoltori esibiscono anche cartelli con “Basta terreni incolti!”, “Scendete dal pero”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”, “Cibo sintetico, i cittadini europei non sono cavie”, “Mungiamo le mucche non gli allevatori”. “Non è l’Europa che vogliamo” si legge nei documenti di mobilitazione in mano al presidente di Coldiretti Ettore Prandini accanto al tavolo allestito per far vedere le follie dell’Europa a tavola.

E' proprio Coldiretti a evidenziare il rischio per una filiera nazionale che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.

In piazza è stata allestita una mostra sulle “Follie dell’Europa a tavola” per "toccare con mano gli effetti di normative ideologiche e senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare degli italiani, a partire dalla Dieta Mediterranea, e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie, favorendo le importazioni dall’estero, con gli arrivi di cibo straniero che nel 2023 hanno raggiunto lo storico record di 65 miliardi di euro". 

Le "follie europee" denunciate da Coldiretti, che rischiano di tagliare del 30% la produzione di cibo Made in Italy, vanno "dal divieto delle insalate in busta e dei cestini di pomodoro all’arrivo nel piatto degli insetti, dal nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy al via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, dal permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia".

Un punto nevralgico delle richieste di Coldiretti all'Unione Europea riguarda la garanzia del "principio di reciprocità", che dovrebbe sostanziarsi in “un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole”, ha dichiarato Prandini che, comunque, plaude all’annuncio della Commissione Ue sul fatto che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur.

Prandini preme infine per la “cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac) per invertire la rotta rispetto alle follie dell’Ue poiché non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare".

lml - 37910

EFA News - European Food Agency
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