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CLARA MOSCHINI

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Ue, niente accordo sulle tutele ai rider

Francia, Germania, Grecia ed Estonia votano No all'accordo che riguarda 30 milioni di operatori

È saltato l'accordo Ue sulle tutele ai rider dopo il no di quattro paesi: Francia, Germania, Grecia e Estonia. Adesso, con la fine della legislatura europea sale il rischio che il provvedimento finisca in qualche cassetto in attesa d'altri tempi, che i rider si augurano migliori. La settimana scorsa, infatti, non è stata trovata la maggioranza qualificata necessaria da parte dei rappresentanti permanenti dei 27 Paesi membri riuniti per approvare la direttiva che riguarda circa trenta milioni di lavoratori della gig economy. Nella riunione, Francia, Germania, Grecia e Estonia hanno fatto muro, formando la cosiddetta "minoranza di blocco": a favore, invece, a quanto pare, avrebbe votato l’Italia.

L'obiettivo primario della direttiva è quello (era quello, meglio dire) di inquadrare i rider come dipendenti e non come autonomi sulla base di alcune condizioni: dalle divise tutte uguali alla fissazione di orari di lavoro, fino al dato che le performance siano monitorate da un algoritmo. 

Di fatto, l’Ue voleva evitare che chi è soggetto al controllo e alla direzione delle app e degli algoritmi delle grandi piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo fosse considerato un precario e che, nel caso in cui un’azienda rifiuti di qualificare un rider come dipendente, l’onere della prova spetti alla società e non al lavoratore. Il testo prevede, inoltre, che qualsiasi decisione sul licenziamento di un rider non possa dipendere dall’intelligenza artificiale ma vada sottoposta al controllo umano. 

La direttiva sui rider doveva approdare all'Eurocamera tra marzo e aprile per la ratifica finale: mancava, però, l’ok dei 27. Nella riunione del Coreper I, quando la presidenza belga ha chiesto se ci fossero riserve al testo, Spagna e Bulgaria hanno rilevato che avrebbero voluto un testo più ambizioso ma hanno comunque assicurato il loro sì. I rappresentanti di Parigi, Berlino, Atene e Tallin, invece, hanno annunciato che si sarebbero astenuti rendendo impossibile la maggioranza qualificata. 

La stessa cosa era già accaduta nella riunione del 22 dicembre 2023, quando lo stop arrivato dai 27 aveva costretto le istituzioni comunitarie a un supplemento di negoziato, che si era poi concluso positivamente: ma ora il tempo per un nuovo trilogo, cioè di nuovi negoziati inter-istituzionali, diventa minimo. 

Fc - 38359

EFA News - European Food Agency
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