La Francia bandisce il termine bistecca per la carne vegetale
Divieti anche per l'uso di termini come "salsiccia" e "pancetta"
Una volta tanto la Francia si accoda all'Italia come non accadeva dai tempi delle vittorie al Tour di Coppi e Bartali. Il governo Macron, infatti, ha deciso di bandire i termini "bistecca", "salsiccia" e "pancetta" se si tratta di carne a base vegetale. A imporlo è un nuovo decreto pubblicato ieri dal governo, secondo cui nel Paese transalpino le denominazioni "carne" saranno utilizzate solo per i prodotti a base di carne, appunto. L'idea, come sappiamo, è già venuta al legislatore italiano che a dicembre non solo ha vietato il meat sounding, ma ha anche vietato la produzione della carne Frankenstein (leggi EFA News). Un passo che la Francia invece non ha ancora intrapreso, ma sul quale sembra stia facendo qualcosa in più di un pensierino, visto che a dicembre scorso è stata depositata la proposta di legge per "vietare la produzione, la lavorazione e la commercializzazione di carni sintetiche in tutto il territorio nazionale" (leggi EFA News).
Tornando al nuovo decreto sul divieto di "meat sounding" transalpino, esso scatterà fra tre mesi: secondo il nuovo decreto la bistecca vegana, la pancetta senza carne e la saucisse a base vegetale sono fuori dal menu consentito. Gli esercenti che non si adegueranno potranno essere multati fino a 7.500 Euro.
Per non lasciare adito a dubbi, il legislatore ha definito esattamente che la parole "carne" deve essere vietata quando si descrivono, commercializzano e promuovono prodotti a base vegetale: e l'elenco è lungo. L'elenco dei termini ora vietati ai produttori di alternative di carne a base vegetale è ampio: include filetto, falso filetto (costata, controfiletto), rumsteck (fesa), entrecôte (costata), onglet (schiena), bifteck (bistecca), flanchet (fianchetto), bistecca, scaloppa (cotoletta) e jambon (prosciutto).Il divieto si estende al di là delle sole piante. Ovvero, non si applica solo ai prodotti a base vegetale: sono coinvolti anche organismi appartenenti ad altri regni, come quello dei funghi. Anche i produttori di prodotti a base di micoproteine, quindi, dovranno adeguarsi.
Il decreto consente ai prodotti a base di carne contenenti proteine vegetali di essere commercializzati come carne, ma solo se il contenuto vegetale costituisce una percentuale specifica. Per quanto riguarda il bacon, per esempio, è consentito un contenuto di proteine vegetali fino allo 0,5%, nel "filet mignon cotto" è consentito un contenuto di proteine vegetali dell'1% e nella salsiccia chorizo il contenuto di proteine vegetali può costituire l'1,5% del prodotto finito.
La nuova legge è stata approvata per evitare di ingannare i consumatori: fa seguito alla decisione del governo di vietare l'uso della terminologia tradizionalmente "carnea" per le alternative a base vegetale già nel 2020. Il decreto è stato pubblicato a metà del 2020, ma è stato rapidamente messo in pausa dal Conseil d'État, il Consiglio di Stato francese, in seguito a una richiesta dell'associazione Protéines France, focalizzata sulle proteine vegetali e alternative. L'associazione sosteneva che l'industria dei prodotti vegetali non avrebbe avuto tempo sufficiente per apportare modifiche adeguate al marchio e al marketing entro la scadenza proposta del 1° ottobre 2022.
Il divieto non si applica ai prodotti fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro o in un Paese terzo. Non si sono fatte attendere le reazioni da parte degli operatori francesi che temono che la nuova legge possa compromettere le prospettive di vendita di fronte ai produttori stranieri. Secondo Umiami, startup francese che produce pollo a base vegetale, tali normative hanno un impatto "serio" sullo sviluppo economico del settore e sugli sforzi per promuovere una dieta più vegetale: secondo la start-up il decreto è "totalmente incoerente" con le ambizioni nazionali in termini di reindustrializzazione e lotta al cambiamento climatico.
Il cofondatore di HappyVore, Cedric Meston, ha pubblicato sui social media un post ironico sul futuro del marchio dei suoi "chipos" (alternative alla salsiccia chipolata) una volta che la nuova legge sarà applicata. HappyVore, soprattutto, teme che la legge venga applicata solo agli operatori locali: secondo Meston, la legge avvantaggia le multinazionali ma penalizza i piccoli operatori che hanno contribuito a sviluppare il mercato sul territorio nazionale. "Purtroppo -ha scritto Meston sui social- il settore degli impianti è stato escluso dalle discussioni sul decreto e non è stato quindi in grado di proporre soluzioni alternative che non penalizzassero i produttori francesi.
La Francia non è l'unico Paese che negli ultimi tempi ha pensato di vietare la terminologia "carne" per i prodotti a base vegetale: anche il Sudafrica ha vietato l'uso di denominazioni "carne" sui prodotti vegani, così come l'Italia a novembre scorso. Nel 2020 è stato proposto un divieto a livello europeo, ma il Parlamento europeo ha posto il veto. Almeno per ora...
EFA News - European Food Agency