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Dop-Igp: il 96% degli italiani sa distinguere un prodotto a denominazione

Ma secondo Luiss Business School e Amazon, solo il 27% degli italiani ne riconosce la maggior qualità

I prodotti Dop e Igp coprono un consumo sempre più di massa, realizzando un volume d'affari di circa 20 milioni di euro, metà dei quali realizzati all'estero. Gli italiani sono generalmente in grado di riconoscere un marchio a denominazione rispetto a un marchio che non lo è, tuttavia il reale valore aggiunto di questi prodotti è ancora poco noto al grande pubblico. E' quanto emerge da un'indagine effettuata dalla Luiss Business School e da Amazon.

"Oltre il 96% degli italiani", spiegano alla Luiss Business School, "sa riconoscere un marchio Dop e Igp ma la percentuale scende al 55% se ci si riferisce ai consumatori consapevoli che il carattere distintivo di un prodotto agroalimentare Dop e Igp sia nel legame con un luogo geografico, con uno specifico territorio. Ma soprattutto dai dati emerge che solo il 27% dei consumatori è convinto che la vera valenza di una produzione di qualità certificata a marchio Ue sia di maggiore qualità rispetto alla media e quindi è disposto a riconoscerne il posizionamento su fasce di prezzo più alte rispetto ad altri generi alimentari".

L’85% degli intervistati vorrebbe aumentare controlli e sanzioni, mentre un 84,5% di loro ritiene importante migliorare la consapevolezza dei consumatori e l’81,5% ritiene importante rafforzare la collaborazione tra produttori e distributori. Più di un quarto degli intervistati ritiene che un prodotto a marchio UE abbia un valore superiore del 15% a quello degli altri alimentari; il 7,4% è pronto a riconoscere un prezzo superiore anche del 20%. Inoltre, il 35% degli intervistati ritiene che il differenziale di valore economico debba essere compreso tra il 6% e il 10%.

Quasi il 14% degli intervistati è disponibile a pagare per i Dop-Igp un prezzo superiore al 15%, mentre circa il 30% non più del 5%. Parlando di contrasto alla contraffazione, i soggetti considerati più rilevanti sono ritenuti i produttori e i consorzi di tutela (indicati dal 34% degli intervistati), le forse dell’ordine e la grande distribuzione (indicati ognuno dal 26%) e infine le associazioni di consumatori con il 23%.

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EFA News - European Food Agency
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