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L'Argentina dice si all'import agroalimentare, ma i produttori protestano

Il ministro dell'Economia "stimola la concorrenza": l'industria locale non accetta i cambiamenti

Tensione in Argentina dopo che il governo ha deciso di facilitare le importazioni di prodotti alimentari. Una misura attivata per cercare di ridurre l'inflazione sui prodotti di base ma che viene fortemente osteggiata dai principali produttori argentini. Secondo le statistiche ufficiali dell'Indec, a febbraio, il tasso mensile di inflazione generale nel Paese sudamericano si è attestato al 13,2%, contribuendo a un aumento del 276,2% su 12 mesi: i prezzi degli alimenti sono aumentati in media dell'11,9% a febbraio e sono cresciuti del 303% in un anno.

Il ministro dell'Economia Luis Caputo ha dichiarato che le aziende alimentari hanno applicato prezzi eccessivi e non li hanno abbassati. E anche se l'inflazione risulta in calo da dicembre, secondo il ministro i produttori hanno sempre utilizzato le promozioni "due per uno" e gli sconti speciali nei supermercati per scaricare le scorte senza abbassare i prezzi. Per contrastare questo andazzo, il ministro Caputo ha avvertito le imprese che avrebbe stimolato la concorrenza in Argentina facilitando le importazioni di alimenti di base, chiedendo anche ai supermercati di mostrare i prezzi più bassi in unità invece di applicare sconti.

Dopo queste osservazioni, la Banca Centrale Argentina ha pubblicato la Comunicazione 7.980, rendendo ufficiale l'elenco delle importazioni coperte dalla nuova normativa. L'elenco comprende: prodotti a base di carne, latticini, pesce in scatola, verdure fresche e cereali per la prima colazione, oltre a pasta, biscotti, tè, caffè e birra.

Con le nuove misure del governo argentino, gli importatori di prodotti alimentari riceveranno dalla Banca Centrale la valuta estera per pagare le spedizioni in un'unica soluzione ed entro un massimo di 30 giorni: gli altri importatori argentini, invece, potranno accedere alla valuta estera in quattro pagamenti e fino a 120 giorni dopo la registrazione della richiesta. Inoltre, non dovranno pagare l'imposta sul valore aggiunto e altri dazi per gli articoli importati.

Nel Paese sudamericano, però, si stanno moltiplicando le critiche a questo nuovo sistema. L'associazione rurale Federación Agraria si oppone alla misura, affermando che essa attacca gli effetti dell'inflazione piuttosto che le cause. "Non risolve la distorsione dei prezzi tra il valore pagato ai produttori e quello pagato dai consumatori nei negozi -sottolinea un comunicato dell'organizzazione-. Questa misura danneggia direttamente il piccolo produttore e lo lascia senza incentivi a produrre, in un'economia che presenta ritardi nei tassi di cambio, mancanza di competitività internazionale, alta inflazione nelle forniture, nel carburante e nei noli, lasciando condizioni peggiori per produrre".

La più grande camera industriale argentina, la Uia, l'Union industrial Argentina, sostiene che la misura porta a una disparità di trattamento sulla questione dell'accesso alla valuta estera per pagare le importazioni e le forniture. 

Copal, Coordinadora de las Industrias de Productos Alimenticios, la più grande camera dei produttori alimentari, ha confermato a sua volta di aver incontrato il Segretario al Commercio Pablo Lavigne e i funzionari del ministero dell'Economia per discutere i cambiamenti. Copal rappresenta 34 camere e 2.200 tra le maggiori aziende alimentari e di bevande in Argentina: finora ha sostenuto pubblicamente la nuova amministrazione del Paese, insediatasi a dicembre, sostenendo politiche come l'alleggerimento del carico fiscale sul settore privato e la riforma del lavoro.

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EFA News - European Food Agency
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