A partire dal 2025, le produzioni agroalimentari europee rischiano un ulteriore duro colpo. E' il prossimo anno, infatti, che entrerà in vigore la normativa europea sul "deflusso ecologico", in forza del quale le autorità dei bacini dovranno determinare il volume massimo di acqua da prelevare dai fiumi in modo che, grazie a una maggior diluizione, la qualità dell’acqua sia migliore. Una soluzione al diminuito prelievo fluviale potrebbe essere l'implementazione dei depuratori ma, nell'immediato, il contraccolpo per le attività rurali sarebbe notevole.

A lanciare l'allarme è la sezione piemontese dell’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni (Anbi), il cui direttore Mario Fossati spiega: "L’acqua dei fiumi viene utilizzata dall’industria, dall’agricoltura e dagli acquedotti, ma non c’è scritto da nessuna parte quanta ne deve rimanere nel fiume. Ora invece, in virtù della direttiva quadro, ne dovrà rimanere una quantità determinata", proprio perché quanta più acqua permane nell'alveo del fiume, tanto più si diluiscono le eventuali sostanze inquinanti. "Al momento", prosegue Fossati, "le formule sono state stabilite osservando le serie storiche delle portate dei fiumi, e su questa base statistica si è fissata la percentuale minima sulla quota media".

"Nel 2022", dice ancora Fossati, "dovemmo ricorrere alle deroghe, per prelevare più acqua dai fiumi e salvare l’agricoltura dall’assenza di piogge. Con i nuovi coefficienti del deflusso ecologico sarà a rischio il 90% della produzione italiana di riso, che si concentra tra il Vercellese, il Novarese, il Biellese e la Lomellina. Ma a soffrire", conclude il direttore dell'Anbi piemontese, "saranno anche i filari di frutta e le stesse aree non coltivate di interesse naturalistico e turistico".