Aviaria: anche i bovini a rischio?
Uno studio della rivista Nature sospetta un rischio di diffusione alle altre specie, uomo compreso
Quanto è pericolosa l'influenza aviaria tra i bovini? Sebbene, per la maggior parte delle mucche, il virus H5N1 non sia letale, né pericoloso, non c'è alcuna prova che esso non possa trasmettersi all'uomo e ad altre specie viventi. Essendo spesso asintomatico, non è escluso che il virus possa diffondersi in modo subdolo. Ad affermarlo è un articolo della rivista scientifica Nature, che paventa il rischio di uno scambio di materiale genetico mutato, in grado di generare un ceppo pericoloso per gli esseri umani.
"Alla fine si arriva inevitabilmente alla combinazione sbagliata di segmenti genetici e mutazioni", afferma Michael Worobey, biologo evoluzionista dell'Università dell'Arizona a Tucson. "Qualsiasi opportunità avessimo avuto per stroncare il problema sul nascere, l'abbiamo persa a causa di un rilevamento molto lento."
Il primo rilevamento del virus H5N1 tra i bovini si è riscontrato per la prima volta negli Usa il 25 marzo 2024. Da allora, in circa un mese e mezzo, sono stati rilevati casi di positività in 36 mandrie in 9 Stati. Falso allarme, invece, per quanto riguarda il latte bovino, sempre risultato non contaminato dal virus.
I dati genomici stanno iniziando a far luce sulle origini dell’epidemia bovina. In un preprint del 1° maggio pubblicato su bioRxiv, gli scienziati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno analizzato più di 200 genomi virali prelevati da mucche e hanno scoperto che il virus è passato dagli uccelli selvatici ai bovini alla fine del 2023. Questo risultato corrobora i risultati di Worobey e altri in uno studio analisi pubblicata sul forum di discussione virological.org il 3 maggio.
Poiché le mucche infettate dal virus H5N1 generalmente non muoiono di influenza, esse sono "efficaci vasi di miscelazione" in cui i virus possono scambiare materiale genetico con altri virus, afferma Angela Rasmussen, virologa dell'Università del Saskatchewan a Saskatoon (Canada).“Se c’è un virus che si sposta avanti e indietro tra mucche, esseri umani e uccelli, quel virus eserciterà pressioni selettive per crescere in modo efficiente in tutte quelle specie”, afferma la studiosa, secondo la quale, maggiore è il numero di animali infetti, maggiori sono le possibilità che il virus acquisisca mutazioni utili, come la capacità di crescere nel tratto respiratorio superiore, rendendosi più trasmissibile tra le persone.
Le mucche potrebbero essere uno dei peggiori serbatoi possibili di influenza a causa del loro numero e del grado in cui gli esseri umani interagiscono con loro, sostiene Worobey. L’abbattimento del pollame ha frenato precedenti epidemie di influenza aviaria, ma, secondo Rasmussen, non si tratta di un’opzione praticabile per il bestiame. I bovini, infatti, comportano costi notevoli e, per quanto è noto, non muoiono facilmente di aviaria.
L'H5N1 potrebbe persino diventare endemico nelle mucche, afferma Gregory Gray, epidemiologo di malattie infettive presso la University of Texas Medical Branch di Galveston. Altri ceppi legati all'H5N1 sono già endemici nei polli e nei maiali in alcune parti del mondo.
Qual è, tuttavia, il principale vettore dell'infezione tra i bovini? Secondo alcuni studiosi, la responsabilità potrebbe essere attribuita alle feci degli uccelli che vanno a depositarsi nelle mangiatoie e negli abbeveratoi. Non è da escludersi, comunque, che anche le attrezzature zootecniche come le mungitrici possano veicolare la patologia. In ogni caso, finché non si ricaveranno informazioni più precise sulla trasmissione del virus, per gli allevatori non si prospettano tempi tranquilli.
EFA News - European Food Agency