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Stati Uniti. Avanzano i divieti sulla carne artificiale

Florida e Alabama hanno detto no, Arizona, Tennessee e Texas sono pronti

L'Italia non è sola nella battaglia intrapresa contro la carne artificiale di laboratorio. Anche gli Stati Uniti iniziano a vietarla, visto che nelle ultime settimane la Florida, prima, (vedi articolo EFA News) e l'Alabama, poi, hanno approvato leggi che vietano la produzione e la vendita dell'alimento. In Alabama, il governatore Kay Ivey ha firmato il decreto il 7 maggio scorso: la legge rende illegale la produzione, la vendita e la distribuzione di dell'alimento e in caso di violazione prevede fino a tre mesi di carcere, la revoca della licenza nel caso si tratti di uno stabilimento alimentare e una multa di 500 dollari. E non è tutto, perché in coda, tra gli Stati che si dicono pronti a schierarsi dalla parte del no alla carne finta con una legge ci sono Arizona, Tennessee e Texas. 

Ebbene, questa presa di posizione sta scombussolando i piani degli investitori nel business. Sì perché, con l'approvazione delle ultime due misure, quelle di Florida e Alabama, sono circa 28 milioni i consumatori americani che vivono in Stati che hanno vietato la carne coltivata: 23 milioni in Florida e 6 milioni circa in Alabama. Se poi, anche gli altri tre Stati citati si decidessero a varare la legge contro la carne Frankenstein arriveremmo a oltre 75 milioni di consumatori che non consumano, visto che l'Arizona conta oltre 7 milioni di abitanti, il Tennessee altri 7 milioni e il Texas oltre 30 milioni di possibili acquirenti.

Preoccupati ovviamente animalisti e ambientalisti. "Con queste leggi poco lungimiranti, i politici dell'Alabama e della Florida stanno calpestando la libertà di scelta dei consumatori e criminalizzano l'innovazione agricola -sottolinea Pepin Andrew Tuma, direttore legislativo del Good Food Institute, organizzazione no-profit che lavora nel campo delle alternative alle proteine animali-. In un periodo in cui gli agricoltori e i produttori americani devono affrontare una forte concorrenza a livello mondiale, gli stati possono sostenere nuove iniziative che creano migliaia di posti di lavoro ben retribuiti, oppure continuare a fare giochini politici e controllare quello che mangiano le persone. Quando avranno finito con queste distrazioni e con i teatrini della politica, speriamo che si ricordino di principi fondamentali come il libero mercato e la libertà di parola".

Si oppongono ovviamente con forza ai divieti anche le aziende produttrici di carne coltivata. "La legge della Florida ha sempre avuto un unico scopo: aiutare un'industria, quelle delle grandi aziende agricole, a evitare la responsabilità e la concorrenza -spiega Carrie Kabat di Eat Just, una delle due aziende statunitensi autorizzate a vendere carne coltivata nel paese-. Oggi, queste multinazionali e i loro lobbisti hanno vinto. Anche la Cina starà festeggiando, perché è sempre più vicina a superare la leadership della nostra nazione in questo settore emergente".

"La legge che vieta la carne coltivata è una mossa sconsiderata che ignora gli esperti di sicurezza alimentare e la scienza, soffoca la libertà di scelta dei consumatori e ostacola l'innovazione americana", aggiunge Sean Edgett, responsabile legale dell'l'altra azienda americana che può vendere carne coltivata, Upside Foods. L'azienda ha anche lanciato una petizione in risposta alla misura approvata in Florida, incoraggiando i cittadini a "dire ai politici che non possono controllare ciò che mangiano e a sostenere l'innovazione alimentare".

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EFA News - European Food Agency
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