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Saline e agricoltura, Sardegna area a vocazione produttiva

Stamane ad Assemini (Cagliari) presentato il progetto di valorizzazione nazionale della salicoltura

È stato presentato questa mattina, nelle Antiche officine della Salina Conti Vecchi di Macchiareddu ad Assemini, in provincia di Cagliari, il progetto di valorizzazione nazionale della salicoltura “L’agricoltura coltiva il sale”, elaborato da Confagricoltura e Saline marine italiane. A fare gli onori di casa il presidente di Confagricoltura Sardegna e neoeletto in Giunta nazionale, Paolo Mele, che ha accolto il direttore generale dell’organizzazione di categoria, Annamaria Barrile e la presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Alessandra Todde.

La relazione introduttiva è stata curata dal capo progetto, Ciro Zeno, a cui sono seguiti l’amministratore delegato di Conti Vecchi S.p.a., Enrico Morgante e il presidente di Atisale S.p.a.-Salina Sant’Antioco, Bruno Franceschini. La tappa di presentazione odierna del progetto arriva dopo altri due appuntamenti tenuti in Sicilia (vedi articolo EFA News) e Puglia (vedi articolo EFA News), le realtà territoriali tradizionalmente più importanti della salicoltura nazionale insieme a Sardegna ed Emilia-Romagna. 

Le saline in Italia

Le aree coltivate in tutta Italia dalle saline marine sono quasi 10 mila ettari, con una produzione media annua di circa 1,2 milioni di tonnellate sui circa 4,2 della quota raggiunta tra sale marino, salgemma (il minerale estratto dalla terra) e salamoia. La produzione di sale marino nazionale si attesta su un giro d’affari di poco superiore ai 60 milioni di Euro annui.

“Le saline di mare costituiscono anche un forte richiamo turistico -spiega Annamaria Barrile, dg di Confagricoltura-. Avvicinando la salicotura marina all’attività agricola si avrebbe una sinergia tra i due comparti che sicuramente porterebbe ad una valorizzazione turistica, aumentando il legame tra territorio e prodotti agroalimentari, a favore dell’economia del Paese”. 

“Su questa linea -aggiunge Barrile- Confagricoltura ha recentemente istituito il ‘Gruppo di lavoro Mare’ proprio partendo dalla volontà di voler coinvolgere maggiormente i rappresentanti della salicoltura marina e considerando che la blue economy è un comparto sul quale da diversi anni l’Europa e l’Italia stanno prestando molta attenzione. L’Italia, infatti, si colloca al terzo posto per contributo alla formazione del valore aggiunto del settore in ambito europeo”.

Le saline sarde: 

  • Atisale S.p.a. con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), la più grande d’Europa con 4.500 ettari in produzione, e quelle di Sant’Antioco, si configura come il maggior produttore di sale marino italiano;
  • la Salina di Sant’Antioco, che fin dall’epoca punica e fenicia ha rappresentato una risorsa economica importante, è oggi la principale e più significativa attività produttiva di sale marino dell’Isola, con una estensione di circa 1500ettari e una produzione annua di 180mila tonnellate destinate in buona parte all’uso industriale;
  • la Salina Ing. Luigi Conti Vecchi, nella laguna di Santa Gilla a Cagliari, ha quasi 2800ettari di estensione. Il sito è affidato dal 2017 al FAI (Fondo Ambientale Italiano) che vi opera in un’ottica di valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale.

“Alcune aree del sud Sardegna rappresentano ancora oggi, dopo secoli di lunga tradizione, le realtà a maggior vocazione produttiva d’Italia -sottolinea il presidente di Confagricoltura Sardegna Paolo Mele-. Ecco perché il progetto di valorizzazione che stiamo portando avanti sul piano nazionale punta, in un futuro non troppo lontano, a inserire questo tipo di comparto all’interno delle attività agricole. Si tratta di un traguardo ambizioso, ma non impossibile da raggiungere. Con il supporto anche della politica locale e quindi della Regione Sardegna siamo certi che in tempi rapidi si possano dare risposte a un settore dove ancora tanto si può fare in termini di sviluppo e di creazione di nuova occupazione”.

Il progetto

Il progetto è nato il 27 settembre 2023, a Roma, quando è stato creato il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato la loro collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino >(vedi articolo EFA News). 

Il primo obiettivo del progetto è dimostrare che la coltivazione del sale marino è assimilata all’attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. L’obiettivo finale è quello di definire una legge che fissi i criteri normativi per assimilare la salicoltura marina con l’attività agricola. 

Tra i firmatari del progetto, oltre a Confagricoltura, ci sono le società di gestione delle Saline di mare italiane Atisale Spa (Puglia e Sardegna); Sosalt Spa e Isola Longa in Sicilia; Saline Ing. Luigi Conti Vecchi in Sardegna; Parco della Salina di Cervia in Emilia-Romagna. Come sostenitori partecipano inoltre le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa e Isola di Calcara. Dal 2019, la Francia ha inserito la salicoltura nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima. 

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EFA News - European Food Agency
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