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Federvini: fatturato da 21,5 mln euro, 2300 imprese, oltre 81mila occupati

Assemblea generale affronta le sfide delle tensioni geopolitiche e dell'internazionalizzazione

Come tutelare le filiere nazionali di vini, spiriti e aceti in un contesto globale complesso e alla vigilia delle prossime elezioni europee e della corsa per la Casa Bianca? E come difendere e promuovere la cultura della moderazione, valore centenario della dieta mediterranea? Sono questi i temi al centro dell’Assemblea Generale Federvini, la Federazione Italiana dei Produttori, Esportatori e Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti e Affini, svoltasi oggi a Roma alla presenza di numerose istituzioni e del gotha degli imprenditori italiani di un comparto che vale 21,5 miliardi di euro di fatturato, 2.300 imprese, oltre 81.000 occupati e circa il 20% dell’export del Food & Beverage italiano.

“Stiamo attraversando un anno denso di novità e cambiamenti, primi fra tutti le ormai imminenti elezioni europee e, in autunno, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti", ha dichiarato la presidente di Federvini Micaela Pallini. "Nel frattempo, tensioni geopolitiche, commerciali ed economiche rischiano di impattare sulle attività di filiere fondamentali per l’agroalimentare italiano. Molto stanno facendo le nostre imprese per mantenere salda la propria capacità produttiva, penso ad esempio agli investimenti nell’internazionalizzazione, nella ricerca e per la sostenibilità. Non c’è dubbio però che per affrontare la dimensione delle sfide internazionali c’è bisogno di regole certe capaci di assicurare una competizione chiara e libera sui mercati, che non cedano a tendenze neo proibizioniste e che superino la logica ritorsiva dei dazi che nel recente passato ci hanno ingiustamente penalizzato”.

Al centro del dibattito, quindi, le implicazioni della crisi russo-ucraina, le prospettive del conflitto in Medio Oriente, i timori di nuovi dazi commerciali applicati a titolo ritorsivo. Uno scenario critico per filiere, come quelle rappresentate da Federvini, che vedono nell’export la principale leva di crescita e di creazione del valore.

Per questo, il raggiungimento di accordi commerciali di libero scambio con nuovi partner, sulla scorta dell’esperienza positiva del Ceta definito con il Canada (per i vini italiani tasso di crescita del +7,6% nel periodo 2018-2022 rispetto al +3,7% del 2013-2017, mentre il comparto degli aperitivi, amari, liquori e distillati made in Italy balza al +13,1% rispetto al +2,9% del periodo precedente), resta una prospettiva fondamentale per sostenere il libero scambio e le produzioni di qualità come quelle in cui l’Italia è leader riconosciuta.

Tale prospettiva si traduce in un appello del sistema Federvini all’attuale presidenza italiana del G7 affinché si faccia interprete dell’esigenza di impedire che controversie commerciali originate in altri comparti possano avere ricadute sulle produzioni agroalimentari.

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EFA News - European Food Agency
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