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Il pil del Sud Italia cresce dell'1,3% ma l'agricoltura patisce ovunque

Svimez, valore aggiunto agricolo: in Emilia -10%, in Puglia -8,7%

Nel 2023 il Sud Italia cresce più del Nord mentre è in stagnazione il Centro. È questo, in poche parole, il quadro della situazione del pil dell’Italia tracciato da Svimez in rialzo del +0,9% nel 2023, in decelerazione rispetto al +4% del 2022, ma comunque al di sopra della media dell’Ue che è di un +0,4%. La dinamica del prodotto è stata eterogenea tra macro-aree e regioni italiane, secondo Svimez: la crescita del pil delle regioni meridionali è stata superiore a quella delle altre macro-aree con un +1,3% contro +1% del Nord-Ovest, +0.9% del Nord-Est e +0,4% del Centro.

Il Sud non cresceva più del resto del Paese dal 2015, quando aveva registrato un +1,4% contro il +0,6% del Centro-Nord. Altrettanto favorevole al Sud si è mostrata la dinamica occupazionale: gli occupati nel Mezzogiorno sono aumentati del +2,6% su base annua, più che nelle altre macroaree e a fronte di una media nazionale del +1,8%. 

La crescita più accentuata del pil meridionale è stata sostenuta soprattutto dalle costruzioni (+4,5%, quasi un punto percentuale in più della media del Centro-Nord), a fronte di una più contenuta contrazione del comparto industriale (-0,5%) e di una crescita dei servizi dell’1,8%: dinamica debole, invece, nelle regioni del Centro (+0,4%), meno della metà della media nazionale. 

"I fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno hanno penalizzato l’agricoltura", sottolinea Svimez. Il valore aggiunto del comparto è diminuito in tutte le ripartizioni del Paese, con l’eccezione del Nord-Ovest che ha registrato un +6,4% dopo la forte flessione del 2022: nel resto d'Italia, invece, l'agricoltura ha perso il 6,1% nel Centro, il 5,1% nel Nord-Est, il 3,2% nel Mezzogiorno. 

"Il risultato delle due macroaree -aggiunge Svimez- è anche dovuto al diverso contributo della domanda estera". Al Centro-Nord, lo stallo dell’export (-0,1% sul 2022) ha privato le economie locali di un tradizionale traino nelle fasi di ripesa ciclica: al Sud, viceversa, l’incremento delle esportazioni di merci, al netto della componente energetica, si è portato al +14,2%, con +16,7% dei beni strumentali e +26,1% dei beni non durevoli.

"La congiuntura del 2023 si colloca nella fase di ripresa post-covid iniziata nel 2021 che ha visto il Mezzogiorno partecipare attivamente alla crescita nazionale, collocandosi stabilmente al di sopra della crescita media dell’Ue (+0,4% nel 2023)", sottolinea Svimez. Il dato di crescita cumulata del pil 2019-2023 del +3,7% nel Mezzogiorno ha superato l’analogo dato del Nord-Ovest (+3,4%) e, soprattutto, quello delle regioni centrali (+1,7%). 

Opere pubbliche e terziario

Sulla crescita del pil del Mezzogiorno ha inciso in maniera rilevante l’avanzamento degli investimenti pubblici cresciuti, nel 2023, del 16,8% al Sud, contro il +7,2% del Centro-Nord: nel complesso delle regioni meridionali gli investimenti in opere pubbliche sono cresciuti da 8,7 a 13 miliardi di Euro tra il 2022 e il 2023 (+50,1% contro il +37,6% nel Centro-Nord). Viceversa, la spesa pubblica per incentivi alle imprese è cresciuta del 16% al Sud, dieci punti percentuali in meno rispetto al Centro-Nord (+26,4%). Anche il terziario ha contribuito in maniera significativa alla crescita del pil meridionale: +1,8% di incremento del valore aggiunto. Sul dato del Sud, secondo Svimez, hanno inciso due fattori: in primo luogo, "la crescita relativamente più sostenuta di alcune attività strettamente connesse all’espansione del ciclo economico quali trasporto e comunicazioni". 

Inoltre, secondo fattore di crescita del terziario, "nel 2023 la crescita delle presenze turistiche è risultata di circa un punto percentuale maggiore nell’area centro-settentrionale (+8,5% nel Sud, + 9,7% nel Centro-Nord), ma nel Mezzogiorno si è mostrata più accentuata la crescita degli arrivi dell’estero, ai quali sono associati livelli di spesa turistica significativamente più elevati".

Le regioni italiane nel 2023

Nelle regioni del Centro-Nord, si segnala la crescita di Piemonte (+1,2%), trainata dall’andamento relativamente favorevole dell’industria in senso stretto (+1,7%) e dei servizi (+1,3%), e quella del Veneto (+1,6%) dove sono in crescita le costruzioni (+4,7%) e i servizi (+2,3%), trainati dal buon andamento del turismo (la regione ospita quasi il 16% delle presente turistiche nazionali). 

Una “export-economy” del Paese, come l’Emilia-Romagna, ha subìto la frenata del commercio estero e più in generale il rallentamento dell’economia tedesca, in stagnazione nel 2023. Da segnalare anche, in Emilia-Romagna, il calo di oltre il 10% del valore aggiunto agricolo.

Tre regioni italiane registrano nel 2023 un dato negativo di andamento del pil: Toscana (-0,4%), con un calo dell’industria (-3,2%), Marche e Friuli-Venezia Giulia (-0,2%) dove va segnalato l’andamento negativo dell’attività industriale (-1,5% nelle Marche e -1,9% in Friuli) non compensato dalla crescita del terziario. 

Positiva la dinamica del pil in tutte le regioni meridionali, anche se in presenza di marcati differenziali di crescita. Emerge in particolare la variazione positiva del pil siciliano (+2,2%) dove hanno influito dinamiche "più favorevoli che nel resto del Mezzogiorno" delle opere pubbliche (+60,4%) e più in generale degli investimenti pubblici (+26%); anche l’industria è cresciuta significativamente (+3,4%), arrestando una tendenza di medio periodo alla deindustrializzazione.

Piuttosto omogenea e sostenuta è stata la crescita del PIL in Abruzzo, Molise (+1,4%), Campania (1,3%) e Calabria (1,2%), con alcune differenze di carattere settoriale. In Abruzzo la crescita ha riguardato anche il settore industriale (+2%) che invece ha registrato una riduzione in Campania (-0,7%). Va segnalato, però, che la Campania risulta la regione italiana con la maggiore crescita delle esportazioni nel 2023 (+29%). 

In Calabria l’incremento di valore aggiunto delle costruzioni (+7,4%) ha sostenuto la crescita regionale insieme al terziario (+1,7%), nonostante il calo del settore industriale (-4,8%). Più bassa la crescita in Basilicata (+0,9%) e Puglia (+0,7%). La Basilicata ha risentito di un calo dell’industria (-2,7%) più intenso di quello osservato per la media delle regioni del Mezzogiorno mentre la congiuntura dell’economia pugliese è stata segnata dalla forte caduta del valore aggiunto agricolo (-8,7%), che ha sottratto oltre tre decimi di punto percentuale alla crescita del pil nel 2023. 

La crescita della Sardegna (+1%), infine, è stata stimolata dal settore delle costruzioni e soprattutto, data la sua diffusione e il maggior contenuto di valore aggiunto rispetto ad altre realtà meridionali, dai servizi (+1,9%). Molto negativo è risultato il dato dell’industria: -6,2% nel 2023.

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