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Più cibo, meno "food": per dire no agli integralismi alimentari

Un saggio cerca di riportare i grandi temi del dibattito alla responsabilità civile del buon senso

Tra modernità e tradizione, tra biodinamico spinto e agricoltura intensiva, tra cucina ipercreativa e recupero ossessivo delle tradizioni fermentative, tra vino naturale e convenzionale, tra vegani a tutti i costi che mangiano quinoa prodotta disboscando foreste e carnivori che si nutrono solo di chianina, a tavola le fazioni si scontrano e la verità si allontana sempre di più. Anche il partigiano più etico, infatti, proverà a tutti i costi a persuaderci della bontà delle sue tesi e si opporrà strenuamente a quelle propugnate dall’opposta “curva” gastronomica, climatica, enologica.

Con il saggio sull’enogastronomia "Il senso buono" (Linkiesta Books), Anna Prandoni cerca di riportare i grandi temi del dibattito alla responsabilità civile del buon senso. Per restituire un senso buono agli altri cinque che ci permettono di gustare cibi e vini sempre migliori. Giornalista e scrittrice, Prandoni è stata responsabile dei corsi gourmet e digital advisor per l’Accademia Gualtiero Marchesi, direttore responsabile de "Il panino italiano" e advisory board member dell’omonima Accademia.

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EFA News - European Food Agency
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