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Fao: "Cucina italiana è la migliore del mondo"

Il direttore Tiensin al convegno Brazzale: "Necessario consumare proteine animali, quelle vegetali non bastano"

Secondo gli esperti intervenuti a Thiene (VI), il futuro è nella vacca "carbon neutral" e nell'"intensificazione sostenibile", in risposta al cambiamento climatico

“La verità ci rende onnivori?” È con questa provocazione di Roberto Brazzale , presidente delm'omonimo gruppo lattiero-caseario, che si è aperto a Thiene il convegno "La Nuova Era di latte e derivati", svoltosi a Thiene (Vicenza) il 20 e 21 giugno scorsi. Un incontro con scienziati e ricercatori di altissimo profilo per fare il punto su una esigenza precisa: rafforzare la conoscenza sugli aspetti nutrizionali di latte e derivati, osservando questi prodotti attraverso gli occhi e gli strumenti degli studiosi.

Dal convegno sono emersi con forza alcuni punti fermi su due argomenti cruciali: nutrizione e sostenibilità. Sul fronte ambientale, è concorde il giudizio degli esperti intervenuti a Thiene: La vacca è “carbon neutral” e realizza un’attività circolare perché emette il carbonio e i suoi composti che ha catturato dall’atmosfera. I prodotti lattiero caseari, considerando anche la loro densità nutrizionale, sono i più efficienti dal punto di vista ambientale. Anche sul piano nutrizionale, infatti, non sono sostituibili, come ha spiegato chiaramente, proprio all’inizio dell’incontro, Thanawat Tiensin, direttore della Divisione Produzione e Salute Animale (Nsa) della Fao: “È necessario consumare proteine animali perché quelle vegetali, da sole, non bastano ad assicurare una dieta sana”.

Ma quali sono i filoni innovativi più interessanti che i vari attori della filiera latte devono seguire? Come guidare il settore lattiero caseario verso una nuova era? E a cosa si ispira questa nuova era? Qual è lo stato dell'arte della conoscenza per rispondere alle tante fake news che circondano il latte, dalla sua produzione fino alla trasformazione? E quali sono le più promettenti direzioni di ricerca? Sono alcune delle domande cui i relatori hanno cercato di rispondere, analizzando la filiera dai foraggi, quindi dal campo, fino ad arrivare ad un tema cruciale e spesso trascurato, quello del packaging. Il settore del latte, da tempo, è oggetto di attacchi, investito da fake news che acquistano sempre più rilievo perché spinte troppo spesso, da interessi particolari capaci di muovere ingenti capitali e influenzare le scelte politiche. L’esigenza di ridestare interesse per prodotti oggetto di attacchi continui impone la necessità di non affidarsi più a prove e tentativi ma all’applicazione della ricerca analitica nelle produzioni. Impostando nuove logiche produttive e percorrendo nuove strade che richiedono la libertà d’azione, l’efficienza e la velocità propria delle imprese e dei loro marchi. Fra le esigenze emerge quella di superare l’attuale etichetta nutrizionale che riduce alimenti ricchissimi e complessi a pochi macro-elementi, ignorando “l’effetto matrice” di ogni cosa che mangiamo e offrendo dati banalizzati, che il consumatore non possiede strumenti idonei ad utilizzare per operare le scelte necessarie ad una sana alimentazione.

“Ogni anno, nel mondo, ci sono quasi 100 milioni di bocche in più da sfamare. Dal 2020 al 2050 bisognerà produrre più cibo, rispettando le risorse. Come possiamo soddisfare questa domanda? La soluzione, anche al climate change, è l’intensificazione sostenibile”: la relazione plenaria di Piercristiano Brazzale, presidente di Fil-Idf, ha aperto gli interventi della prima giornata del convegno La Nuova era di latte e derivati. Dopo di lui il già menzionato dirigente Fao Thanawat Tiensin: “La cucina italiana è la migliore del mondo perché composta da un mix di tutti gli alimenti, vegetali e animali. E’ infatti necessario consumare proteine animali perché quelle vegetali, da sole, non bastano ad assicurare una dieta sana. Latte e derivati forniscono nutrienti essenziali in tutte le fasi della vita a oltre 6 miliardi di persone nel mondo”. Ma oggi, ha osservato Tiensin, la tradizione sembra limitare la capacità di innovazione del settore lattiero-caseario italiano. Fari puntati anche sull’allevamento. In Val Padana si concentra l’80% della produzione di latte, in Italia, con numero imponente di capi.

Qual è il futuro che attende questo settore? Secondo il professor Tommaso Maggiore dell’Università degli Studi di Milano, la sua evoluzione passerà per il miglioramento genetico, che ha già cambiato molto negli ultimi anni in termini di grassi e proteine contenuti nel latte. E per la gestione delle tematiche ambientali, in particolare per ciò che riguarda il miglioramento dell’efficienza irrigua, così da evitare i nitrati in falda. La miglior strategia, secondo il professor Maggiore, sarebbe la creazione di reti d’impresa costituite da operatori specializzati, per la gestione aziendale e del territorio.

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