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I grandi player del food contro la "perdita di natura"

In una lettera 130 aziende tra cui Nestlé e Danone lanciano l'appello

Sono più di 130 le aziende e le istituzioni finanziarie che hanno lanciato "l'appello all'azione" sotto l'egida dell'organizzazione Business for Nature per adottare e applicare politiche volte ad "arrestare e invertire la perdita di natura in questo decennio". La lettera, firmata anche da multinazionali del food come Nestlé, Danone e Unilever, include il Piano per la Biodiversità dell'organizzazione: è stata firmata in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, che quest'anno si terrà dal 21 ottobre al 1° novembre a Cali, in Colombia.

La dichiarazione include cinque raccomandazioni per le politiche sulla natura, tra cui quella di garantire che "gli attori commerciali e finanziari proteggano la natura e ripristinino gli ecosistemi degradati", secondo un comunicato. Nella lettera, l'organizzazione Business for Nature chiede, inoltre, ai Paesi di "garantire un uso e una gestione sostenibili delle risorse per ridurre gli impatti ambientali negativi", nonché di "valorizzare e integrare la natura nel processo decisionale e nella divulgazione". Il gruppo di aziende ha raccomandato di allineare "tutti i flussi finanziari per la transizione verso un'economia positiva per la natura, a zero emissioni ed equa" e ai governi di "adottare o rafforzare accordi globali ambiziosi per affrontare le principali sfide legate alla perdita di natura".

Sul tema Laurent Freixe, ceo di Nestlé in America Latina, ha dichiarato: "La Colombia ospita il 10% della biodiversità del pianeta. La perdita di biodiversità è un rischio critico che non possiamo ignorare e il successo del nostro business si basa su un mondo naturale sano. Noi di Nestlé -aggiunge il manager- abbiamo fissato obiettivi ambiziosi per garantire che entro il 2030 il 50% dei nostri ingredienti principali provenga da agricoltori che adottano pratiche di agricoltura rigenerativa. Sosteniamo con forza l'invito ai governi e al settore privato a contribuire ad arrestare e iniziare a invertire la perdita di natura entro il 2030". Nel 2021, l'azienda ha dichiarato che avrebbe investito 1,2 miliardi di franchi svizzeri (allora 1,3 miliardi di dollari) nei prossimi cinque anni, concentrandosi su aree quali la biodiversità, la conservazione del suolo e la rigenerazione dei cicli idrici. Nestlé ha dichiarato di avere una "rete" di oltre 500.000 agricoltori e 150.000 fornitori con cui può attuare le sue politiche agricole rigenerative: entro il 2023, la percentuale di ingredienti Nestlé provenienti da agricoltori che utilizzano l'agricoltura rigenerativa sarà del 15,2%.

"Le imprese si stanno unendo e chiedono ai governi di fornire la certezza normativa di cui hanno bisogno per trasformare le loro operazioni e catene di approvvigionamento -spiega Eva Zabey, ceo di Business for Nature-. La nostra politica chiede ai governi come possono fare in modo che questo diventi realtà. Solo attraverso uno sforzo collettivo saremo in grado di guidare il cambiamento sistemico globale necessario per un'economia positiva per la natura, a impatto zero ed equa".

In un rapporto separato pubblicato nei giorni scorsi Business for Nature ha ampliato le cinque raccomandazioni con 20 richieste politiche specifiche in vista del vertice: tra queste, l'invito a riformare i sussidi e le tasse, a vietare l'estrazione in acque profonde, ad adottare un trattato globale sulla plastica e a vietare la conversione dei terreni in specifiche aree protette chiave.

L'anno scorso è stato annunciato che Nestlé, Unilever e PepsiCo sono tra i giganti del largo consumo che hanno firmato un accordo quadro per la transizione all'agricoltura rigenerativa. Il progetto Regenerating Together è stato lanciato dalla Sustainable Agriculture Initiative (SAI) Platform, un'organizzazione no-profit con sede a Bruxelles che promuove lo sviluppo sostenibile in agricoltura.

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EFA News - European Food Agency
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