Esselunga: archiviata la posizione sulla presunta frode fiscale
La società dei Caprotti, secondo la Procura, ha adempiuto agli obblighi
La Procura di Milano ha deciso di archiviare il caso Esselunga e i rapporti più volte contestati con le sue coop esterne. La querelle, iniziata nel 2023 e portata avanti con ripetuti interventi dei giudici trova ora un punto di svolta con lo stop degli stessi magistrati. La catena di supermercati della famiglia Caprotti, infatti, è stata accusata di presunta frode fiscale, portata avanti, secondo l'indagine della procura, con lo schema della cosiddetta "somministrazione illecita di manodopera": sempre secondo gli inquirenti, ciò avrebbe comportato un "sistematico sfruttamento dei lavoratori" e "anche ingentissimi danni all'erario" (leggi EFA News).
L'accusa ha portato i giudici a comminare a Esselunga una megamulta da 48 milioni di Euro: cifra che, regolarmente pagata dalla società, oggi si rivela uno dei punti di forza della "difesa" dalle accuse, insieme ad altre circostanze che hanno contribuito ad "alleggerire la posizione" della catena dei supermercati fino alla definitiva archiviazione del caso.
La procura, infatti, ha valutato che con quasi 6.000 lavoratori stabilizzati, 72 milioni di Euro restituiti al fisco e all'Inps, e altri 50 milioni investiti, a questo punto l'indagata Esselunga si sia data giustamente da fare per riparare alla frode fiscale imputatale. I giudici, in sostanza, hanno valutato che applicare alla società le ulteriori sanzioni previste dalla legge sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri vertici nell'interesse aziendale, sarebbe andato "in contrasto con la giurisprudenza in materia di ne bis in idem". In sostanza, un'altra condanna sarebbe andata contro la giurisprudenza sviluppata in Europa dal 2014 sulla contemporanea punibilità o meno di una medesima condotta sia con sanzione penali che con altre sanzioni formalmente amministrative ma sostanzialmente penali.
A favorire i Esselunga, come dicevamo, una serie di atti messi in pratica dalla società che hanno indotto i giudici a considerare che l'indagata si sia data da fare per riparare al torto, ossia alla frode fiscale di cui era accusata: tanto che, sanzionarla nuovamente, sarebbe apparso "sproporzionato" anche alla luce della giurisprudenza europea citata.
Tra le "attenuanti", chiamiamole così, o meglio riparazioni messe in atto da Esselunga la procura ha considerato rilevanti:
- il fatto che la società abbia stabilizzato esattamente 5.718 lavoratori internalizzandone 2.812 e facendo assumere altri alle coop come condizione per lavorare con lei;
- abbia cambiato 65 appalti;
- abbia saldato con l'Agenzia delle entrate 47 milioni di Euro di Iva che non avrebbe detratto dal 2016 al 2022 (vedi EFA News);
- abbia regolarizzato la propria posizione fiscale versando sul 2023 altri 5 milioni di Euro;
- abbia accettato le contestazioni dell'Inps per altri 20 milioni di Euro;
- abbia investito altri 50 milioni di Euro per un piano che rimediasse alle falle nell'assetto organizzativo individuate proprio dall'inchiesta del pm Paolo Storari.
La nuova sentenza su Esselunga diviene ancora più importante perché è solo la seconda volta che la procura di Milano sperimenta la nuova strada imboccata in questi giorni: la prima volta l'aveva fatto nel 2022 per la multinazionale delle spedizioni Dhl che, dopo un sequestro di 20 milioni di Euro, aveva assunto 1.500 lavoratori.
EFA News - European Food Agency