Junk food. Limitare gli spot per bambini risulta poco efficace
Pubblicità limitata, ma l'obesità non arretra. E l'industria chiede meno restrizioni
I bambini sono ancora "troppo" bombardati da pubblicità televisive di cibo spazzatura nonostante l'inasprimento delle norme. A dirlo è uno studio pubblicato su Jama Network Open che fa luce sulle tendenze in questo settore. Secondo i ricercatori, tra il 2013 e il 2022 si è registrato un calo significativo del numero di pubblicità legate al cibo viste dai bambini americani in TV: per quelli di età compresa tra 2 e 5 anni, il numero di pubblicità è diminuito del 77,6%, passando da 4.611 spot all'anno a 1.035. Per i bambini tra 6 e 11 anni, si è registrata una diminuzione del 78,5% (da 4.860 a 1.046 pubblicità all'anno).
Analogamente, dall'introduzione nel 2022 in Gran Bretagna delle norme HFSS sugli spot pubblicitari in tv, quelle riguardanti i cibi con meno grassi e meno sale, la ricerca indica una riduzione del 70% dell'esposizione dei bambini britannici a tali pubblicità durante le ore in cui sono in vigore le norme. Il calo dell'esposizione è considerato un risultato diretto di queste restrizioni, sebbene l'impatto totale dipenda anche dallo spostamento della pubblicità su altre piattaforme negli Stati Uniti, come i servizi online e di streaming. Il calo è stato ancora più pronunciato nella programmazione per bambini, dove l'esposizione alla pubblicità è diminuita di oltre il 95% per entrambe le fasce d'età, secondo gli autori dello studio.
Nonostante questa riduzione, lo studio ha rilevato che i bambini sono ancora esposti a un numero considerevole di annunci pubblicitari legati al cibo ogni anno, molti dei quali promuovono prodotti ad alto contenuto di nutrienti da limitare (NTL), come grassi saturi, grassi trans, zuccheri e sodio. Ad esempio, nel 2022, i bambini americani di età compresa tra 2 e 5 anni hanno visto il 68,9% delle pubblicità di alimenti e bevande ad alto contenuto di NTL, mentre i bambini di età compresa tra 6 e11 anni hanno visto il 68,4% di pubblicità simili.
Il tema non è di secondaria importanza: la riduzione dell'esposizione dei bambini alla pubblicità di cibi e bevande cosiddetti “non salutari”, infatti, è stata indicata dall'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità come una strategia chiave per ridurre l'obesità infantile. Secondo l'ente di controllo sanitario, nel 2020 più di 41 milioni di bambini sotto i cinque anni saranno classificati come sovrappeso o obesi.
Secondo le conclusioni dello studio, in definitiva i risultati del proibizionismo sono deludenti. Finora, la limitazione dell'esposizione dei bambini alla pubblicità alimentare in TV dopo il lancio dell'iniziativa di autoregolamentazione statunitense Children's Food and Beverage Advertising Initiative (CFBAI) e delle norme HFSS (alto contenuto di grassi, zucchero e sale) nel Regno Unito e in Usa non ha portato cambiamenti nella diffusione dell'obesità infantile.
Forse ha ragione l'industria alimentare e delle bevande, che continua a sostenere che i regolamenti sono troppo restrittivi?
In ogni caso, con il crescente controllo sulla pubblicità alimentare rivolta ai bambini, l'adozione di pratiche pubblicitarie etiche non è solo un problema normativo, ma anche un'opportunità commerciale. Per i produttori di prodotti da forno e snack, la sfida è chiara: migliorare il contenuto nutrizionale dei prodotti e commercializzarli in modo responsabile. Solo così, conclude lo studio, "i produttori possono svolgere un ruolo fondamentale nel plasmare un futuro più sano per la prossima generazione" .
EFA News - European Food Agency