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Kamala Harris contro gli aumenti dei prezzi: asso nella manica o debacle?

Ha lanciato la proposta (vaga) di divieto di price gouging: l'authority indaga

Gli Stati Uniti si interrogano sul "price gouging", termine peggiorativo usato per indicare la pratica di aumentare i prezzi di beni e materie prime a un livello molto più alto rispetto a quello considerato ragionevole o equo. A scatenare la querelle è stata la candidata democratica alle presidenziali Kamala Harris che ha annunciato (in maniera estremamente scarna, priva di dettagli e particolari) un piano che creerebbe il primo divieto federale di “price gouging” nel settore alimentare, dando alla Ftc, la Federal trade commission il potere di perseguire le aziende che aumentano “eccessivamente” i prezzi. La proposta faceva parte di una più ampia presentazione di politica economica: in essa la Harris ha dichiarato che, se eletta, avrebbe preso di mira i “cattivi attori” tra le aziende alimentari ei grocery che gonfiano artificialmente i prezzi per espandere i loro margini di profitto.

I prezzi dei generi alimentari negli Stati Uniti rimangono complessivamente più alti del 20% rispetto a prima della pandemia. Il problema che sta alla base della proposta della candidata democratica è se la colpa sia o meno delle grandi aziende e dei rivenditori di generi alimentari piuttosto che dell'inflazione. Siccome, però, come dicevamo, la Harris non ha specificato in maniera dettagliata la sua proposta, ecco che si è subito mossa la Ftc, la Federal trade commission, l'antitrust Usa insomma, guidata da Lina Khan: con lei hanno fatto capannello i membri dell'ala progressista del Partito Democratico, guidati dalla senatrice Elizabeth Warren e dal senatore Bernie Sanders. Sono loro a sostenere che alcune aziende del settore alimentare e del grocery stiano “gonfiando i prezzi” a danno dei consumatori, avendoli aumentati al di là di quanto richiesto dall'inflazione per accrescere i loro margini e profitti aziendali. 

Sotto sotto c'è l'affare Kroger Albertsons... 

Uno dei driver di questa presa di posizione è, secondo gli esperti, la proposta di fusione tra i grandi rivenditori di generi alimentari Kroger e Albertsons, un "affare" da 25 miliardi di dollari che creerebbe un colosso mondiale dei supermarket difficilmente controllabile (leggi EFA News): anche questo, dicono, sarebbe alla base del divieto federale di price gouging proposto da Harris. Contro l'operazione, è bene dirlo, sono schierati anche la Ftc, i senatori Warren e Sanders: in pratica gli attuali alleati di Kamala Harris su questo terreno. 

Controlli sui prezzi? Ci provò Nixon senza risultato

Tornando alla proposta (vaga) di Kamala Harris, essa ha dato il via a una serie di speculazioni su un divieto federale di price gouging e su cosa potrebbe significare, compresa l'intenzione o meno del candidato democratico di proporre controlli sui prezzi, cosa che l'ex presidente repubblicano Richard Nixon tentò di fare all'inizio degli anni Settanta. Tentativo che, diciamolo subito, fallì miseramente.

La California, New York, il Texas e altri 35 Stati hanno leggi contro il price gouging che vietano alle aziende di aumentare i prezzi durante le emergenze come disastri naturali e pandemie: queste leggi sono state attivate durante la pandemia e alcuni Stati hanno intrapreso azioni contro le aziende per “price gouging”. In base a queste leggi statali, le aziende hanno il diritto di difendersi, dimostrando di aver aumentato i prezzi perché i loro costi sono aumentati. Altri Stati, come il Tennessee e la Florida, hanno perseguito aziende che hanno aumentato i prezzi dei disinfettanti per le mani e dei DPI.

Alcune di queste leggi statali sul price gouging vietano esplicitamente gli aumenti di prezzo oltre una certa soglia, dal 10% al 25%, altre hanno un linguaggio più soggettivo, che utilizza termini come aumenti di prezzo “esagerati” o “inconcepibili”. Queste leggi vengono applicate dai procuratori generali degli Stati o dai procuratori distrettuali locali.

Progetto Harris "copiato"?

La senatrice Warren ha un progetto di legge che vieta il “price gouging” a livello nazionale: Harris, pare, abbia in mente qualcosa di simile, piuttosto che il controllo dei prezzi. Secondo gli esperti di affari politici americani, una versione "annacquata" del progetto di legge della senatrice Warren sul price gouging potrebbe ottenere un certo sostegno da parte dei Democratici al Congresso, anche se, in base ai recenti commenti sulla stampa e altrove da parte dei Democratici in posizioni di leadership, dubito che passerebbe. I repubblicani si opporrebbero con forza.

La politica dell'inflazione

Gli Stati Uniti hanno subito la peggiore inflazione durante l'amministrazione Biden-Harris. I prezzi dei generi alimentari rimangono alti, essendo aumentati del 25% dal 2019, e gli americani non ne sono felici. Nello stesso periodo sono aumentati i profitti di alcune aziende alimentari e catene di negozi pubblici, il che ha portato molti consumatori a credere che le aziende abbiano aumentato i prezzi al di sopra di quanto richiesto dall'aumento dei costi dovuto all'inflazione. Tuttavia, sottolineano gli esperti, non vi è alcuna prova che i prezzi dei prodotti alimentari siano aumentati perché le aziende alimentari e le catene di negozi di alimentari stanno “truffando” i consumatori. 

Sempre secondo gli esperti, la proposta della candidata Harris di vietare a livello federale il “price gouging” è più che altro politica: sarebbe, dicono, un modo per la candidata di dimostrare al popolo americano che intende lottare per abbassare i prezzi dei generi alimentari. Ma anche gli altri leader democratici stanno respingendo la proposta di divieto di “price gouging”, affermando che una proposta del genere non ha alcuna possibilità di passare al Congresso.

Harris chiamata a spiegare

Detto questo, la maggioranza dei sostenitori (e anche dei denigratori) di Harris ritiene che la candidata dovrebbe chiarire immediatamente i suoi piani in materia di price gouging: se, poi, intende ancora proporre una legge per un divieto federale, deve presentare una proposta dettagliata e specifica.

Anche perché, come dicevamo, l'inflazione sta un po' tirando il freno, così come l'aumento dei prezzi dei generi alimentari. Secondo il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, nel 2024 i prezzi di tutti gli alimenti dovrebbero aumentare del 2,2%: i prezzi dei generi alimentari a domicilio (definiti come acquisti di generi alimentari nei negozi di alimentari o nei supermercati) aumenteranno solo dell'1%, mentre i prezzi dei generi alimentari fuori casa dovrebbero aumentare del 4,3%. Nel 2025, si prevede che i prezzi di tutti gli alimenti cresceranno del 2%, con un aumento dello 0,7% per gli alimenti a domicilio e del 3% per gli alimenti fuori casa.

Il fatto che oggi gli americani paghino il 25% in più al supermercato rispetto al 2019, dicono gli esperti, è un problema serio che sia il governo degli Stati Uniti sia l'industria alimentare devono affrontare: meglio, però, se lo fanno in una sorta di partnership piuttosto che come avversari, anche se il vero price gouging dovrebbe essere condannato e indagato e perseguito in base alle leggi esistenti.



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EFA News - European Food Agency
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