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CLARA MOSCHINI

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Morbo di Crohn: vademecum alimentare smentisce luoghi comuni

Campagna di sensibilizzazione elabora consigli fondamentali per il mangiare fuori casa

Pausa caffè dopo una sessione di studio passata sui libri? Un aperitivo coi colleghi dopo il lavoro? Se la risposta a queste domande è uno spensierato “sì” per quasi tutti gli studenti e i giovani professionisti, per chi ha la malattia di Crohn non sempre è così. Questa patologia infiammatoria cronica dell’intestino, infatti, porta chi ne è colpito a dover prestare particolare attenzione al regime alimentare da seguire, non solo a casa ma anche a scuola o in ufficio. Con importanti ripercussioni anche sulla sfera psicologica (a partire dallo stress che aumenta).

La malattia di Crohn colpisce circa 200mila mila persone in Italia, con un picco di prevalenza tra gli adulti fra 20 e 30 anni : una patologia che riguarda quindi i giovani, e tra questi molti studenti e lavoratori. L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione "Crohnviviamo”, promossa da Nestlé Health Science è proprio quello di fornire loro tutte le informazioni necessarie per migliorare la gestione della malattia attraverso l’aspetto cruciale della nutrizione.

Nasce così “Faq: Alimentazione e Malattia Crohn” che raccoglie le risposte a dubbi e domande più frequenti: il vademecum – a cura di Camilla Fiorindi, dietista dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze con il patrocinio di Amici Italia - Associazione nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino è disponibile gratuitamente, in formato digitale, sul sito di Nestlé Health Science.

In particolare, tra le diete disponibili per chi ha una malattia infiammatoria cronica intestinale, la dieta ad esclusione (Cded) è quella con più evidenze scientifiche a supporto, sia per i bambini sia per gli adulti: ha dimostrato, infatti, di poter indurre la remissione e di evitare riacutizzazioni nei pazienti con malattia lieve o moderata.

Ecco i cinque consigli della dottoressa Fiorindi per chi trascorre le giornate in università o in ufficio e vuole continuare a seguire questo regime alimentare:

1) Il caffè non è vietato in assoluto, ma attenzione alle quantità: ne è consentito il consumo durante la fase di remissione della malattia (fase 3 della Cded) per un massimo di 300 mg di caffeina al giorno. Per semplificare, si consideri che una tazzina di caffè espresso contiene circa 80 mg di caffeina e una tazza di caffè americano (ormai molto amato anche in Italia) circa 90 mg. 

2) Sì all’aperitivo, pur con qualche accortezza: sempre in fase di remissione, il consumo di alcolici è ammesso anche se deve essere limitato a un massimo di 1 unità alcolica al giorno per le donne e di 2 al giorno per gli uomini. Per unità alcolica si intende: 1 bicchiere di vino o 1 lattina di birra oppure 1 bicchierino di super alcolico. 

3) Glutine: sì o no? I prodotti contenenti glutine possono essere mal tollerati nei pazienti con accertata sensibilità al glutine non celiaca, come dimostrato da studi scientifici. Nelle prime fasi della Cded il glutine viene escluso, tuttavia, negli altri casi, non è necessario eliminare del tutto dalla propria dieta gli alimenti che ne contengono. In generale rimane consigliabile alternare durante la settimana la pasta con altri cereali e pseudocereali naturalmente privi di glutine per assumere una maggior varietà di micronutrienti e fibre. Tuttavia – sempre in fase di remissione – è ammesso consumare anche alimenti come la pizza: una margherita, ad esempio, può considerarsi un pasto completo e, con le dovute accortezze, può far parte di un’alimentazione sana e bilanciata.

4) Che merenda fare durante una giornata in ufficio? Lo yogurt è un alimento molto comodo da portare con sé per un veloce spuntino tra una mail e l’altra. Ma il lattosio può dare, come effetto collaterale, il gonfiore addominale: tale sintomo si risolve nel momento in cui la malattia è in remissione a meno che non ci sia una vera e propria intolleranza. A volte, però, il lattosio può essere comunque poco tollerato perché, essendo uno zucchero, può essere facilmente fermentato dalla flora batterica intestinale con conseguente eccessiva produzione di gas e sensazione di gonfiore addominale. Ma c’è una soluzione molto semplice: yogurt greco e kefir, ad esempio, possono essere assunti perché hanno un ridotto contenuto di lattosio e sono altrettanto comodi da infilare in borsa o nello zaino. Si può ricorrere poi ad altre merende salutari, come la frutta fresca di stagione o secca (dose: 20-30 grammi). Generalmente questi alimenti sono più tollerati a distanza di 2 ore dal pasto principale perché provocano meno fermentazione intestinale e quindi gonfiore. 

5) Per trovare la strada giusta, da un punto di vista alimentare, è meglio affidarsi agli esperti. Per chi ha una malattia infiammatoria cronica intestinale, infatti, la scelta di cosa mangiare può diventare una vera e propria sfida. Spesso vengono maturate paure e convinzioni circa l’alimentazione che portano a seguire una dieta monotona limitando al contempo la qualità di vita e l’autonomia della persona. Confrontarsi con un professionista della nutrizione può aiutare a trovare certezze in un mare di informazioni e false credenze. Non solo, gli esperti potranno guidare ciascuno a trovare un regime alimentare il più adatto possibile alle proprie esigenze personali, conciliando anche le esigenze di chi, ad esempio, viaggia spesso per lavoro.

Il vademecum a cura della dietista è pensato per accompagnare le persone in un percorso volto a migliore la gestione della malattia attraverso l’alimentazione ed è rivolto a tutti, sia a chi ha appena ricevuto la diagnosi sia a chi è in remissione. All’interno del vademecum sono riportate anche indicazioni relative all’integrazione nella dieta di Modulen - alimento a fini medici speciali - per gestire al meglio la fase di remissione e per coprire i fabbisogni nutrizionali tanto tra i bambini e quanto negli adulti . 

“La malattia di Crohn e in generale le malattie infiammatorie croniche dell’intestino colpiscono moltissimi giovani, che si trovano perciò ad affrontare la sfida di dover gestire l’alimentazione in un momento di vita in cui l’esigenza di socialità e convivialità è particolarmente sentita. E in cui magari, per lavoro o per studio, si ha voglia o necessità di trascorrere molto tempo fuori casa o all’estero”, spiega Fiorindi. “Secondo dati recenti, però, la maggior parte di coloro che presentano una malattia di questo tipo non ha ricevuto alcun consiglio dietetico. La disinformazione spinge le persone a cercare informazioni relative all’alimentazione da varie fonti, trovando consigli generali che non sempre si basano su raccomandazioni scientifiche. Per questi motivi e non solo, è fondamentale il supporto di un professionista della nutrizione in tutte le fasi della malattia per garantire il mantenimento di un adeguato stato nutrizionale ma anche per cercare, insieme, soluzioni il più possibile personalizzate e adatte alle esigenze che cambiano nelle varie fasi della vita”.

Per supportare medici e dietisti, Nestlé Health Science ha inoltre ideato una piattaforma sulla Cded, Modulifexpert, che permette al medico di aggiornarsi costantemente. Qualora l’esperto lo ritenga opportuno, può consigliare ai suoi pazienti di utilizzare l’app Modulife, per aiutarli a semplificare la gestione della dieta.

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EFA News - European Food Agency
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