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UniVerona: viti Chardonnay con tecnologie di evoluzione assistita

Lollobrigida: "Sforzi che vanno sostenuti, ora ci batteremo perché anche UE si adegui"

Inaugurata lunedì 30 settembre, nello spazio antistante Villa Eugenia, la prima sperimentazione in campo di piante di vite Chardonnay realizzate con tecnologie di evoluzione assistita (Tea) che hanno l’obiettivo di migliorare geneticamente una pianta al fine di renderla più competitiva in termini di resistenza e produttività.

Si tratta della prima messa a dimora in campo di viti Tea in Europa che conferma l’avanguardia internazionale della ricerca in campo vitivinicolo svolta dal gruppo di genetica agraria coordinato da Mario Pezzotti del dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona. Il tutto è reso possibile anche grazie a Edivite, società spin off nata con l’obiettivo di produrre viti più resistenti ai patogeni al fine di ridurre l’utilizzo di fitosanitari necessari per la difesa dei vigneti.

Il campo è di circa 250 metri quadri ed è inserito all’interno nel vigneto sperimentale dell’università di Verona, con sede a San Floriano in Valpolicella. È delimitato da una rete metallica accessibile solo al personale autorizzato e sottoposto a sorveglianza 24 ore al giorno. La sperimentazione prevede la messa a dimora di cinque piante di Chardonnay Tea e cinque piante controllo.

L’emissione di piante di vite Chardonnay Tea rappresenta il primo caso a livello nazionale ed europeo. Lo scopo è di verificare in pieno campo la resistenza a uno dei principali agenti patogeni della vite, la peronospora e, di conseguenza, la possibilità di un minor utilizzo di prodotti fitosanitari. La prova sperimentale in campo permetterà anche di verificare se lo sviluppo, la crescita e la produzione della pianta rimangono normali, rispetto alle piante suscettibili di controllo.

"Con la prima messa a dimora in campo di viti Tea in Europa, l’Italia si conferma all’avanguardia nella ricerca", ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, durante un videocollegamento. "Un grande risultato, grazie anche all’impegno di centri di eccellenza come l’università di Verona. Gli sforzi della ricerca nel settore primario devono essere sostenuti, investendo quante più risorse possibili sulle tecniche evolutive e sull’innovazione per avere colture resistenti e produttive. Il confronto avuto nel corso del G7 Agricoltura di Siracusa, appena concluso, ha confermato il valore dell’innovazione, come chiave di competitività, sicurezza e benessere degli ecosistemi a livello globale. L’impegno del Governo va avanti, in Italia come in Europa, dove ci batteremo affinché l’UE si doti finalmente di un quadro normativo adeguato in materia di tecniche genomiche, in linea con le attuali esigenze del settore agricolo".

"L’avvio di questa sperimentazione", ha affermato il rettore Pier Francesco Nocini, "apre nuovi scenari per lo sviluppo della ricerca nell’ambito delle biotecnologie vegetali e, allo stesso tempo, dà vita a nuove opportunità per l’innovazione nel settore vitivinicolo. Un settore trainante per l’economia del territorio che potrà beneficiare delle evidenze di questo studio. Sono certo che l’avvio del nuovo progetto rafforzerà il ruolo dell’università di Verona come centro di riferimento per la ricerca, la formazione e il trasferimento della conoscenza per il comparto vitivinicolo".

"Un grande passo verso il futuro per tutta la viticoltura italiana ed europea l’impianto di questo primo campo di viti Tea, che non a caso è qui in Veneto", ha puntualizzato l’assessore all'Agricoltura della Regione Veneto Federico Caner, "terra di eccellenze vinicole e scientifiche, che sanno collaborare insieme per la salvaguardia del territorio e del reddito degli agricoltori".

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