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Copa Cogeca, le proposte per sostenere il settore vitivinicolo

Luca Rigotti: "La situazione richiede un'azione a tutti i livelli: locale, nazionale ed europeo"

Quali misure può adottare l'Ue per sostenere il suo settore vinicolo? La risposta è contenuta in una serie di "proposte concrete" che Luca Rigotti, produttore di uva (è a capo del gruppo Mezzacorona) e presidente del gruppo di lavoro sul vino del Copa-Cogeca, insieme ad alcuni colleghi, intende presentare alla Commissione europea all'inizio di questa legislatura, proposte già presentate alla prima riunione del 'Gruppo di alto livello'. "Spero che, in mezzo a tutte le discussioni sul vino a Bruxelles -spiega Rigotti in un comunicato divulgato dal Copa Cogeca- le nostre proposte vengano ascoltate, perché l'attuale situazione sul campo richiede urgentemente azioni decisive".

Il settore vitivinicolo europeo, sottolinea Rigotti, sta attraversando un momento particolarmente difficile. "Come spesso accade in agricoltura, non c'è una sola causa, ma piuttosto una combinazione di fattori. Il consumo complessivo in Europa è in calo, le preferenze dei consumatori stanno cambiando rapidamente e la coltivazione della vite sta diventando più complessa a causa dei cambiamenti climatici". Allo stesso tempo, "gli strumenti agronomici a disposizione dei viticoltori sono spesso inadeguati, soprattutto se aggravati da incertezze commerciali e normative: nonostante queste sfide, il settore rimane leader nelle esportazioni agricole, generando 130 miliardi di Euro all'anno (0,8% del pil europeo) e impiegando 2,9 milioni di persone, mantenendo in vita molti territori rinomati in tutta l'Ue".

"La situazione del settore richiede un'azione a tutti i livelli: locale, nazionale ed europeo -prosegue il comunicato di Rigotti-. In qualità di presidente del gruppo di lavoro sul vino del Copa e della Cogeca, vorrei concentrare questo articolo sulle risposte a livello europeo. Per i viticoltori, la risposta europea dipende attualmente dalla recente creazione da parte della Commissione del 'Gruppo di alto livello sul futuro del settore vitivinicolo dell'Ue', che ha tenuto la sua prima riunione l'11 settembre".

"Come risposta di emergenza alla crisi che colpisce molte regioni vinicole, le discussioni si sono concentrate sulla possibilità di estirpare i vigneti -aggiunge la nota-. Credo che l'estirpazione sia una misura estrema e temporanea che può essere utile in specifici contesti locali: tuttavia, la stabilità e la crescita a lungo termine dovrebbero essere raggiunte attraverso meccanismi che permettano di gestire i cambiamenti del mercato che stiamo vivendo. In questo contesto, sarei favorevole a un meccanismo di sradicamento 'temporaneo' piuttosto che a una soluzione permanente. So fin troppo bene che a nessuno piace cancellare anni di lavoro, piuttosto è più sensato dare il tempo necessario per riprendersi da un momento difficile".

Una misura che gioverebbe molto ai viticoltori è l'adeguamento del sistema di autorizzazione al reimpianto. "Estendere la validità delle autorizzazioni al reimpianto da 3 a 8 anni -dice l'esperto- consentirebbe un periodo di riposo più lungo per il suolo (migliorando i benefici ecologici del vigneto) e darebbe ai viticoltori il tempo necessario per valutare i cambiamenti del mercato e reimpiantarvi le varietà giuste al momento giusto. Dobbiamo considerare che queste autorizzazioni sono già nel portafoglio dei produttori e, quindi, non inciderebbero sul conteggio nazionale". 

"Rimanendo sulle leve più a lungo termine dell'azione europea -sottolinea la nota firmata Rigotti-, c'è un campo d'azione che finora è stato un vero e proprio 'successo europeo' e che a mio avviso dovrebbe essere citato più spesso: la promozione e la politica delle IG. Oggi abbiamo oltre 1.600 denominazioni vinicole protette a livello europeo. In passato, le politiche promozionali dell'Ue hanno svolto un ruolo cruciale nell'aiutarci ad affermarci in nuovi mercati, e c'è ancora molto lavoro da fare in questo settore. Ad esempio, la cooperativa vinicola che presiedo esporta l'85% della produzione. Il vino funge da porta d'ingresso per i prodotti europei in molti mercati internazionali e l'Ue deve continuare a sostenere questi programmi promozionali. Allo stesso modo, l'estensione di vere e proprie campagne di promozione al mercato interno potrebbe sostenere il dinamismo del settore".

"Per quanto riguarda l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici -dice ancora la nota-, il settore ha già compiuto progressi significativi nella riduzione dell'impatto nel corso degli anni. Tuttavia, è necessario che l'Ue risponda più rapidamente e semplifichi l'attuazione dei meccanismi di crisi (ad esempio, distillazione e stoccaggio privato) a livello nazionale, per rispondere meglio alle situazioni di crisi. Una maggiore flessibilità nella gestione del bilancio settoriale nazionale, in particolare consentendo il riporto dei fondi non spesi al bilancio dell'anno successivo, garantirebbe al settore una maggiore stabilità e sicurezza di pianificazione".

Dobbiamo anche concentrarci sul ripristino della competitività del settore. "Dopo la pubblicazione del Rapporto Draghi -conferma Rigotti nel comunicato- è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nel settore industriale, ma anche l'agricoltura ha ampi margini di miglioramento. Il vino è un settore innovativo, ma per far prosperare l'innovazione dobbiamo recuperare i nostri margini. L'aumento dei tassi d'interesse e dell'inflazione rappresenta una sfida fondamentale per gli operatori, e affrontare questi ostacoli sarà fondamentale per trovare nuove opportunità di mercato".

"Infine, il nostro settore può contare su una rete dinamica -dichiara Rigotti-. Le nostre cantine cooperative sono uno strumento prezioso per rafforzare il ruolo dei produttori nella catena del valore, e questo non dovrebbe essere trascurato dai politici dell'Ue. Durante la campagna elettorale europea, l'agricoltura è stata al centro di molti dibattiti, ma il ruolo delle cooperative come strumento chiave era spesso assente dai dialoghi. Questa lacuna è stata notata in seguito e spero che ci si concentri maggiormente sullo sviluppo del loro potenziale".

"Per quanto riguarda le cooperative -spiega la nota-, si propone di considerare il loro fatturato totale in relazione al numero di soci (ad esempio per le misure di investimento) nel calcolo del sostegno pubblico. In altre parole, le cooperative dovrebbero essere classificate come PMI, poiché spesso comprendono centinaia, se non migliaia, di micro e piccoli produttori. Non ha senso penalizzare i piccoli produttori a causa del modello di business di cui fanno parte".

Fc - 44509

EFA News - European Food Agency
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