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Made in Immigritaly, focus Emilia Romagna per il report Fai Cisl

Realizzato col Centro Studi Confronti sui lavoratori impegnati nell'agroalimentare

È stato presentato oggi in Fiera a Cesena “Made in Immigritaly” primo rapporto Fai-Cisl e Centro Studi Confronti sui lavoratori immigrati impegnati nel settore agroalimentare. Il convegno ha fatto luce soprattutto sulla situazione in Emilia Romagna, regione che punta su qualità del prodotto e regolarità del lavoro, in un Paese dove spesso gli immigrati sono necessari ma non benvenuti.

Nel focus romagnolo, curato e presentato da Davide Carnevale, ricercatore dell’Università di Ferrara, si legge un'analisi dettagliata della condizione dei lavoratori stranieri nel settore agroalimentare romagnolo, evidenziando il loro ruolo strutturale e indispensabile: attraverso interviste a imprenditori, sindacalisti, operatori sociali e migranti, e un approfondimento etnografico in Val Bidente, nelle province di Forlì-Cesena, lo studio delinea un quadro complesso e sfaccettato.

"Il sistema agroalimentare romagnolo è composto da un forte sistema cooperativo e piccoli produttori -spiega il segretario generale della Fai-Cisl Romagna Roberto Cangini-. I lavoratori stranieri hanno un ruolo centrale, nelle produzioni di eccellenza del territorio. I comuni della Valle del Bidente, ad esempio, visto lo sviluppo del sistema avicolo intensivo, hanno percentuali di lavoratori stranieri residenti altissime, tanto che si collocano tra i primi dieci comuni d’Italia per valori percentuali. La sfida è quella di costruire un modello di sviluppo più inclusivo e sostenibile investendo in servizi, come il trasporto e le politiche abitative per questi lavoratori, che favoriscano accessi e integrazione reale”. 

Su scala regionale, l’Emilia-Romagna conta complessivamente 97.972 operai agricoli, con una forte presenza di lavoratori comunitari (65.040) e una sostanziale partecipazione di lavoratori extracomunitari (32.932). In termini di genere, i lavoratori maschi rappresentano la maggioranza con 61.307 unità, ma le lavoratrici femmine raggiungono comunque una cifra considerevole, pari a 36.665. In Romagna i lavoratori agricoli sono 41.292, anche in questo caso più della metà di provenienza extra UE.

Il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, ha sottolineato l'importanza del focus realizzato nel territorio romagnolo, ricordando come la Romagna ospiti ogni anno Macfrut, fiera del settore ortofrutticolo in programma a Rimini Expo Center di Italian Exhibition group dal 6 all'8 maggio 2025, ormai punto di riferimento internazionale per il comparto (leggi EFA News) e di come sia essenziale l'apporto dei lavoratori immigrati in queste produzioni, 

"Dobbiamo saper rispondere in modo strutturato, etico e di prospettiva alle sfide che ci attendono nello sviluppo del comparto agroalimentare, dove da una parte c'è un reale fabbisogno di manodopera, e qui l'apporto dei lavoratori immigrati è indiscutibile, dall'altra la necessità di saper governare l'ingresso di queste persone nel nostro Paese, garantendo rispetto, qualità del lavoro e reale integrazione" ribadisce il Segretario Generale della Cisl Romagna Francesco Marinelli.

"In una regione che vanta 44 DOP e in un territorio, quello romagnolo, dove la presenza di lavoratori immigrati in agricoltura sfiora il 50%, garantire qualità del lavoro e vita dignitosa è imprescindibile -conclude Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl nazionale-. Abbiamo aperto un dialogo positivo con i ministri del Lavoro e dell'Agricoltura: sia nel Decreto Agricoltura che in quello sui lavoratori stranieri, sono state recepite molte proposte del sindacato, che andranno monitorate attentamente. Ora è necessario dare un'accelerata a questo percorso, per costruire un’immigrazione regolare, che favorisca la qualificazione delle competenze e risponda alle esigenze del mercato del lavoro, nel rispetto dei diritti umani”.

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EFA News - European Food Agency
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