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CLARA MOSCHINI

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Urbani Tartufi nel tritacarne della campagna elettorale

Archiviata inchiesta umbra sulle delibere di sostegno alla filiera del tartufo, ma Report pesca nel torbido

Dieci milioni e 700mila euro di soldi pubblici. Sono i fondi destinati alla filiera del tartufo dal piano di sviluppo rurale umbro destinati a 5 aziende risultate vincitrici del bando del novembre 2022, tra cui il leader mondiale Urbani Tartufi. 

Il tema, rilanciato furbamente da un servizio di Report ieri sera su RaiTre, sta infuocando la campagna elettorale delle elezioni della regione Umbria, i cui cittadini sono chiamati il 17 e 18 novembre prossimi a scegliere un nuovo presidente oppure a riconfermare la presidente uscente Donatella Tesei, alla guida di una coalizione del centrodestra. Ed è stato 

La questione è che nella giunta attuale guidata dalla presidente leghista, l'assessore Paola Urbani Agapiti (con deleghe alla programmazione europea, bilancio e risorse umane e patrimoniali, turismo, cultura, istruzione e diritto allo studio), è la moglie di Gianmarco Urbani, titolare della Urbani Tartufi. In più, è emerso che nell'azienda sarebbe stato assunto proprio il figlio della presidente Tesei.

Il tartufo-gate in Umbria, come è stato prontamente definito dalle opposizioni, è emerso dalla richiesta di archiviazione dello scorso settembre per una inchiesta aperta nel 2023 sull'ipotesi di reato di abuso d'ufficio. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l’ha firmata poco dopo l’entrata in vigore dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio. E il Gip non ha potuto fare altro che concordare. Anche se per i magistrati Tesei e Paola Urbani Agabiti avrebbero dovuto astenersi. 

Report è entrato a gamba tesa sulle elezioni umbre, proprio come aveva fatto sulla Liguria. Il programma ha dato lo spunto per una replica di Tesei. "La trasmissione mi ha permesso di ricordare che in questi anni abbiamo aiutato oltre 10.000 aziende. Abbiamo finanziato imprese in questo settore e in tutti i settori. Abbiamo aiutato l'economia umbra a far fronte alla crisi del Covid e a uscirne più forte".

In precedenza, una replica sulla questione era direttamente arrivata dall’avvocato Nicola Di Mario, legale di Agabiti: "Laddove non fosse stata disposta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico della dottoressa Paola Agabiti sarebbe risultata del tutto infondata sul piano giuridico. Per comprendere l’inconsistenza dell’addebito è necessario precisare che la delibera numero 820 assunta dalla giunta regionale dell’Umbria in data 1° settembre 2021 non integrava alcuna strumentalizzazione della funzione da parte dell’assessore Agabiti, in quanto si limitava a prendere atto della allocazione di nuove risorse finanziarie a favore del Piano sviluppo rurale della Regione Umbria, in ossequio alle determinazioni assunte dal presidente del Consiglio dei Ministri in data 17 giugno 2021 e nel rispetto dei contenuti normativi di cui alla legge 23 luglio 2021. Trattandosi di provvedimento a contenuto recettizio e vincolato – aggiunge l’avvocato Di Mario – non poteva configurarsi, neppure sul piano teorico, un esercizio deviato delle attribuzioni connesse alla carica istituzionale ricoperta da Agabiti. Allo stesso modo non integrava alcuna violazione di norme penali la deliberazione numero 849 del 15 settembre del 2021, assunta dalla giunta regionale dell’Umbria. Infatti, il provvedimento amministrativo si contraddistingue come atto di pianificazione a carattere generale che, adottato all’esito delle istanze avanzate nell’ambito del cosiddetto ‘tavolo verde’ dell’8 settembre 2021 e dei contenuti espressi nel documento istruttorio formato da personale dirigente diverso dalla dottoressa Agabiti, non ha assegnato risorse patrimoniali ad alcun soggetto beneficiario essendosi limitato ad individuare le misure di intervento ad efficacia reale e non personale. Ciò significa che la delibera della Giunta, riguardando un tema di interesse generale (economia dell’ente ed estensione del Programma di sviluppo rurale per l’Umbria, con riguardo alle filiere produttive di olio, luppolo e tartufo, risultava adottata in modo del tutto legittimo".

red - 45247

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