Chiude il Fondaco di Venezia: 226 dipendenti a rischio tra mall e ristoranti
La notizia da società di LVMH: Alajmo promette battaglia per il ristorante appena ristrutturato
Chiude il Fondaco dei tedeschi di Venezia. Il mall situato nel cuore di Venezia, con vista sul ponte di Rialto, ha i giorni contati per volere della proprietà di Dfs group, controllata da Lvmh: la chiusura, infatti, avverrà all’inizio del prossimo anno e sono già state inviate ai dipendenti le 226 lettere di licenziamento. Il Fondaco rimarrà aperto per una parte del primo semestre 2025, in attesa dei lavori di disallestimento.
La struttura commerciale sembra cadere sotto il peso dei debiti: il rendiconto che Dfs Italia ha presentato a Regione e parti sociali parla di debiti per quasi 110 milioni di Euro in 5 anni, tra 30,6 milioni del 2020, 30,4 milioni nel 2021, 24,4 milioni nel 2022, 6 milioni nel 2023 e 17 milioni nel 2024, fino al 31 ottobre.
Ne ha dato notizia l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Venezia, Simone Venturini. "Abbiamo appreso con grande disappunto e preoccupazione -dice Venturini-, della decisione di Dfs group di cessare tutte le sue attività commerciali in Italia. Ciò comporta la chiusura dell'attività che Dfs ha all’'interno del Fontego dei tedeschi. Una scelta che avrà un impatto drammatico per 226 persone, oltre all’indotto, del nostro territorio e per le loro famiglie".
Il Fondaco, struttura avviata nel 2016, era diventato una parte importante dell’esperienza di luxury shopping nel centro storico di Venezia: di fatto, andava a integrare un’offerta d’alta gamma fino ad allora circoscritta all’area compresa tra piazza san Marco e campo san Moisè. Oltre ai grandi marchi di moda, nei vari piani del Fondaco sono presenti diverse attività legate al food e alla ristorazione.
La conferma della chiusura è arrivata direttamente da Hong Kong, dalla sede di Dfs con un comunicato. "Dopo un’attenta valutazione, il gruppo Dfs ha deciso di chiudere le attività commerciali presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e di non rinnovare il contratto di locazione, che scadrà a settembre 2025", riporta la nota ufficiale. A causare la decisione del mancato rinnovo sarebbe stata la decisione di mettere mano a una "ristrutturazione generale" dovuta "alla situazione e alle prospettive economiche molto critiche che Dfs e il settore del travel retail stanno affrontando a livello globale e, in particolare, ai risultati negativi del negozio di Venezia". La società ha aggiunto che "in questa fase di transizione, il nostro obiettivo primario è ridurre al minimo l'impatto sociale per il nostro personale. Ci impegniamo a tenere informati i nostri dipendenti durante tutto il processo, lavorando a stretto contatto con i sindacati e con le autorità competenti".
Proprio una di queste promette da subito di dare battaglia. Si tratta della società dei fratelli Raffaele e Massimiliano Alajmo che hanno investito 2 milioni di Euro per ristrutturare il loro ristorante "Amo" all'interno del Fontego e che ora si vedono sbattere la porta in faccia da Dfs Hong Kong. E non ci stanno. "Ho saputo solo due ore fa della decisione della società Dfs. Non da loro. -spiega Raffaele Alajmo-. Nessuna notizia ufficiale. Non escludo una coda giudiziaria perché se uno investe due milioni di Euro per un restyling firmato da Philippe Starck e poi l’immobile chiude, ci sarà da approfondire".
"Non abbiamo ancora le modalità -aggiunge Alajmo-, non abbiamo un piano B: so la cosa da due ore e non ho neanche avuto modo di pensare. Ma abbiamo rassicurato subito i 25 lavoratori: nessuno di loro resterà a piedi. Nel frattempo, cerchiamo di capire cosa è accaduto, perché, e quali saranno le ricadute per le imprese che hanno investito".
La parabola del Fondaco è del tutto inattesa, tra l'altro, visto che la struttura è stata riavviata nel 2016 al termine di una ristrutturazione commissionata sette anni prima, cioè nel 2008, da Edizione property, ossia dal braccio real estate del gruppo Benetton, ora nel portafoglio di Regia (holding del ramo facente capo a Gilberto Benetton) proprietario dell’immobile, allo studio olandese Oma di Rem Koolhaas, che dal 2013 ha lavorato fiancheggiato da Ippolito Pestellini Laparelli.
Nel palazzo duecentesco ci sono i franchising, gli affittuari e secondo i sindacati la ricaduta investe 500 persone a vario titolo: per tutte, vale la consegna del silenzio anche se sono immediatamente partite le convocazioni delle organizzazioni sindacali per mettere in campo tutte le iniziative possibili per salvaguardare il percorso professionale dei dipendenti.
"Ci confronteremo immediatamente con la Regione Veneto e con le altre istituzioni interessate dalla vertenza -spiega l'assessore comunale Venturini-. Ci amareggia il fatto di non aver ricevuto alcun tipo di preavviso, altrimenti come amministrazione comunale ci saremmo adoperati per individuare, insieme a tutti i soggetti coinvolti, possibili percorsi alternativi e diversi da una così drastica soluzione".
EFA News - European Food Agency