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G20, assist di Lula sulla fame nel mondo e Giorgia Meloni va in gol

A Rio de Janiero la premier firma "con convinzione" l'Alleanza globale contro la fame e la povertà

Assist di Lula e gol di Meloni. Non c'è niente di meglio che una sana metafora calcistica per descrivere in poche parole quello che sta accadendo al G20 di Rio de Janiero che si chiude oggi. Alla prima sessione della riunione, aperta dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva, proprio il leader brasiliano ha lanciato l'Alleanza globale contro la fame e la povertà. Un'iniziativa che conta già 148 adesioni, inclusi 82 Paesi, ma che è stata firmata "con convinzione" dall'Italia rappresentata dalla premier Giorgia Meloni. Non è roba da poco, visto che a questa "santa alleanza", se così si può dire vista l'entità dell posta in gioco e delle conseguenze (positive) che potrebbe avere soprattutto sui paesi più poveri, non tutti partecipano con entusiasmo. Non è certo un gran fautore dell'idea il premier argentino ultraliberista Xavier Millei (poco simpatizzante di Lula, per inciso), che ha firmato il patto "obtorto collo", dicono i bene informati, più che altro spinto dal suo amico francese Emmanuel Macron

D'altra parte anche dal Vaticano, in un messaggio al G20 Papa Bergoglio ha auspicato che l'Alleanza "possa avere un impatto significativo sugli sforzi per combattere fame e povertà", a partire "dalla proposta della Santa Sede, che chiede di riorientare i fondi assegnati alle armi e ad altre spese militari verso un fondo globale". 

Italia in prima fila contro la fame nel mondo

Una proposta sostenuta anche dalla messicana Claudia Sheinbaum, anche se a fare notizia è proprio l'Italia schierata "in prima fila" nella lotta a fame e povertà, che va affrontata pensando "fuori dagli schemi" e senza imporre modelli "precostituiti". Giorgia Meloni firmando l'atto si schiera se non proprio sulla "fascia sinistra", comunque "convintamente" dalla parte di Luiz Inacio Lula da Silva e della sua Alleanza globale: una sfida, quella alla fame, considerata "tra le più ambiziose" ma che "va combattuta". Lo ha ribadito la stessa premier, calcando la mano su una lotta che va intrapresa senza ricorrere al cibo sintetico che non farebbe che aumentare il gap tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra quel nord e quel sud del mondo che, invece, hanno destini "interconnessi" e devono mantenere il filo del "dialogo".

Sì alla ricerca, no al cibo sintetico

È "fondamentale il ruolo della ricerca ma "non per produrre cibo in laboratorio", ha detto Meloni: dare corda al cibo Frankenstein, ribadisce la premier, significherebbe andare verso un mondo nel quale "chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e a chi è povero verrà destinato quello sintetico". Un mondo, ha ribadito la premier, che non sarebbe quello "nel quale voglio vivere". Più chiara di così. Ricerca e tecnologia, dice, devono servire "non a sostituire l'agricoltura, ma a garantire colture sempre più resistenti" alle fitopatologie e agli eventi naturali estremi, e tecniche di coltivazione in grado di migliorare le produzioni e ridurne gli effetti negativi, come il consumo eccessivo di acqua. 

Il Piano Mattei e l'Africa

Tema, questo, che interessa soprattutto l'Africa, che possiede oltre il 60% delle terre arabili incolte del mondo: un "enorme potenziale" per la premier, che, se venisse liberato, potrebbe consentire non solo di sfamare la popolazione africana ma anche di contribuire alla sicurezza alimentare di altre nazioni e regioni del pianeta, oltre che creare valore e ricchezza. È la ragione, ha ricordato Meloni, per la quale un ampio segmento del Piano Mattei per l'Africa è dedicato "all'agricoltura e all'acqua", con progetti concreti che "già stanno dando i loro frutti" in Egitto, Algeria, Kenya, Tunisia, Etiopia, Costa d'Avorio e Mozambico. "Decisivo" è l'aspetto finanziario, ha aggiunto Meloni, sottolineando che l'Italia ha definito insieme alla Banca Africana di Sviluppo e alla Banca Mondiale strumenti finanziari per mobilitare ulteriori risorse.

Che il centro di gravità degli incontri in Brasile, per Meloni, rimanga l'Africa e il Piano Mattei, voluto come "pilastro" della sua politica estera, è emerso chiaramente anche negli sviluppi affrontati con il principe ereditario di Abu Dhabi Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan, con cui Meloni sta organizzando un business forum tra imprese italiane ed emiratine attive nei Paesi africani. Ma anche con "l'amico primo ministro" indiano Narendra Modi, con cui firma un nuovo atto: l'intesa già c'era, ma restava da mettere a punto gli ultimi dettagli per un Piano di azione che mira a rafforzare la collaborazione "a 360 gradi", economica, scientifica, sull'intelligenza artificiale ma anche su cultura e turismo.

Fil rouge tra G7 e G20

Tutto questo "schema d'attacco", per rimanere nella metafora calcistica, sulla fame nel mondo non è altro, per il presidente del Consiglio, che il ribadire una continuazione ideale tra il G20 di Rio e il G7 pugliese nel quale la sicurezza alimentare è stata una delle "sfide prioritarie" per la presidenza italiana che ha promosso l'Apulia Food Systems Iniziative, "iniziativa concreta a disposizione del G20". E Meloni non ha mancato l'occasione per ribadirlo ieri in Brasile, confermando che l'Italia "intende operare in sinergia" con l'Alleanza di Lula. La "cooperazione tra G7 e G20", ha sostenuto la premier, può essere "decisiva" per trovare "soluzioni concrete ed efficaci alla complessità delle sfide del nostro tempo", sfide che, è il ragionamento della premier, risultano sempre più "interconnesse". Ma sfide che dicono anche come "i problemi del Sud" siano "anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa". Per Meloni "l'interdipendenza dei nostri destini è un fatto" e impone di "ragionare fuori dagli schemi" del passato.

Il ruolo della cooperazione tra i due format

Davanti ai leader la premier italiana ha rivendicato con forza proprio la "cooperazione" tra i due formati internazionali, G7 e G20, come strumento "decisivo" per affrontare i problemi comuni, a partire da fame e povertà che si inaspriscono quando "gli scenari di crisi si moltiplicano". Lo conferma ce ne fosse bisogno, la nota ufficiale di Palazzo Chigi secondo cui "la presidente del Consiglio nel congratularsi per il lavoro portato avanti dalla presidenza brasiliana, ha espresso apprezzamento per la sinergia e la continuità assicurata dalle due presidenze, quella italiana del G7 e quella brasiliana del G20, sancita dalla condivisione delle priorità tematiche affrontate, a partire da sviluppo, transizione energetica e sicurezza alimentare". 

Bilaterale Italia-Brasile

Sul piano bilaterale Italia-Brasile, aggiunge la nota, è stata manifestata la comune volontà di continuare a lavorare per rafforzare il partenariato tra Roma e Brasilia: concludere, insomma, un nuovo Piano di azione del Partenariato Strategico Italia-Brasile per il quinquennio, individuando i settori prioritari sui quali focalizzare l'attenzione, a partire da quello economico-commerciale, avvalendosi anche della collaborazione della storica presenza della numerosa Comunità italiana in Brasile.

Il Sud del mondo

La mossa della presidente del Consiglio è, di fatto, un tentativo per aprire il consesso a quel Sud globale con cui bisogna evitare spaccature soprattutto in un momento così delicato per gli equilibri geopolitici. Sta tutto qui il senso dei ragionamenti nella delegazione italiana capitanata da Meloni che si è fatta avanti ("sta parlando con tutti", dicono i suoi) con il leader canadese Justin Trudeau chiedendogli di non dimenticare il continente africano tra le priorità del G7 nella prossima presidenza canadese, in un ideale passaggio del testimone.

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