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Bracconaggio: 100 denunciati per danni all'avifauna nelle Prealpi

Carabinieri Forestali arrestano quattro persone per detenzione illegale di armi

Sequestrati oltre 1000 dispositivi illegali di cattura e più di 1000 esemplari di animali vivi, poi liberati.

Si è conclusa l’operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali denominata “Pettirosso”, richiamando uno degli uccelli simbolo della migrazione autunnale, coordinata dal Reparto Operativo – Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali (Soarda) del Raggruppamento Carabinieri Cites, in sinergia con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo, Mantova, Padova, Verona e Vicenza e l’apporto di unità cinofile addestrate alla ricerca di armi, munizioni, strumenti di cattura, richiami acustici, fauna selvatica.

Come ogni anno, i Carabinieri Forestali sono scesi in campo per garantire la tutela delle specie di avifauna costrette a migrare da aree che diventano inospitali, per la riduzione di cibo e risorse disponibili, verso quelle di “svernamento”, situate nel bacino del mediterraneo e del continente africano. Centinaia di migliaia di uccelli che, guidati da un innato richiamo e percorrendo rotte ataviche, sfidano con resilienza non solo le avversità naturali, ma anche gli atti di bracconaggio.

La capillare attività di controllo del territorio svolta da Carabinieri Forestali nei territori delle Prealpi lombardo-venete ha condotto alla denuncia di 100 soggetti per reati perpetrati contro l’avifauna selvatica, a 4 arresti per detenzione di arma clandestina e detenzione illegale di armi ed al sequestro di quasi 1.400 uccelli abbattuti ed oltre 1.000 esemplari vivi catturati illegalmente. Sono stati, inoltre, sequestrati 1.029 dispositivi di cattura illegale, 153 reti da uccellagione, 98 armi e 17.157 munizioni.

Tra i principali reati accertati, quelli di furto aggravato di fauna selvatica (bene indisponibile dello Stato), ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi vietati, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni.

Gli strumenti illegali maggiormente utilizzati dai bracconieri risultano ancora essere richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, reti da uccellagione, gabbie-trappola o, nei casi peggiori, archetti e trappole metalliche in grado di imprimere gravi sofferenze alla fauna, lasciata viva e agonizzante per ore.

Il sequestro di 1.182 “trappole di morte” evidenzia la gravità del fenomeno, in quanto il prelievo massivo e non selettivo implica un’alterazione dell’equilibrio esistente tra le specie viventi e i loro habitat, dovuta alla ferocia dall’attività antropica illecita, che rappresenta un pericolo per l’ecosistema e per il potenziale danno ambientale che ne discende.

La maggioranza degli esemplari vivi di avifauna sequestrati presentava anelli visibilmente manomessi, condizione questa che presuppone l’immissione sul mercato di centinaia di esemplari presumibilmente catturati in natura e inanellati abusivamente, prima di essere venduti o utilizzati come “richiami vivi”, la cui lecita detenzione richiede invece l’apposizione di un anello cilindrico inamovibile in metallo.

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