Coop/2. Stimata lieve crescita del largo consumo
Manager Gdo prevedono boom dei discount (+85%) e dell'e-commerce (+57%)
Incerti e preoccupati per quanto potrà accadere prossimi dodici mesi, certo consapevoli che le loro azioni poco potranno incidere sulle grandi vicende globali, secondo il Rapporto Coop 2024 (leggi notizia EFA News), gli italiani si acconciano a questa nuova realtà e ripiegano su sé stessi e sul loro privato. La famiglia è così al centro dei propri desiderata per l’anno appena iniziato (stare di più con la famiglia è il progetto indicato dal 75% degli intervistati con un +25% rispetto all’anno precedente) e la tranquillità e l’armonia gli obiettivi da raggiungere (per il 25%), senza però dimenticare il successo e la realizzazione di sé scelti dal 16%. Propositi più o meno trasversali a tutte le età, anche a costo di rinunciare nel 2025 a valori come generosità e altruismo che pur ci avevano guidato nell’anno appena trascorso (-8% degli italiani dichiara questi riferimenti valoriali da un anno all’altro). Insomma, in prospettiva, gli italiani vogliono diventare più individualisti ed ego referenziali, (nemmeno l’integrità e gli ideali se la passano troppo bene e perdono 5 punti percentuali dal 2024 al 2025) e conseguentemente intenti a curare la propria dimensione personale. In vetta alle tendenze in crescita nel nuovo anno, troviamo oltre al classico andare di più a piedi, anche fare sport e attività fisica, realizzare escursioni nella natura e leggere più spesso libri e riviste. Una vita più "zen" in sostanza. Anche se molti dei desiderata rimangono tali come l’idea di trasferirsi in un'altra città o all’estero, mettersi in proprio o riprendere gli studi.
Questa ricorrente – e forse quasi ossessiva – attenzione alla propria dimensione personale sembra associarsi ad un atteggiamento rinunciatario verso una più solida prospettiva futura. Per impossibilità – e in qualche caso anche per scelta – gli italiani sembrano prigionieri del loro presente, e rinunciano sì a comprare la casa o anche solo l’auto, a cambiare lavoro o città, ma anche a sposarsi e mettere al mondo un figlio. Le intenzioni di nuove unioni o nuova genitorialità sono nei programmi di solo il 6% degli intervistati e stessa percentuale per coloro che pensano di sposarsi (4% tra i 18-29 enni). Un qui e ora molto pragmatico, una sorta di antidoto contro la preoccupazione.
Benessere e casalinghitudine regnano sovrani anche quando si delineano le tendenze sul cibo; sempre più home dining e long cooking con il consumo domestico in crescita nelle intenzioni e quello fuori casa rimasto appannaggio dei più abbienti (se la upper class sale di 13 punti, la lower indietreggia di 35 e anche la classe media mostra segnali di fatica attestandosi su -14). In linea con questa tendenza il 71% privilegerà piatti dalle preparazioni lunghe a discapito dell’acquisto di piatti pronti, mentre il cibo preferito sarà salutare (66%), semplice (53%) e tradizionale (51%). E infatti nella crescita delle intenzioni di consumo alimentare prevalgono (almeno nelle intenzioni) le diete più salubri con un maggior contenuto di verdure (31%), frutta (28%) e pesce (23%), mentre appaiono in calo soprattutto salumi (33%), dolci (29%), carni rosse (29%) e bevande alcoliche (24%). Avanguardia di queste tendenze i giovani (18-25enni) che dichiarano di voler acquistare nel 2025 cibo plant-based o comunque di origine vegetale nell’85% dei casi contro il 70% degli over 26 (26-70enni). Interessati anche al senza glutine più degli altri (29% vs 46%), si lasciano tentare più spesso anche dal ready to eat (76% vs 65%). E anche sulla tavola domestica pesano più che mai le differenze sociali ed economiche che si acuiscono in tutto il Paese. Se sono tutte in crescita le previsioni di spesa dell’upper class, le famiglie con redditi più contenuti si vedono costrette a immaginare qualche sacrificio sulla spesa di verdura, frutta e pesce. E nelle strategie di risparmio comunque indicate dalle famiglie persiste il ricorso alla Mdd (il 29% ne aumenterà gli acquisti) e la frequentazione dei discount (lo farà di più il 24%).
Le imprese della filiera alimentare italiana, secondo i manager Food & Beverage, sanno che dovranno affrontare un anno molto complesso, con una crescita delle vendite a valore nel Largo Consumo Confezionato del +1,3% rispetto al 2024. Sulle imprese potrebbe pesare il rischio di un aumento dei costi, oltre a dover sicuramente fare fronte al cambiamento dei modelli di consumo delle famiglie e forse anche attrezzarsi per superare la possibile adozione a livello internazionale di misure protezionistiche. Molti rischi, ma anche opportunità legate a una migliore gestione della supply chain, una riduzione dei costi ed un’implementazione proficua dell’utilizzo della AI.
Ma la vera novità del 2025 sembra essere una rinnovata attenzione al capitale umano (lo dichiara quasi un manager su due) pensando a investimenti in formazione, miglioramento delle condizioni contrattuali e potenziamento delle politiche di welfare. Il tutto in un contesto in cui la Gdo dovrà ancora fare i conti con una ulteriore crescita delle tensioni competitive. In particolare, i manager di settore prevedono una ulteriore crescita nel 2025 del discount, (secondo l’84% degli opinion leader), dell’e-commerce (in miglioramento per il 57%) dei drugstore (meglio per il 35%) e dei superstore (33%).
Lo strumento per rispondere al meglio alle necessità di un consumatore sempre molto attento al portafoglio ma anche alla qualità, sarà poi secondo tutti il prodotto a marchio: prevista in crescita nei prossimi mesi per l’85% dei manager, che interrogati su una previsione hanno ipotizzato che la quota di mercato di questi prodotti potrà aumentare di qui ai prossimi 5/10 anni di 6 ulteriori punti percentuali (dal 23% al 29%).
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EFA News - European Food Agency