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Formaggio a latte crudo, nuovo caso in Trentino

Bimbo di 9 anni all'ospedale probabilmente per avere mangiato Puzzone di Moena

Il formaggio a latte crudo colpisce ancora. Dopo il tragico decesso di Elia Damonte, il bambino di Arenzano, nel ponente ligure, morto a soli tre anni nel maggio scorso per gli effetti della Seu, la sindrome emolitico-uremica, sviluppata probabilmente dopo aver mangiato formaggio non pastorizzato in montagna, ecco arrivare un altro caso, per fortuna con esito non così drammatico. Questa volta è il Trentino Alto Adige il palcoscenico dell'incidente che ha visto protagonista un bambino di 9 anni che per fortuna, come dicevamo, non è in pericolo di vita ed è stato ricoverato solo un paio di giorni. 

Il caso è stato reso noto dall'Apss, il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento che, in una nota pubblicata domenica 12 gennaio scorso ha parlato di un "caso di infezione intestinale di origine alimentare: si raccomanda di non somministrare ai bambini formaggi a latte crudo". Nella nota, l'Apss sottolinea: "è stato segnalato al Dipartimento di prevenzione di Apss un caso di infezione intestinale di origine alimentare in un bambino di 9 anni. L’indagine epidemiologica condotta per riconoscere la fonte di infezione ha evidenziato una probabile correlazione con il consumo di un formaggio prodotto a partire da latte crudo (non pastorizzato). Il lotto del formaggio interessato (Puzzone) è stato prontamente ritirato dal commercio. Si raccomanda a chi avesse acquistato nell’ultimo periodo questa tipologia di formaggio di non somministrarlo ai bambini, alle donne in gravidanza e alle persone con depressione del sistema immunitario". 

"Il latte crudo utilizzato per produrre questi formaggi -spiega la nota- non ha subito trattamenti termici come la bollitura o la pastorizzazione che consentono di controllare eventuali germi patogeni che si possono trovare nel latte dopo la mungitura e che possono comportare un rischio per la salute per i bambini di età inferiore a 10 anni, per le donne in gravidanza e per le persone con depressione del sistema immunitario".

Il lotto è stato prodotto dal Caseificio sociale di Predazzo e Moena di Predazzo (trento) che ha ritirato dal commercio il 27/11/ 2024 ben 23 lotti a forma intera per "possibile presenza di Escherichiacoli Stec" con la raccomandazione per chi lo avesse acquistato di "non consumarlo e riportarlo ai fornitori". Quello "incriminato" in questi giorni, sarebbe proprio uno dei lotti dello stesso formaggio richiamato a fine novembre 2024, sempre per la presenza di Escherichia coli Stec. L’Aspp di Trento ha spiegato che 5 forme erano risultate negative alle controanalisi ed erano state rimesse in vendita alcuni lotti, per un totale di una cinquantina di forme: purtroppo, però, l’Escherichia coli Stec può distribuirsi in maniera disomogenea all’interno di uno stesso lotto, o addirittura una stessa forma, e "sfuggire" alle analisi. Il caseificio, nel frattempo, ha aggiornato le etichette del formaggio venduto in zona con l’indicazione: “Non adatto a bambini con meno di dieci anni, donne in gravidanza e persone immunodepresse”. 

Tra le conseguenze più gravi dell’infezione da Escherichiacoli Stec c’è la sindrome emolitico-uremica (SEU), che colpisce soprattutto i bambini sotto i 5 anni di età: si tratta di una patologia caratterizzata da danno renale acuto, anemia emolitica causata dalla rottura dei globuli rossi e un basso numero di piastrine nel sangue (piastrinopenia). In alcuni casi la Seu può portare alla morte. Lo scorso novembre aveva fatto notizia un caso di sindrome emolitico-uremica, che aveva colpito una bambina di un anno di Cortina d’Ampezzo: in quel caso, il prodotto coinvolto era il formaggio Saporito della Val di Fassa, sempre prodotto dal Caseificio sociale di Predazzo e Moena S.c.a., anch’esso realizzato con latte crudo e anch'esso ritirato dal mercato il 26/11/2024 (in 50 lotti) con la motivazione: "possibile presenza di Escherichiacoli-Stec" e la raccomandazione a chi avesse acquistato il prodotto di "non consumarlo e riportarlo al fornitore".

I casi di sindrome emolitico uremica in Italia non sono poi così rari: tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024 l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato infatti 68 casi di SEU, 67 dei quali in età pediatrica: anche per questo pare imminente l’obbligo di riportare sulle etichette dei formaggi prodotti con latte crudo l’indicazione del rischio legato al loro consumo, come hanno ribadito due parlamentari liguri, Matteo Rosso (Fratelli d’Italia) e il senatore Lorenzo Basso (Partito Democratico) che hanno attivato una proposta di legge per introdurre l’obbligo di indicare sulla confezione dei prodotti caseari a latte crudo freschi o di media stagionatura il rischio per la salute dei bambini di età inferiore ai 10 anni in maniera visibile e chiaramente leggibile (leggi notizia EFA News). 

Fc - 47023

EFA News - European Food Agency
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