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Influenza aviaria dai polli alle mucche: niente panico

Esperti dell'Imperial College di Londra gettano acqua sul fuoco

Le mucche dell'Ue e del Regno Unito potranno contrarre l'influenza aviaria HN51? Quanto sono sicure le mucche dell'Ue dall'influenza aviaria? Sono solo alcune delle domande ricorrenti in questi giorni soprattutto dopo che la Fao, a fine dicembre, ha pubblicato le nuove linee guida che consigliano ai suoi membri come implementare programmi di sorveglianza efficaci per la diagnosi precoce dell'influenza nei bovini (leggi notizia EFA News). Le nuove linee guida della Fao sottolineano il ruolo fondamentale dei sistemi di sorveglianza passiva efficaci che incoraggiano la segnalazione di casi sospetti da parte di allevatori e veterinari. I settori agroalimentari europei, ma soprattutto quelli americani dove l'infezione sembra avere preso piede in maniera preoccupante, soprattutto in California (leggi notizia EFA Newsdevono insomma rafforzare i loro protocolli di sicurezza e comunicazione contro l'H5N1.

"Il recente passaggio dell'influenza aviaria dal pollame alle mucche non è una ragione sufficiente per scatenare il panico, anche se si tratta di un 'piccolo passo' in avanti", avverte Thom Rawson dell'Istituto Jameel dell'Imperial College di Londra. Un passo simile, sottolinea l'esperto, è stato fatto quando l'H5N1 è stato trovato nelle mucche statunitensi l'anno scorso, in un'area di interesse che è il monitoraggio dell'agente patogeno, in particolare all'interno degli allevamenti di pollame commerciale. “Se un anno e mezzo fa mi aveste chiesto se l'H5N1 fosse passato nei bovini, vi avrei risposto che non era assolutamente possibile. Le mucche non prendono questa influenza”, afferma Rawson il quale tuttavia ritiene che l'agricoltura, l'alimentazione e il mondo abbiano fatto un passo avanti verso livelli di panico più elevati perché “ogni volta che un agente patogeno passa a un altro serbatoio, si crea un nuovo potenziale problema. È anche umiliante che queste sorprese ci colgano alla sprovvista”, afferma.

E invece i casi stiano aumentando anche ora, con aziende agricole in Scozia che hanno riportato infezioni: eppure, sostiene l'esperto, e con lui l'Efsa europea, per esempio (leggi notizia EFA News) quest'anno non è stato così grave come i precedenti.

Perché le mucche infette da H5N1 negli Stati Uniti preoccupano Rawson e i suoi colleghi? “Il bestiame è più pratico del pollame -spiega l'esperto-. Nel pollame c'è più automazione, ma gli allevatori tendono a essere più coinvolti con il bestiame”. Questo aumenta il rischio che i lavoratori contraggano l'influenza aviaria, mentre i casi di contagio da uccello a uomo rimangono bassi grazie alla capacità degli allevatori di limitare i contatti.

Non si sa come l'influenza aviaria sia passata alle mucche. Tuttavia, è stato scoperto che le mammelle o i tessuti mammari delle mucche sono simili al tessuto intestinale dei polli e al tessuto polmonare umano. Gli esperti ritengono possibile che una mucca sia entrata in contatto con le feci di uccelli infetti, sdraiandosi su di esse. L'infezione sarebbe stata causata dal contatto con la mammella della mucca. Le attrezzature nelle sale di mungitura sarebbero state contaminate e l'infezione sarebbe passata da una mucca all'altra.
I sistemi di tracciabilità degli animali da allevamento negli Stati Uniti, in particolare per i bovini, non sono così rigorosi come quelli dell'Europa e del Regno Unito, particolarmente severi dopo la devastante epidemia di BSE degli anni Novanta.

In risposta all'H5N1 individuato nelle mucche, i cui casi si sono attestati a 917 la scorsa settimana, l'Usda, il dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, ha lanciato un programma di monitoraggio e tracciamento volontario. Tuttavia, delle 36.000 mandrie statunitensi solo 75 hanno aderito al sistema. L'amministrazione Biden ha inoltre annunciato un fondo di quasi 2 miliardi di dollari per combattere e fermare la diffusione del virus negli animali, di cui 1,5 milioni di dollari andranno all'Usda.

In Europa aleggia la domanda, pertinente, circa il dubbio se le mucche dell'UE saranno infettate dall'HN51? “È molto improbabile che si diffonda dagli Stati Uniti all'UE”, afferma Rawson a proposito della variante riscontrata nelle mucche. Impedire un incrocio tra uccelli e mucche in Europa sarebbe anche, sulla carta, facile da controllare e si tratterebbe di sanificare correttamente le attrezzature per la mungitura. “Ora che sappiamo che le mammelle delle mucche hanno questi recettori, è plausibile che un evento del genere si verifichi anche altrove: è qualcosa che bisogna pensare possa accadere”, spiega Rawson, secondo il quale l'Europa potrebbe avere casi simili di infezioni da uccello a mucca. 

I latticini contaminati dall'H5N1 possono essere puliti con la pastorizzazione: non a caso, le autorità sanitarie statunitensi stanno attualmente testando formaggi e prodotti non pastorizzati. Il modo più efficace per controllare l'infezione e la diffusione dell'influenza aviaria, tuttavia, è la comunicazione, secondo Rawson. "I casi di H5N1 nelle mucche negli Stati Uniti dimostrano la reale necessità di mantenere un buon rapporto tra aziende agricole, governo e industria -dice l'esperto-. Un rapporto, fatto di comuncazione appunto, che negli Stati Uniti non sembra così efficace come nell'Ue”.

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EFA News - European Food Agency
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