L'Ue trema per lo scandalo delle lobby green
Un miliardo di euro di fondi pubblici per finanziare lobbysti verdi: nella bufera l'ex commissario Timmermans
Un miliardo di Euro. Sarebbe questa l'entità del fiume di denaro destinato ai sussidi per il clima e l’ambiente e invece utilizzato da Bruxelles per finanziare una “lobby ombra” legata al Green. Il 2025 dell'Ue, dunque, si apre con quello che potrebbe rivelarsi uno dei più grandi scandali mai scoperti finora. Secondo indiscrezioni di stampa provenienti da un'inchiesta dell'autorevole quotidiano olandese De Telegraaf, al centro della bufera ci sono contratti di sovvenzione stipulati con organizzazioni ambientaliste, tra cui l’European Environmental Bureau (EEB), che raggruppa diverse sigle ecologiste europee. Un fiume di denaro di fondi pubblici comunicati utilizzato impropriamente, sembra, per influenzare il dibattito politico, in particolare sull’agenda verde.
A questi enti, secondo quanto riportato da quello che è uno dei più antichi quotidiani dei Paesi Bassi, sarebbe stato esplicitamente richiesto di fornire esempi concreti di come il loro lavoro di lobbying avesse reso più ambiziosi i testi legislativi in materia ambientale. Il sospetto è che un miliardo di soldi pubblici sia stato utilizzato non per l’utilità generale, ma per conseguire obiettivi politici di influenza legislativa. Nelle maglie dell'inchiesta si sarebbe impigliata, per esempio, persino la controversa legge sul ripristino della natura, promossa dall’ex Eurocommissario Frans Timmermans, socialista e paladino dell’ideologia Green: sarebbe stata “spinta” da una coalizione di 185 organizzazioni ambientaliste finanziate con i fondi UE. La “Legge natura”, lo ricordiamo, obbliga a ripristinare la situazione di natura, preesistente, in una parte del territorio della UE, demolendo dighe e ripristinando paludi, con danno per l’attività agricola e per la sicurezza urbana.
Per anni, insomma, la Commissione europea avrebbe sovvenzionato club ambientalisti con il mandato di fare lobby per i piani verdi dell'ex commissario europeo Timmermans, riporta il Telegraaf. Se venisse confermato, lo scandalo, sempre secondo il più antico quotidiano olandese, minerebbe non poco la "credibilità dell'amministrazione europea" che verrebbe di fatto compromessa da quello che viene già definito "lo "scandalo delle lobby", in cui le organizzazioni ambientaliste potrebbero essere state pagate dalla Commissione europea per promuovere le politiche verdi.
Un affaire che sta erodendo la credibilità della governance europea, secondo Bas Batelaan managing partners di Public Matters, società di consulenza nel settore degli affari pubblici e delle lobby nei Paesi Bassi e a Bruxzelles, specializzata nella comunicazione strategica. “Abbiamo bisogno .-dice il manager riportato dal Telegraaf- di regole rigorose che delimitino chiaramente il ruolo che le organizzazioni della società civile possono svolgere nel processo di elaborazione delle politiche”.
L’eurodeputato Dirk Gotink parla apertamente di “liste di lobby con nomi di politici da contattare”: proprio lui, insieme ad altri colleghi, sta indagando sui contratti stipulati negli ultimi cinque anni, parlando di una “collusione altamente orchestrata tra la coalizione verde guidata da Timmermans e la maggioranza di sinistra dell’Europarlamento”. “Si tratta di una mela marcia o di un’abitudine diffusa?”, si chiede Gotink, ipotizzando che simili pratiche possano riguardare anche altri temi, come la migrazione.
D'altronde, non è la prima volta che emergono segnali di un tentativo di Bruxelles di far passare la propria agenda verde attraverso finanziamenti mirati di carattere politico: nel 2023, erano state segnalate pressioni su aziende affinché influenzassero i politici europarlamentari più scettici sulla legge per il ripristino della natura, legge che aveva incontrato forti resistenze, soprattutto nei Paesi Bassi.
Quella delle spinte da parte delle lobby verdi è diventata una pratica diffusa, sembra di capire, tanto che nell’autunno scorso, una direttiva ha imposto al movimento ambientalista il divieto di fare lobbying con i soldi delle sovvenzioni presso le istituzioni UE, ma è tardi, i bui sono già scappati dalla stalla.
Intanto l’EEB si difende e sottolinea la necessità di risorse per far sentire la voce dei cittadini in una democrazia e rimarcando il ruolo positivo svolto nel rafforzare la reputazione dell’UE come leader nella transizione ecologica. Fatto sta che, con questo polverone, adesso gli ambientalisti temono di perdere sovvenzioni fisse per 15,5 milioni di Euro all’anno. L’Eurocommissario Piotr Serafin, appena nominato, definisce “inaccettabili” i contratti di lobbying e promette di porre fine a tali pratiche. “È inopportuno stipulare accordi che obbligano le ONG a fare pressioni sui deputati europei -spiega Serafin-. Purtroppo, tali pratiche si sono verificate in passato e devono essere sradicate.”
EFA News - European Food Agency