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Trentino: prodotte oltre 311 ton olio, con resa del 10,95%

Campagna 2024 condizionata da meteo sfavorevole, raccolto di scarsa quantità ma buona qualità

Il 2024 sarà ricordato in provincia di Trento per una ottima produzione di olive, olio di buona qualità, ma scarsa quantità. In tutto il Nord Italia le rese sono state basse, a causa dell'andamento meteorologico sfavorevole. I dati sono emersi durante la quinta giornata tecnica delle regioni produttive del Nord Italia e della Slovenia, che si è svolta ieri presso l'auditorium dell'oratorio di Arco, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach. Nel corso dell'incontro si è fatto il punto su gestione e difesa in campo, sono stati illustrati i principali aiuti disponibili per il settore olivicolo su bandi provinciali e l’analisi economica della coltura.

Nel 2024 sono state conferite nei frantoi dell’Alto Garda trentino 2.845 tonnellate di olive, che hanno prodotto 311,4 tonnellate di olio, con una resa del 10,95% (0,146% sul nazionale). L’assenza di problemi parassitari e la raccolta molto veloce perché concentrata in poche settimane hanno garantito una buona qualità dell’olio, anche se non particolarmente ricco di polifenoli. Relativamente alle malattie fungine del nord Italia si segnala un aumento del cicloconio e della piombatura. L’occhio di pavone si è diffuso sulle varietà maggiormente sensibili; la tignola non ha determinato problemi, mentre la margaronia ha causato danni, anche significativi. Nell’areale sloveno si stanno conducendo importanti studi sugli acari eriofidi e su come possano influire in maniera significativa sull’allegagione nell’oliveto. Anche nell’area litoranea giuliana italiana ne è stata appurata la presenza.

Sono stati presentati anche alcuni studi in tema di difesa sostenibile con polveri di roccia, (caolino e zeolite), riconosciute in campo olivicolo per il loro effetto mitigatore contro agenti di danno, tra cui la Mosca dell’olivo e cimice asiatica, e per i loro benefici nel contrastare gli stress abiotici, migliorando in alcuni casi la resa e le proprietà nutrizionali dell’olio.Focus anche sul ritrovamento tre anni fa in Slovenia di Aculus olearius Castagnoli, acaro della famiglia degli eriofidi, precedentemente già trovata in Italia e Spagna e in alcuni altri paesi del Mediterraneo, che porta a imbrunimento dei boccioli fiorali, essiccamento dei fiori, deformazione delle foglie e dei germogli, contribuendo alla cascola prematura delle olive.

Spazio poi alla cecidomia dell’olivo in Liguria, un dittero le cui larve penetrano nei tessuti vegetali, compromettendo l'attività delle foglie, limitando così la produzione. Le infestazioni hanno riguardato diverse regioni del centro Italia, solo in alcuni casi contenute dal contestuale aumento dei parassitoidi specifici.

Presentate, infine, le prove in campo contro Pseudomonas savastanoi pv savastanoi, chiamato comunemente rogna dell’olivo, una patologia di origine batterica in forte espansione in tutto l’areale olivicolo del nord Italia. Le recenti restrizioni europee nell’impiego del rame hanno stimolato l’attivazione di una prova di campo, allo scopo di trovare sostanze alternative. Sono stati testati prodotti corroboranti, preparati microbiologici e prodotti a base di microelementi. I risultati, dopo due anni di sperimentazione, evidenziano una minore incidenza di cancri sulle piante trattate.

Spazio anche alle prove di potatura per contrastare l’alternanza produttiva, ai costi di produzione con la presentazione della indagine Fem che ha coinvolto 35 aziende olivicole e ai finanziamenti disponibili per il settore su bandi provinciali, che puntano a limitare l’abbandono delle aree olivicole coltivate e a sostenere i giovani in agricoltura.

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EFA News - European Food Agency
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