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Giornata contro gli sprechi/2. Ispra, l'Italia butta sempre più cibo

Consumata inutilmente due terzi dell’energia alimentare prodotta: tra 2015 e 2021, cibo nella spazzatura +17%

Una quota compresa tra l'8% e il 10% delle emissioni globali di gas serra sono associate al cibo che non viene consumato. Lo ricorda Ispra in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare sottolineando che la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari è stata identificata come un mezzo essenziale per migliorare la sicurezza alimentare riducendo al contempo la pressione sulle risorse naturali.

Proprio oggi, in occasione della celebrazione, Ispra ha pubblicato l'aggiornamento sullo Spreco alimentare in Italia in base ai dati degli indicatori 2025: ebbene, i risultati indicano che sono sprecati circa due terzi dell’energia alimentare prodotta. Da ciò deriva che è prodotto il triplo di quanto mediamente è necessario e viene distribuito iniquamente e sprecato. "Il fatto che quantità sostanziali di alimenti siano prodotti ma non mangiati dagli esseri umani -sottolinea il report Ispra- ha impatti negativi sostanziali: ambientali, sociali ed economici. La riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari è stata identificata come un mezzo essenziale per migliorare la sicurezza alimentare riducendo al contempo la pressione sulle risorse naturali".

L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, prosegue il report Ispra, riconoscendo che la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari è un "mezzo essenziale per raggiungere la sicurezza alimentare riducendo al contempo la pressione sulle risorse naturali", chiede ai Paesi di ridurre entro il 2030, rispetto ai valori del 2015, le perdite di cibo nelle filiere di produzione e di fornitura, comprese le perdite post-raccolto, e dimezzare i rifiuti alimentari pro-capite (misurato in kcal/persona/giorno) a livello di vendita al dettaglio e di consumo. Purtroppo, nota il rapporto, "sebbene consapevolezza e sforzi siano aumentati, lo spreco alimentare non è diminuito: rispetto alle prime stime globali della FAO nel 2011 (1,3 miliardi di tonnellate), studi recenti che considerano anche le perdite in campo riportano che lo spreco alimentare ammontino a 2,5 miliardi di tonnellate, pari al 40% della produzione".

L’aggiornamento sullo Spreco alimentare in Italia in base ai dati degli indicatori 2025 conferma che, in termini di kcal/persona/giorno, nel nostro Paese si è verificato un aumento degli sprechi del 17% tra il 2015 e il 2021: a fronte di una riduzione della popolazione del 2,7% lo spreco del Paese (kcal/giorno) aumenta, invece, del 14%.

Lo spreco edibile negli allevamenti, aggiunge il report Ispra, rappresenta la componente maggiore: circa due terzi dello spreco totale, con un'inefficienza del 77% nella conversione in derivati animali. La disponibilità di prodotti animali per il consumo aumenta del 19% fino a circa un terzo di quella complessiva, ben oltre quanto raccomandato dalle Organizzazioni internazionali di tutela della salute. 

Gli sprechi lungo la filiera tra produzione e consumo aumentano del 6%. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 indicano di ridurre gli sprechi produttivi e dimezzare quelli nel consumo: invece, sottolinea Ispra, i primi crescono del 2%, i secondi aumentano del 9%. Una caloria ogni tre disponibili al consumo viene sprecata nelle fasi di vendita e alimentazione: ogni 5 calorie consumate una è in eccesso rispetto ai fabbisogni medi raccomandati, con una forte crescita del 32%. In Italia, non a caso, sottolinea Ispra, circa il 43% della popolazione adulta è in sovrappeso o obesa: principalmente per il consumo di prodotti industriali ultraprocessati a base di cereali, zuccheri, sali e grassi insaturi. Secondo Ispra, si può stimare che più di un italiano su due soffra gravi problemi nutrizionali (sovrappeso, malnutrizione, denutrizione) con probabilità di sviluppare tra l’altro cancro, diabete, danni cardiovascolari, sindromi metaboliche.

L'impronta ecologica dei sistemi alimentari è da sola pari all'intera biocapacità italiana (possibilità del territorio di rigenerare risorse e trasformare scarti). Lo spreco sistemico ne occupa più del 50% con impatti devastanti su biodiversità, acque, suoli, clima. Ciò in gran parte nelle fasi di produzione intensiva e importazione (60%) più che in quelle di consumo o smaltimento degli sprechi. La sicurezza alimentare è intaccata poiché il tasso di auto-approvvigionamento è sotto l'80%, addirittura circa il 50% considerando gli input per allevamenti. Le importazioni sono soprattutto olio di palma e frumento, soia e mais per mangimi, ma ormai anche frutta e verdura in parte non trascurabile. 

Di converso, nota Ispra, rispetto ai sistemi convenzionali, si osserva un miglior uso delle risorse e una riduzione media degli sprechi del 67% nei sistemi alimentari regionali, biologici, a medio-piccola scala, per es. mercati locali degli agricoltori bio. Fino al 90% in meno in reti agroecologiche, locali, mutuali, a piccola scala, come accade per esempio nella CSA, l'agricoltura supportata da comunità o nei Gruppi di Acquisto Solidali. Purtroppo, però, solo il 3% circa dell'alimentazione riesce a passare stabilmente dalle filiere corte, "nonostante incontrino elevata preferenza da parte della popolazione".

Fc - 47730

EFA News - European Food Agency
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