Passaggio a Nord Ovest, Atlante invita a "muoversi presto"
Intervista con Natasha Linhart, ad dell'azienda bolognese di import-export alimentare made in Italy

Passaggio a Nord Ovest. Finora, è stato soprattutto il titolo di un romanzo di Kenneth Roberts del 1937. Oggi più che mai, è una rotta navale che collega gli oceani Atlantico e Pacifico, passando attraverso l'arcipelago artico canadese all'interno del Mar Glaciale Artico. Di fatto stiamo parlando delle nuove rotte polari commerciali alternative a quelle tradizionali che passano per le regioni tropicali. Costo dei noli e colli di bottiglia vari spingono in questa direzione. Dal Canale di Suez, per esempio, passa il 12% delle merci sfuse globali e il 30% dei container, ma diventa sempre meno percorribile come il Canale di Panama, lo stretto di Hormuz o lo stretto di Malacca.
E allora ecco che si fa avanti la Northern sea route (Nsr), la via marittima che attraversa l’Oceano Artico lungo la costa nord della Russia, finora scorciatoia stagionale tra l’Europa e l’Asia. Secondo uno studio della Brown University le rotte artiche garantirebbero tempi di transito ridotti di circa 14-20 giorni, con una riduzione delle emissioni di gas serra delle navi di circa il 24%. Non è un caso che il 47° presidente Usa Donald Trump voglia la Groenlandia (e il Canada). E rivoglia Panama: perché se passa la rotta artica, la Groenlandia diventa transito fondamentale (e si paga dazio).
Non è un caso nemmeno che la Russia si sia già buttata sull'osso da tempo: nel 2024, le merci in transito hano raggiunto 3 milioni di tonnellate, circa il 50% in più rispetto al 2023. I porti nell’Artico sono in fase di ammodernamento e ne vengono costruiti di nuovi. Anche la Cina si dà parecchio da fare: secondo il Center for High North Logistics, il principale corridoio marittimo dell’Artico ha visto 75 spedizioni in transito per un totale di 2,1 milioni di tonnellate di merci solo nel 2023. Messe così le cose, si potrebbe quasi elaborare una teoria semi complottistica che potrebbe suonare così: la nuova amministrazione americana trama un accordo sia con la Russia che con la Cina. Storicamente il ‘back yard’ degli Stati Uniti è sempre stato il centro-sud america e il Canada. Chiaramente incluso il Venezuela dove il presidente Maduro è una spina nel fianco degli Usa. Se Trump riesce a riprendere il controllo totale del Panama e del canale, anche se la Cina ha già investito pesantemente in zona, e se riesce a prendersi il controllo della Rotta Artica, attraverso l’annessione della Groenlandia (dove già ci sono basi militari Usa importanti con il consenso della Danimarca e dove nella capitale Nuuk il 28 novembre 2024 è atterrato il primo volo diretto internazionale, per ora passeggeri, ma che potrebbe diventare un volo cargo), ecco che il 49° presidente potrebbe, in cambio: liquidare ancora più velocemente la situazione Ucraina, con soddisfazione per la Russia e lasciare libera la Cina di riprendersi Taiwan.
Anche alla luce di tutto questo scenario fanta-geo-politico-globale è necessario “muoversi prima”, come dice Natasha Linart ceo di Atlante, piattaforma leader nell'approvvigionamento di referenze estere importate in Italia. “Le rotte artiche possono offrire risparmi sui costi di trasporto visto che si possono accorciare le distanze -spiega Linhart- Per esempio, Shanghai-Rotterdam attraverso la NSR è circa il 30%-40% più breve che attraverso il Canale di Suez. Ciò significa un minor consumo di carburante e tempi di consegna più rapidi. Ci sono anche le tasse che si pagano per transitare canali importanti come quello di Suez e quello di Panama. Per Suez si paga anche 500.000 dollari per far transitare una nave portacontainer: le rotte artiche possano far risparmiare carburante e tempo, in futuro si potrebbe ipotizzare un risparmio del 30-40%”.
Un futuro vicino, viste le difficoltà del momento. “Siamo alle prese -prosegue Linhart- con tempo e costi di trasporto via mare ormai fuori controllo. Il costo dei noli negli ultimi 2 anni è passato da 2 mila Euro a container da Shanghai a Genova a 12 mila Euro per poi riposizionarsi ora tra 3 e 4 mila Euro ma c'è sempre il rischio di nuovi rialzi e un allungamento dei tempi di consegna di 4 settimane per via della non percorribilità del Canale di Suez". E infatti, al 23 gennaio 2025, i noli Shanghai-Genova sono andati a quota 4.562 dollari, la scorsa settimana erano a 4.236 dollari in lieve ribasso.
Nel frattempo Atlante tiene fede al suo nome e si espande verso oriente. “Da qualche anno lavoriamo con il Giappone - spiega Linmhart - e contiamo di espanderci in quel mercato anche con prodotti italiani di qualità: abbiamo inventato per loro alcuni tipi di pesto, per fare un risotto col loro riso. Con la Corea lavoriamo sul foodservice con prodotti che utilizano nelle loro cucine come pasta pomodoro, sughi pronti, pesti, aceto balsamico. Poi c'è la Cina, mercato molto difficile: bisogna entrare nelle grandi città, come Shanghai e Pechino”. Interessa anche il Sud est asiatico, in particolare la Thailandia. “C'è un enorme mercato di turismo e di ristorazione: tutto l'out of home è interessante” dice Linhart. Giappone e Cina per ora pesano sul fatturato solo per il 10%. “Il 2024 - dice Linhart - si è chiuso con 270 milioni di euro di ricavi, 60% import in italia di prodotti da tutto il mondo e 40% export prodotti italiani. L'obiettivo 2025 è arrivare a 300 milioni, il piano per il 2026 prevede un'altra crescita a 330 milioni. Verso l'estero registriamo 120 milioni di vendite: del 40% che facciamo in export, il 10% arriva dall'Oriente ma l'obiettivo 2025 è almeno raddoppiare l'Asia”.
EFA News - European Food Agency