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Dazi Usa/2. Il made in Italy f&b rischia grosso

Settori più colpiti? Vino, olio, pasta e formaggi...

...Con tariffe al 25% l’agroalimentare italiano pagherebbe 2 miliardi di euro

In occasione della prima riunione della nuova amministrazione Usa, il presidente Donald Trump è tornato a parlare di aumento dei dazi doganali, per un +25%, nei confronti dei prodotti Ue. Se ciò avvenisse, a pagarne il prezzo più alto per il made in Italy sarebbero vino, olio d'oliva, pasta e formaggi. Trump ha quantificato in 300 miliardi di dollari il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Europea, cifra che Bruxelles ha ridimensionato a circa 50 miliardi, dicendosi comunque pronta a reagire “con fermezza”, come annunciato dalla Vice presidente esecutiva, Stéphane Séjourné, che ha parlato di tariffe “ingiustificate”.

Dopo una prima stima di Unione italiana vini, che ha parlato di un impatto stimato da quasi 1 miliardo di Euro solo per l’export se i dazi saranno al 25% (leggi notizia EFA News), anche Coldiretti ha provato a quantificare i costi per le singole filiere: quasi 500 milioni di Euro solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, e 120 milioni per i formaggi. Per un totale di 2 miliardi di Euro per l’agroalimentare made in Italy.

Considerando la spesa per i consumatori statunitensi, la stessa Coldiretti parla di un sicuro calo di vendite: un dazio del 25% sull’export agroalimentare made in Italy potrebbe, infatti, costare fino a due miliardi di Euro in più. In base a un’analisi su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti italiani fecero scendere il valore dell’export tra 2019 e 2020 del 15% per la frutta, del 28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, del 19% per i formaggi e confetture e del 20% per i liquori. Il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%.

“L’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni aprirebbe ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le nostre produzioni agroalimentari e non -sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini-. Negli Usa l’agroalimentare italiano è cresciuto a valore del +17% contro un calo del 3,6% dell’export generale, confermando ancora una volta che il cibo italiano è un simbolo dell’economia del Paese. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane”.

Nel fratempo, l'Ue punta a diversificare i mercati per fare fronte ai possibili effetti negativi delle misure minacciate dall’amministrazione Trump. A partire dal trattato Mercosur, che dovrà essere discusso in parlamento e Consiglio Ue dopo la firma a Montevideo dell’accordo tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e i presidenti di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. 

L’esecutivo di Bruxelles si sta muovendo anche in India, intensificando gli incontri diplomatici ai più alti livelli: l’obiettivo è definire una road map in vista di un accordo di libero scambio, che consentirebbe all’Europa di trovare nuovi sbocchi in caso di guerra commerciale. Ue e India, partner strategici dal 2004, hanno iniziato a lavorare ad un accordo commerciale nel 2007: i negoziati si sono interrotti nel 2015 e sono ripresi nel 2022. L’interscambio commerciale è di oltre 137 miliardi di Euro.

Fc - 48525

EFA News - European Food Agency
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