Borse in recupero, ma la guerra dei dazi deprime i mercati
Trump attacca, Messico, Canada e Cina rispondono: Milano e Francoforte ieri hanno perso il 3,5%, Wall Street ha chiuso male

Si respira un'aria leggermente migliore tra i listini europei che oggi hanno apereti quasi tutti in territorio positivco dopo la brutta giornata di ieri. Stamane il Ftse Mib di Piazza ASffari sale del 2,3%, il Dax tedesco recupera un 3,6% e il CVac 40 francese sale del 2,4%. Eppure ieri, martedì 4 marzo, è stata una giornata da dimenticare per le borse, soprattutto per quelle europee, che hanno chiuso in rosso frenate dal peso della guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump infatti è passato dalle parole ai fatti e ha confermato l’entrata in vigore di dazi del 25% su Canada e Messico e il raddoppio delle tariffe sui prodotti cinesi (al 20%), preannunciando l'arrivo a breve di sovrapprezzi anche per le merci europee. Immediata la riposta di Pechino, Ottawa e Città del Messico che hanno già annunciato le contromosse con tariffe sui prodotti statunitensi.
E le Borse? Come dicevamo in Europa il colore che ha dominato ieri è stato il rosso. A partire da Piazza Affari a Milano che ha chiuso crollando del 3,4%, tra i listini peggiori insieme al Dax 100 tedesco precipitato del 3,5%. Il Cac 40 francese ha chiuso a -1,85%, Zurigo ha perso l'1,3%. Non è andata meglio negli Stati Uniti, a dire il vero, dove a Wall Street il Dow Jones ha chiuso in calo dell'1,55%: sulla stessa linea, giornata negativa per l'S&P-500, che ha archiviato la seduta in calo dell'1,22%. In lieve ribasso il Nasdaq 100 (-0,36%); sulla stessa tendenza, in ribasso l'S&P 100 (-1,12%). Tutto, ripetiamo, per colpa dello tsunami dei dazi scatenato da Trump.
La risposta del Canada
Tsunami vero e proprio, ormai, perché alla guerra del presidente Usa stanno rispondendo gli altri attori colpiti. Il Canada, infatti, imporrà dsulle importazioni dagli Stati Uniti per un valore di 30 miliardi di dollari canadesi (pari a circa 20 miliardi di Euro) con effetto immediato. ''Il Canada non farà marcia indietro'' ha annunciato il primo ministro canadese Justin Trudeau, secondo cui ''sono davvero stupidi i dazi'' del 25% sulle importazioni da Messico e Canada imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. "Dopo una pausa di 30 giorni, l'amministrazione Usa ha deciso di procedere con dazi del 25% sulle esportazioni canadesi e del 10% sulle risorse energetiche -ha affermato in una dichiarazione diffusa nelle ultime ore il premier canadese-. Non c'è alcuna giustificazione per queste azioni".
Domenica arriva il Messico
La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha definito "offensiva, diffamatoria e senza fondamento" la dichiarazione con cui il presidente americano ha annunciato la misura nei confronti del Messico. "Non ci sono motivi, né giustificazioni per questa decisione che avrà effetto per entrambi i nostri popoli", ha aggiunto, spiegando che la risposta sarà composta di "misure tariffarie e non".
Il Messico annuncerà domenica prossima 9 febbraio le misure con cui intende rispondere ai dazi del 25% imposti da Trump. "Voglio mettere in chiaro oggi che noi sempre cercheremo una soluzione negoziale, come abbiamo proposto nell'ambito del rispetto della nostra sovranità -ha detto la presidente messicana- ma la decisione unilaterale presa dagli Stati Uniti avrà effetti per le società nazionali e straniere che operano nel nostro Paese e per il nostro popolo. Quindi abbiamo deciso di rispondere con dazi e altre misure".
Promettendo che manterrà la calma e il sangue freddo, Sheibaum ha rivendicato tutte le azioni intraprese per venire incontro alle richieste di Trump, spostando i militari sul confine e permettendo l'estradizione di decine di leader dei cartelli della droga, contestando come "offensiva e diffamatoria" la dichiarazione della Casa Bianca in cui si afferma che il Messico ha "dato rifugio ai cartelli del narcotraffico".
Rappresaglia della Cina
All'inizio di febbraio sono entrate invece in vigore tariffe del 10% per la Cina e ora Pechino annuncia la risposta, come riportano fonti d'informazione cinesi: tariffe del 15% a partire dal 10 marzo colpiranno importazioni dagli Usa. Nel mirino soprattutto il settore agroalimentare, dal pollo al grano, dal mais al cotone. Decisi anche dazi del 10% per sorgo, soia, carne di maiale, manzo, frutta, verdura e latticini (leggi notizia EFA News).
Inoltre, riportano ancora fonti di stampa cinesi, il ministero del Commercio del gigante asiatico ha riferito dell'inserimento di 15 "entità" Usa in una "lista di controllo delle esportazioni": altre 10 aziende americane sono state inoltre inserite nell'elenco delle "entità inaffidabili" motivando la decisione con "le vendite di armi a Taiwan" o la "cosiddetta cooperazione tecnico-militare" con l'isola di fatto indipendente che Pechino considera una "provincia ribelle" da "riunificare".
"Se gli Stati Uniti insisteranno con una guerra dei dazi, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, la parte cinese li contrasterà fino alla fine", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, aggiungendo che "i cinesi non possono essere influenzati da falsità, né scoraggiati da intimidazioni, né hanno mai tollerato egemonia e bullismo".
"Pressioni, coercizione e minacce non sono il modo giusto di trattare con la Cina -ha ripetuto Lin- Tentare la massima pressione sulla Cina è un errore di calcolo". La Repubblica Popolare chiede "consultazioni" basate sul "rispetto" e un ritorno "al più presto sulla strada giusta del dialogo e della cooperazione", ritenendo che i dazi degli Stati Uniti sui prodotti cinesi comporteranno "un duro colpo al dialogo e alla cooperazione nella lotta al traffico di stupefacenti".
Pechino, ha fatto sapere il ministero del Commercio di Pechino, ha "avviato un'azione legale contro gli Usa nell'ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie commerciali del Wto riguardo l'aumento dei dazi sui prodotti cinesi". Si tratta, evidenziano fonti di stampa Usa, di un meccanismo di fatto non operativo dal primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Per il gigante asiatico la mossa di Washington "viola le norme del Wto e compromette le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti". La Repubblica Popolare promette di "tutelare con determinazione i suoi interessi e diritti legittimi".
EFA News - European Food Agency