Il giandujotto (con la j) ha il suo disciplinare Igp
Riunione pubblica a Torino per la richiesta ufficiale: 30 giorni per le opposizioni poi la palla passa alla Commissione europea

Il giandujotto, scritto con la j di Gianduja, ha (finalmente) il suo disciplinare. Porterà all’Igp, l'Indicazione geografica protetta. Con 8 articoli in 6 pagine di testo, il disciplinare del Giandujotto Igp è stato letto in un'affollata riunione pubblica a Torino. La riunione di pubblico accertamento, questo il termine tecnico dell'incontro, è un passaggio imprescindibile per procedere con l’iter burocratico. In sala grandi nomi del cioccolato, e non solo: oltre al presidente della Regione, Alberto Cirio, l’assessore al Commercio del Comune di Torino Paolo Chiavarino, la vice presidente di Anci Piemonte Sonia Cambursano, c'erano, tra gli altri, Riccardo Illy, Roberto Bava del Consorzio di tutela del Vermouth di Torino I.G.P., Sergio Germano del Consorzio Barolo e Barbaresco, Guido Bolatto della Camera di Commercio.
Secondo il disciplinare approvato, Il "vero giandujotto" dovrà avere la forma che deve riprendere il cappello di Gianduja, ovvero a prisma triangolare con spigoli arrotondati: peso da 4 a 12 grammi per quelli estrusi o stampati, da 8 16 grammi per quelli modellati a mano. Deve avere colore uniforme marrone, marrone/rossiccio, lucido od opaco. Il giandujotto deve avere un odore intenso di nocciola tostata, cacao e cioccolato, sapore dolce intenso con leggero finale amaro, dall’aroma intenso e persistente con sensazioni di nocciola tostata, cacao, cioccolato e vaniglia. In bocca dovrà essere morbido, solubile e adesivo, con astringenza molto scarsa.
Per quanto riguarda gli ingredienti, sono: nocciola Piemonte Igp tostata dal 30% al 45%, zucchero dal 20 al 45%, cacao minimo 25%. Il disciplinare del "giandujotto di Torino" prevede il modellaggio a mano, per estrusione (colato direttamente su piastre senza l’uso di stampi) o con lo stampaggio in appositi stampi. Dev'essere, ovviamente, prodotto in Piemonte, in quanto "legato al territorio dove è nato e alla sua tradizione storica". Deve essere poi incartato in foglio di alluminio, a mano o macchina, entro 12 ore al massimo dal raffreddamento.
Il logo sulla confezione presenta una linea (che riprende un lato di Mole stilizzata) che rappresenta i due lati della sezione trasversale del giandujotto: la scritta "Giandujotto di Torino" dev'essere in carattere Times New Roman. Unici colori ammessi bianco e nero.
"Ci vorrà ancora più o meno un anno", spiega Guido Castagna, il maestro cioccolatiere che ha lanciato l’idea e con ostinazione ha portato avanti la sua battaglia iniziata nel 2017 per un’IGP, mal vista dai colossi del cioccolato. Castagna è comunque "molto soddisfatto della partecipazione dei produttori, dell’attenzione del ministero, del supporto delle autorità. L’Igp -dice- farà vendere più giandujotti a tutti, che abbiano o meno l’Indicazione geografica protetta. Perchè il giandujotto nel mondo indentifica il Piemonte, e chi viene qui vuiole portarsi a casa qualcosa di tipico. Il gianduiotto può invadere il mondo".
Alla riunione torinese, l'unica voce parzialmente contraria è stata quella di Caffarel Caffarel S.p.a. , attualmente di proprietà di Lindt: la società ha chiesto di mettere a verbale la sua invenzione del giandujotto nel 1865, e la registrazione del marchio nel 1972 come "autentico gianduiotto di Torino", dichiarando la propria "riserva di opposizione" e chiedendo una tutela per il marchio Caffarel. L'azienda ha precisato che "non intende contrapporsi al riconoscimento della certificazione IGP del Gianduiotto, l’opposizione è finalizzata ad assicurarsi che il Regolamento europeo preveda anche una tutela per il marchio di Caffarel". Lo stesso farà il Piemonte con il suo "gianduiotto di Torino".
"Obiezioni legittime -commenta Castagna-. Certo potevano essere fatte prima, l’iter è stato lungo, il disciplinare è stato mandato in visione a tutti. Avremmo evitato rallentamenti". Ora ci sono 30 giorni di tempo per eventuali opposizioni, da inviare al ministero dell’Agricoltura. Dopo di che la palla passerà alla Commissione Europea, fino alla pubblicazione definitiva sulla Gazzetta Ufficiale.
EFA News - European Food Agency