Il vino si fa viaggio: la DOC Monreale spinge sull’enoturismo
Parla Vincenzo Pollara, consigliere di amministrazione del Consorzio

I magnifici 10 vanno alla riscossa. Nel segno di una comunicazione sempre più contemporanea e digitale, per raccontare l’anima di una Sicilia morbida, antica e poco nota, distesa sui rilievi a sud ovest di Palermo, e le sue eccellenze vitivinicole. Le 10 aziende del giovane consorzio Monreale DOC (nato nel 2000) e cioè Alessandro di Camporeale, Case Alte, Dei Principi di Spadafora, Di Bella Vini, Feudo Disisa, Marchesi de Gregorio, Porta del Vento, Principe di Corleone, Sallier de La Tour e Terre di Gratia puntano infatti a una più coinvolgente promozione del territorio, attraverso anche il nuovo sito web, presentato al Vinitaly, ricco di contenuti audio-video, storie e racconti riguardanti l’offerta enoturistica: visto che come emerso da un’analisi di Coldiretti e Terranostra il fenomeno, tra degustazioni in 3D e pilates nei filari, è in costante ascesa, con un aumento previsto del 10% di presenze rispetto allo scorso anno.
E il distendersi a perdita d’occhio di colline e aree rurali da Monreale e Piana degli Albanesi, passando per Camporeale, San Giuseppe Jato, Santa Cristina di Gela e la vastità intatta delle campagne di Corleone, merita senz’altro di essere conosciuto e apprezzato sempre più dai wine lovers.
Quella di Monreale, tra bianchi, rossi e rosati (200mila bottiglie) è la denominazione più estesa della provincia, ricalcando per oltre 12.000 ettari i confini dell’antica diocesi normanna, lungo rilievi che variano dai 300 e i 600 metri d’altitudine: dando vita a vini d’altura di assoluta qualità, grazie a diverse pendenze e microclimi.
“Dopo un periodo iniziale di poca coesione”, spiega Vincenzo Pollara, consigliere del consorzio e titolare di Principe di Corleone, cantina storica siciliana (fondata nel 1892), “e soprattutto dopo il COVID abbiamo deciso di fare un balzo in avanti: e di modificare il disciplinare di produzione, che ricalcava troppo quello dalla DOC Sicilia, includendo solo i vitigni tradizionali veramente tipici di questo territorio e cioè Cataratto, Insolia, Perricone e l’ormai sicilianissimo Syrah. Una volta approvate le modifiche, nel 2024 siamo passati quindi da 20 a 4 vitigni e ciò ha comportato uno snellimento della produzione e un minor numero di bottiglie: ma i vini della DOC Monreale oggi rappresentano veramente l’identità del territorio”.
Pollara, coadiuvato dai figli Leoluca, responsabile marketing, e Pietro, agronomo, non a caso ha portato quale passe-partout al Vinitaly appena concluso il Ridente Orlando, ariostesco Syrah in purezza, emblematica espressione della DOC Monreale ispirata all’eroe dell’epica siciliana. In coppia (è il caso di dirlo) con Ridente Angelica, secco, leggero e aromatico Grillo in purezza Sicilia DOP.
Ma siccome c'e' un vino principe per ogni occasione ecco al debutto anche il Narciso Nerello Mascalese IGP e il Narciso Lucido IGP, vini freschi, amabili, di facile beva (dalla gradazione alcolica leggermente più bassa della media, 11 gradi e mezzo il Lucido, 12 il Nerello) in linea con i trend del consumo contemporaneo, specie giovanile.
“Con la nostra selezione di vini vogliamo raccontare il territorio siciliano e quello della DOC Monreale, dove i vitigni autoctoni e gli internazionali convivono pacificamente offrendo espressioni enologiche ancorate al territorio”, hanno sottolineato i fratelli Pollara. Fortemente impegnati, come indicato dal Consorzio, a promuovere l’enoturismo con pacchetti ad hoc primaverili ed estivi, tra tour con bici elettriche e pic nic in vigna.
Principe di Corleone realizza ogni anno 1 milione di bottiglie, il 20% delle quali DOC Sicilia, Nero d’Avola e Grillo, e 10mila etichette DOC Monreale, con un fatturato pari a circa 3,5 milioni di Euro l’anno. La Sicilia rappresenta il mercato principale di riferimento, con il 70% del venduto, l’Italia il 10%, mentre il restante 20% è destinato all’export verso USA, Nord Europa, Gran Bretagna e Ucraina.
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