Sinefinis: bollicine transfrontaliere
Per brindare a Gorizia. Parla il produttore Robert Princic

L’aggettivo è transfrontaliero: e con il riconoscimento di Gorizia-Nova Gorica Capitale della Cultura Europea 2025 è tornato di colpo di moda. Visto che il titolo oggi esalta ciò che fino a pochi anni fa era un disvalore: e cioè un’area di confine, lacerata da rancorose memorie, e oggi invece esempio di collaborazione sovranazionale.
Ma molto prima che GO!2025 venisse alla ribalta c’era già chi sul confine era andato oltre, inventandosi, di transfrontaliero, un vino ad hoc unico nel suo genere. Come? Seguendo i fili delle radici di Ribolla Gialla, vitigno principe del Collio, mezzaluna fertile di 1300 ettari tra le Alpi Giulie e l’Adriatico, che si inarca a cavallo del confine italo- sloveno. Radici libere di dipanarsi, non conoscendo delimitazioni geografiche.
“Per le popolazioni di confine, ritrovatesi senza strade né chiese, cimiteri divisi a metà e proprietà in un altro stato, il concetto di Europa è molto importante”, spiega Robert Princic, titolare dal ’97 di Gradis’ciutta, azienda vitivinicola disseminati su una manciata di comuni a due passi dalla Slovenia (San Floriano del Collio, Gorizia, Capriva del Friuli e Dolegna del Collio), e presidente per sei anni del Consorzio Collio.
“Da qui il desiderio di dar vita a un vino che non fosse italiano né sloveno bensì europeo, in grado di smontare simbolicamente il confine e riunire i due territori”. L’occasione capita durante un corso dimaster in Wine Business a Trieste, dove Princic conosce Matjaz Cetrtic, vitivinicoltore del Brda (il Collio sloveno), la cui azienda, Ferdinad, dista 2 km in linea d’aria da casa sua. Simpatia e unione d’intenti sono immediati: e in segno di nuova "sodelovanje", collaborazione, nasce così il Rebolium Sinefinis Brut, una Ribolla Gialla spumantizzata, prodotta con uve di Ribolla italiana e Rebula slovena con metodo classico, rifermentazione in bottiglia e 42 mesi di affinamento sui lieviti.
“Ciascuno di noi vinifica una base per conto suo poi assembliamo le due masse insieme. All’inizio era un gioco e alla fine abbiamo creato un’azienda”, spiega ancora Princic. “Ma nonostante la vicinanza gli aspetti burocratici ci hanno creato infinite difficoltà: è complicato lavorare tra italiani, figuriamoci tra due stati. Però abbiamo spaccato certi equilibri, mettendo in secondo piano il “made in” degli stati in favore del ritorno a un territorio unico e a un “made in Europa”. A facilitarci il fatto che sia io che Matjaz parliamo entrambi italiano e sloveno, cosa questa non più così diffuso tra i giovani”.
Pur non potendo riportare in etichetta né la denominazione Collio (risalente al 1968, tra le più antiche d’Italia) né quella Brda, le bollicine senza confini rappresentano infatti un eccezionale testimonial border cross di questo lembo di Venezia Giulia. Visto che proprio il Collio, benché diviso da un confine post bellico, dal punto di vista geologico rappresenta un unicum assoluto, composto com’è dalle identiche marne e arenarie friabili. E cioè da quella Polca (o Opoca) in grado di garantire straordinarie capacità di drenaggio, adatte all'alta piovosità del posto, ma nello stesso tempo di conservare sufficienti quantità d’acqua per i periodi di siccità.
Ma, a detta del titolare di Gradis’ciutta, “quando si vive sul confine non ci si annoia mai”. E così, accanto alla linea Sveti Nikolaj, realizzata da vigneti di Rebula acquistati a Neblo e Zali Breg, nel Collio-Brda sloveno, ecco la tenace riscoperta del Pelinkovac Illirico, amaro simbolo dei legami stretti tra il Collio e il versante occidentale della penisola balcanica, da secoli terra di migrazioni e spostamenti verso ovest. Realizzato oggi, in versione più morbida e leggera, per la felicità dei mixologist, con grappa, erbe del territorio e scorza d’arancia. Il risultato? Neanche a dirlo, lo recita l‘etichetta: un amaro di frontiera.
L’azienda Gradis’ciutta (dall’omonimo toponimo, piccolo castello), 50 ettari di estensione, fortemente ancorata al territorio e totalmente biologica dal 2018, coltiva principalmente Ribolla Gialla, Malvasia e Friulano (ex Tocai), vitigni protagonisti nella produzione di vini di alta qualità, le cui punte di diamante sono il Bràtinis e il Collio Riserva. Con 200mila bottiglie prodotte l’anno, i mercati principali di riferimento sono l’Italia (45%, gli Stati Uniti (35%), la Germania (8%) e il Belgio (5 %).
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