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CLARA MOSCHINI

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Transizione digitale, Italia in ritardo. Ma si spera nel Pnrr

Tutti i numeri del rapporto osservatorio Teh - Ambrosetti/Allegato

L'Italia è in ritardo nella transizione digitale: il nostro Paese è al 18° posto su 27 Paesi UE nel DESI (Digital Economy and Society Index), dietro a tutte le maggiori economie Il miglioramento di 2 posizioni nella classifica generale è trainato dalla componente relativa alla connettività (16 posizioni guadagnate vs 2021), mentre nei servizi pubblici digitali si registra addirittura un peggioramento (-1 posizione) e nel Capitale umano la situazione è stabile. In quest’ultima dimensione, al ritmo attuale, all’Italia servirebbero 9 anni per raggiungere il valore europeo (di oggi). 

L’Italia è al 24° posto nell’Unione Europea nella percentuale di persone con competenze digitali di base; è al 25° posto considerando i cittadini che interagiscono online con la P.A.; e si trova in 21° posizione nella classifica delle aziende con un sito web con funzionalità avanzate. Ma allo stesso tempo, registra un buon posizionamento in alcune dimensioni spesso non considerate negli indici comparativi, come la cybersicurezza e il legame con la transizione sostenibile. Sono alcuni dei dati emersi dalla presentazione oggi a Roma del Rapporto 2022 dell’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Fondazione IBM Italia e Fondazione Eni Enrico Mattei.

Nel 2021 la percentuale di individui che hanno utilizzato Internet almeno una volta a settimana è stata pari a 80% (24° posizione all’interno dell’Unione Europea, con un gap di 8 punti percentuali rispetto alla media europea), solo il 40% dei cittadini ha interagito con la P.A. online (rispetto ad una media europea del 65%, con l’Italia che è in questo caso 25°), e solo il 56% delle imprese italiane erano in possesso di un sito web con funzionalità avanzate[1] (21° posto nell’UE-27). 

La carenza di competenze digitali diffuse, i limitati livelli di connettività e la ridotta propensione al data sharing frenano questa trasformazione. L’Italia è il 24° Paese in UE-27 per quota di persone con competenze digitali almeno di base, mentre sul fronte delle imprese l’Italia registra un’incidenza degli esperti in ICT sul totale degli occupati pari al 3,8% (rispetto a una media UE del 4,5%). 

Nel 2021 solo il 65,7% delle famiglie in Italia adottava la Banda Larga Fissa, un valore più basso di 15,4 punti percentuali rispetto alla Germania e di 12,1 p.p. rispetto alla media europea. E questo nonostante il nostro Paese registri un’eccellente disponibilità (1° in UE nella copertura 5G).

La ridotta propensione al data sharing, limita invece le potenzialità derivanti dalla creazione di ecosistemi digitali. Solo un’azienda su tre scambia dati con Enti Pubblici (33,1%) e con la propria comunità di riferimento (32,9%).

Secondo Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari & Intelligence, The European House – Ambrosetti, “esistono diversi motivi che rendono necessario un Osservatorio sulla Trasformazione Digitale in Italia, a partire dalle valutazioni sui ritardi nel livello di digitalizzazione rispetto agli altri Paesi UE e dalle carenze strutturali, tra cui la grave assenza di competenze digitali diffuse. Ma allo stesso tempo la trasformazione rientra tra i pilastri del PNRR. Sono previsti infatti investimenti per 40,7 miliardi di Euro: un’opportunità fondamentale per il sistema-Paese per riavviare una produttività stagnante da oltre 20 anni e concretizzare la necessaria transizione green, così strettamente connessa ai processi di digitalizzazione. Il legame tra le due transizioni, i principi di etica e inclusione, le necessità di cybersecurity: sono alcune delle dimensioni spesso non fotografate adeguatamente dagli indici tradizionali, ma messe al centro delle analisi dell’Osservatorio. Oltre all’analisi della situazione attuale, l’Osservatorio ha messo a punto un modello concettuale innovativo e originale, che può diventare uno strumento efficace di indirizzo e supporto del policy making a integrazione del monitoraggio realizzato dal Dipartimento per la trasformazione digitale”.

Per Alessandra Santacroce, Direttore Relazioni Istituzionali e Presidente Fondazione IBM Italia. “La trasformazione digitale offre nuove opportunità di sviluppo alle persone, alle imprese, alle istituzioni e alla società civile. Il nostro impegno è quello di porre attenzione anche agli aspetti etici, di inclusione e sostenibilità, affinchè l’innovazione tecnologica sia a beneficio dell’essere umano e a salvaguardia della nostra casa comune, la Terra”. 

Alessandro Lanza, Direttore Esecutivo, Fondazione Eni Enrico Mattei, ha dichiarato: “La transizione energetica, e più in generale quella ecologica, è sicuramente la sfida più critica dei prossimi anni e il suo successo sarà strettamente legato anche ai processi di digitalizzazione. Le due transizioni cosiddette “gemelle”, quella energetica e quella digitale, sono del resto connesse indissolubilmente: se da un lato la crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e l’efficientamento dei processi produttivi richiedono una forte componente digitale, dall’altro l’adozione delle tecnologie digitali può indurre a un aumento della domanda di energia, a un impatto negativo legato all'aumento dei rifiuti elettronici, nonché alla crescita esponenziale del fabbisogno di materie prime critiche necessarie per entrambe le transizioni. E’ un tema rilevante, che richiede immediata consapevolezza e deve spingere alla definizione e all’adozione di politiche univoche e auspicabilmente condivise a livello internazionale”.

In allegato l'Executive Summary del Rapporto.

(segue)

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