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CLARA MOSCHINI

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Inaugurato il primo impianto italiano di biometano agricolo

Avviato a Cremona da Pieve Ecoenergia, associata alla filiera Granlatte Granarolo

Viene inaugurato oggi il nuovo impianto di biometano dell’Azienda agricola Pieve ecoenergia a Cingia de’ Botti (Cremona). SI tratta di uno dei primi impianti integrati all’allevamento d’Italia, avviato alla presenza del presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, del vicepresidente e responsabile di Pieve ecoenergia Danio Federici, e di Isaia Puddu, direttore generale della Cooperativa Granlatte.

Il nuovo impianto rappresenta un modello virtuoso in termini di sostenibilità: produrrà infatti 320 metricubi/h di biometano, 2.700.000 metri cubi/anno che consentiranno un risparmio di 6.350 tonnellate anno di CO2.Il biometano sarà direttamente immesso in rete, consentendo all’allevamento a cui è legato di ridurre il più possibile l’impatto dell’intera attività produttiva.

La simbiosi tra gli animali allevati e i batteri prodotti è stretta in Pieve Ecoenergia, perché l’impianto di digestione anaerobica rappresenta di fatto la concimaia della stalla: a tutti i reflui della stalla verranno aggiunti i sottoprodotti agroindustriali di ritorno dalla lavorazione. Un esempio sono gli scarti del pomodoro, le foglie e i tutoli di mais, normalmente inseriti nel piano culturale. Oltre al biometano immesso in rete, l’impianto restituirà il digestato, fertilizzante organico di alta qualità che soppianterà i concimi chimici utilizzati dall’azienda. 

La stalla, certificata sul benessere animale, è dotata di robot per alimentazione e mungitura, conta 900 vacche in lattazione per la produzione di latte alimentare, conferito al gruppo Granarolo. La parte agricola, le cui colture sono principalmente mais, cereali autunno-vernini, soia e pomodori, si estende su una superficie coltivata di 1.000 ettari, di cui 500 vengono coltivati a doppio raccolto e dove viene praticata l’agricoltura di precisione e valorizzato l’utilizzo di digestato come fertilizzante, con una gestione mirata dell’acqua per l’irrigazione.

“Il primo impianto di biometano agricolo della nostra filiera rappresenta uno stimolo per la messa a terra di ulteriori progetti di agroecologia -spiega il presidente Calzolari-. Un esempio è il progetto Biometano di filiera ideato e annunciato con la Confederazione dei Bieticoltori Cgbi e che vedrà la realizzazione di 10 impianti consortili in 3 anni dislocati in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli e Puglia (vedi notizia Granarolo e Cgbi insieme per l'energia pulita). 

"Gli impianti produrranno 30 milioni di metri cubi anno di metano -aggiunge Calzolari- l’equivalente di ciò che serve in termini di energia termica negli stabilimenti italiani di Granarolo, 500.000 tonnellate annue di fertilizzante naturale, cioè di digestato, evitando l’emissione in atmosfera di 60.000 t di CO2: in pratica quanto generato per l’illuminazione pubblica annua di una città di 867.060 abitanti come Torino”.

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