Mutti (Centromarca) respinge la moratoria sui prezzi chiesta dalla gdo
"I rincari sui beni di largo consumo sono minori degli extra costi"
“Le industrie del largo consumo confezionato e quelle di marca si sono fatte carico di una parte degli aumenti spropositati di materie prime ed energia trasferendo a valle sui consumatori solo una parte dei rincari subiti. Una moratoria dei prezzi non è possibile senza pregiudicare la tenuta del tessuto produttivo“: così Francesco Mutti, presidente di Centromarca, ha risposto sul Sole 24 Ore di oggi alla richiesta di moratoria dei listini prezzi lanciata dalle colonne del quotidiano di Confindustria dall'Associazione distribuzione moderna. "Siamo preoccupati - aveva scritto Marco Pedroni, presidente di Adm - a causa di un'inflazione che si avvicina pericolosamente al 13-14% mentre le famiglie sono in difficoltà per la perdita di potere di acquisto che pesa soprattutto sulla parte più debole della popolazione, quella a basso reddito".
Il presidente di Centromarca ha parlato però di un settore industriale “in profonda sofferenza: nel 2022 molte aziende stanno registrando una crescita dei ricavi dovuti agli aumenti delle materie prime ma in un contesto di forte calo dei margini, con aumenti delle esposizioni e degli oneri finanziari”.
Secondo Mutti “oggi grande parte degli aumenti grava sulle spalle dell’industria e di fronte a noi abbiamo una dinamica inflattiva che prosegue, anche se non con la stessa intensità registrata nel corso dell’ultimo biennio. Una ipotesi di moratoria rischia di non affrontare il problema dei rincari alla radice, a fronte di un beneficio molto temporaneo, ma scarica una parte del problema sulla filiera industriale. La dinamica inflattiva è legata all’energia e con il nuovo anno le aziende rischiano di non avere più il credito d’imposta per le spese sostenute per l’acquisto di energia elettrica e gas”.
Da un’indagine interna di Centromarca, per il 2022 risultano evidenti extracosti trasferiti in misura compresa solo tra il 20 e il 50%; conseguentemente i margini sono in riduzione tra il 40 e il 70% e la redditività in flessione tra il 20 e il 50% a seconda dei vari settori merceologici e in alcune categorie si registrano perdite.
EFA News - European Food Agency