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CLARA MOSCHINI

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Riprende la battaglia del grano tra Russia e Ucraina

Dopo l'incidente nel Canale di Suez le autorità ucraine scoprono una truffa ai danni delle navi graniere

Non è ancora finita la battaglia del grano tra Russia e Ucraina. Anzi, pare essere ricominciata in maniera pesante assumendo i connotati di una truffa organizzata ai danni dei corridoi umanitari. Tutto comincia, o meglio ricomincia, dopo l'incidente del 9 gennaio scorso che ha visto coinvolta una nave container carica di oltre 65.000 tonnellate di mais proveniente dall'Ucraina: incagliata nel Canale di Suez è stata rimessa a galla in poco tempo. Secondo l'Autorità del Canale di Suez, la MV Glory si trovava a 24 miglia dal suo viaggio verso sud quando ha subìto un guasto tecnico.

Secondo quanto riferito, il guasto avrebbe causato solo lievi ritardi e il regolare passaggio attraverso il canale sarebbe ripreso dopo che i rimorchiatori l'avrebbero spostata in un'area di riparazione. Il 25 dicembre, la nave ha lasciato il porto di Chornomorsk, nel sud-ovest dell'Ucraina: secondo il Centro di coordinamento congiunto, che supervisiona le esportazioni di grano ucraine, era diretta in Cina con 65.970 tonnellate di mais. 

Superato l'incidente, adesso però l'Ucraina afferma che la Russia sta ritardando le ispezioni delle navi di grano. E la cosa insospettisce. Tanto che il 26 dicembre, il ministero delle Infrastrutture ucraino ha dichiarato che alcune delle navi salpate dall'Ucraina nell'ambito dell'iniziativa sul grano sono rimaste bloccate in acque turche in attesa di ispezione per oltre un mese. L'Ucraina ha accusato la delegazione russa di aver deliberatamente bloccato il processo di transito delle navi.

In totale, 99 navi erano in attesa di ispezione nello stretto del Bosforo, di cui 72 dirette a ovest per essere caricate nei porti e 27 che trasportavano già prodotti agricoli ucraini. L'iniziativa per il grano del Mar Nero, partita a luglio, ha creato un corridoio di transito marittimo protetto ed è stata concepita per alleviare la carenza di cibo a livello mondiale, consentendo la ripresa delle esportazioni da tre porti dell'Ucraina: Chornomorsk, Odesa e Yuzhny/Pivdennyi.

Le navi avrebbero dovuto attraversare il corridoio umanitario istituito nel Mar Nero e fermarsi a Istanbul, dove sarebbero state controllate da ispettori di Russia, Ucraina, Turchia e Onu prima di proseguire verso la destinazione finale. Il 9 gennaio scorso, però, il servizio di sicurezza ucraino Sbu e l'Ufficio per la sicurezza economica Beb hanno smascherato una vera e propria truffa nell'esportazione di grano: una "falla" nell'organizzazione che sembra sia già costata al Paese 142 milioni di dollari.

Secondo i rapporti, più di dieci funzionari di alto livello sono coinvolti nella truffa: tra questi, il vice capo di un dipartimento del Servizio doganale di Stato (o Dmsu) e alti funzionari della Dogana di Odessa. Insieme, i funzionari hanno sviluppato uno schema su larga scala per l'evasione fiscale delle esportazioni di grano ucraino.

Secondo le forze dell'ordine, nella truffa erano coinvolte più di 370 strutture commerciali: attraverso di esse, gli indagati acquistavano grano all'ingrosso da agricoltori privati, imprese agricole e grandi aziende agricole. Per confondere le catene commerciali ed evitare i pagamenti obbligatori, gli "uomini d'affari" trasferivano i prodotti da un'azienda fittizia all'altra. Solo successivamente vendevano il grano agli esportatori per la vendita all'estero.

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