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CLARA MOSCHINI

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Filiera suinicola: numerosi i rischi a breve-medio termine

Parla il direttore del Crefis: "Incombono inflazione, richiesta proteine e normative sul benessere animale"

Anche la filiera suinicola rischia seriamente la crisi. A lanciare l'allarme è Gabriele Canali, direttore del Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), secondo il quale "le quotazioni dei suini da macello che stiamo registrando da diverse settimane a questa parte non potranno durare in eterno". Il timore espresso dall'economista in un comunicato di Suinicoltura, riguarda l'arrivo dei primi "effetti negativi causati dall’inflazione"; in particolare "per i salumi del circuito tutelato come il Prosciutto crudo di Parma e/o di San Daniele, entrati in stagionatura a prezzi crescenti, il rischio sarà quello di uscire da questa fase produttiva a prezzi non remunerativi, con inevitabili ripercussioni e ricadute negative sull’intera filiera suinicola italiana”. Canali denuncia un andamento dei prezzi "non equilibrato", che "se da un lato premia gli allevatori con quotazioni che viaggiano intorno ai 2 euro/kg da diverse settimane, dall’altro penalizza la redditività dei macellatori e degli stagionatori creando uno squilibrio all’interno della filiera".

“Siamo di fronte una specie di vasi comunicati dove però manca, e occorre trovarlo, un bilanciamento: da una parte si registra un minor potere d’acquisto dei consumatori con una riduzione della domanda e dall’altra un aumento dei prezzi, è evidente che in questo contesto è difficile garantire una equa redditività all’intera filiera”, aggiunge il direttore del Crefis, che sarà uno dei relatori di Suinicoltura Congress, l'evento suinicolo nazionale. Il convegno è in programma per il 27 febbraio 2023 a Cremona, presso Palazzo Trecchi a partire dalle ore 9 (vedi notizia EFA News).

Se da un lato, per quanto riguarda i rincari del gas, "pur con tutte le cautele del caso", la fase peggiore "sembra ormai superata" con quotazioni tornate al livello prebellico, segnali preoccupanti arrivano dal deficit di mais e soia. "Per superare questo gap - afferma al riguardo Canali - la strada da percorrere è lo sviluppo dei contratti di filiera, uno strumento in grado di stimolare una maggiore produzione soprattutto di mais: su questo fronte c’è ancora molto da fare proprio per dare un impulso a interventi strutturali nel settore che favoriscano un’inversione di tendenza”.

L'esperto individua poi una serie di criticità per il settore suinicolo. La prima è costituita dalle "normative sempre più stringenti sul benessere animale", che comporteranno ulteriori costi. La seconda consiste nella "richiesta mondiale di proteine animali proveniente da Paesi dove il migliorato stato di benessere economico consente alla popolazione locale di nutrirsi con alimenti di qualità". In definitiva, "posto che in Italia il mercato è già saturo e non possiamo pensare a un aumento della domanda, se vogliamo attrarre fette di mercato internazionale dobbiamo innanzitutto individuare i Paesi dove la capacità di spesa e la richiesta di alimenti a base di proteine animali è più alta”, conclude.

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EFA News - European Food Agency
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