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CLARA MOSCHINI

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Inalca: fertilizzanti dagli scarti di lavorazione delle carni

Concluso il progetto di ricerca europeo Eit Food che coinvolge gli stabilimenti del gruppo

Trasformare gli scarti finali delle lavorazioni delle carni bovine in nuovi fertilizzanti organici, in un ciclo esemplare di economia circolare. È la sfida del Progetto NP Sustainable Fertilizer nell'ambito dello Smart Agrifood e del Green Deal europeo, che ha visto coinvolte aziende e università con il sostegno dell’organismo comunitario Eit Food, la cui prima fase di ricerca si è appena conclusa. Il progetto è stato co-finanziato dall’Unione Europea, tramite Eit Food.

Capofila è stata Inalca (gruppo Cremonini), uno dei maggiori player europei nel settore delle carni bovine, che assieme alla società veronese Fomet, produttrice di fertilizzanti organici e biostimolatori, ha sviluppato nuove soluzioni agronomiche, in collaborazione col Dipartimento di Scienze e Tecnologie AgroAlimentari dell’Università di Bologna, dell'Università di Hohenheim in Germania e dell'Istituto di Riproduzione Animale e Food Research dell'Accademia Polacca delle Scienze.

Inalca, nell’ambito della responsabilità sociale dell’impresa, ha sviluppato da molti anni impianti di digestione anaerobica per trattare gli scarti derivanti dalla lavorazione delle carni. Il residuo finale del processo – tecnicamente definito “digestato essiccato” – consiste in un materiale organico disidratato utilizzabile come materia prima per la produzione di fertilizzanti organici, per un quantitativo di circa 4.000 tonnellate l'anno.

Grazie al progetto, sviluppato nell’arco del biennio 2021-22, è stata verificata la potenziale valorizzazione di questa materia prima realizzando concimi organo-minerali di grande interesse per il mercato. Il progetto ha portato, infatti, alla realizzazione di tre prototipi di fertilizzanti - due totalmente organici e uno organico-minerale - sia in formulazione polvere sia pellet, con interessanti risultati a livello di suolo e di pianta, confermando quindi le potenzialità di questa nuova materia prima.

Il modello industriale di simbiosi, che integra un produttore del settore alimentare ed un’azienda produttrice di fertilizzanti, è replicabile in ambito comunitario e costituisce un esempio concreto di transizione verso forme sempre più avanzate di economia circolare, aumentando al contempo la sostenibilità dell'intera filiera della carne bovina.

Come spiega Giovanni Sorlini, responsabile qualità, sicurezza e sostenibilità di Inalca, “da tempo studiavamo come sfruttare le potenzialità del digestato essiccato proveniente dalla nostra filiera di produzione della carne bovina, difficilmente valorizzabile “tal quale”. Grazie alle competenze di Fomet e degli altri partner accademici, siamo arrivati alla produzione di nuovi fertilizzanti di origine non chimica e ad elevato contenuto di sostanza organica, da utilizzare in un’agricoltura sempre più sostenibile, capace di assicurare sicurezza alimentare e tutela ambientale”.

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EFA News - European Food Agency
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