Proseguono le indagini sul tiramisù vegano
La procura di Milano vuole accertare la verità sulla morte della ragazza che aveva cenato da Flower Burger
Procedono a ritmo febbrile le indagini per accertare la verità su quella che sembra una storia quasi paradossale, in un 2023 nel quale non facciamo che riempirci la bocca di green, sostenibilità e sicurezza alimentare. Perché, forse, sono bastati due cucchiaini di tiramisù, per decretare la morte di Anna Bellisario la studentessa ventenne deceduta a fine gennaio dopo avere mangiato, in un ristorante veg milanese, il dolce preconfezionato. Lo stesso capo della Procura di Milano, Marcello Viola, ha dato il via all'indagine considerando "rilevante per la collettività la diffusione della notizia, anche al fine di sensibilizzare soggetti potenzialmente a rischio dall'ingerire sostanze non accuratamente controllate".
Per questa che si può ben considerare una morte assurda, adesso il pm Luca Gaglio e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, hanno iscritto nel registro degli indagati il titolare e il responsabile della produzione, oltre a due dipendenti, della ditta Glg srl di Assago (Milano) che ha prodotto il "Tiramisun" vegano per Mascherpa. L'ipotesi di accusa è omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine.
Dalle indagini, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, emerge che la ragazza ha ordinato il tiramisù, ha guardato l’etichetta ma, a causa della sua fortissima allergia, ha chiesto anche ulteriori informazioni che non vi fossero tracce di latticini. La rassicurano, pare, e lei inizia a mangiare: al secondo cucchiaino, si sente male. Corre in bagno, prova a vomitare, prende il farmaco per l’asma e il cortisone che ha con sé, ma poco dopo sviene. L’ambulanza la porta in ospedale, dove muore tra domenica e lunedì.
Già poche ore dopo la cena, riporta il Corsera, tra il 26 e 27 gennaio, i poliziotti del commissariato Sempione allertano il medico reperibile dell’Agenzia per la tutela della salute, che sequestra il vasetto di "Tiramisun" Mascherpa, venduto dal ristorante della catena vegana (ma dal nome ammiccante alla carne, ennesimo caso di riferimento ai prodotti carnei per motivi di marketing) Flower Burger, dove la ragazza ha mangiato: il ristorante, infatti, lo acquista dalla pasticceria Glg srl con negozio a Milano e laboratorio fuori città. Le analisi, poi, riveleranno essere presenti nel composto tracce di latte. La procura ha effettuato il fermo amministrativo sui sette vasetti trovati nel locale, e su altri 95 trovati nell’azienda.
Dopo il sopralluogo, che avrebbe accertato il mancato rispetto delle regole di segregazione nella preparazione degli alimenti, la sanzione al laboratorio indirizza l’inchiesta del pm Luca Gaglio: omicidio colposo. Questo perché gli inquirenti ritengono probabile che la contaminazione da latticini sia avvenuta proprio su un banco del laboratorio, tanto che tracce di latte sono state trovate in un intero lotto di vasetti per i quali il ministero della Salute due giorni fa ha ordinato il richiamo (vedi articolo Ritirato dal mercato il tiramisù vegano Mascherpa). Sono indagati il titolare dell’azienda, il responsabile della produzione e due operai.
La storia non finisce qui. "Mia figlia aveva una fortissima allergia al latte e una molto meno grave alle uova", ha spiegato nei verbali la madre della studentessa. Perché, visto che le analisi sui cibi sequestrati nel ristorante hanno rivelato tracce di uova nella maionese prodotta dal ristorante vegano, è possibile che siano individuati altri indagati.
EFA News - European Food Agency