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CLARA MOSCHINI

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Scende l'inflazione ma il carrello della spesa è sempre più pesante

Secondo le associazioni dei consumatori servono oltre 1.000 Euro in più l’anno solo per cibo e bevande

A febbraio l’inflazione scende al 9,2% ma il carrello della spesa viaggia a valori molto più alti: +13% su base tendenziale con l’inflazione sui prodotti alimentari e bevande analcoliche al +13,5%. È quanto emerge dalle stime Istat sull’inflazione di febbraio secondo cui "la flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici. (vedi Efanews dal titolo Istat: rallenta il tasso d'inflazione (+0,3%) a febbraio 2023). Tuttavia, dice l'Istat, "si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei veni alimentari, lavorati e non: come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua del cosiddetto carrello della spesa, che risale a +13%, dopo il rallentamento osservato a gennaio". 

Attenzione, dunque, ai prezzi del carrello della spesa, che tornano a salire. Secondo le associazioni dei consumatori servono oltre 1.000 Euro in più l’anno solo per mangiare, per comprare cibo e bevande. "Il calo dell’energia fa scendere l’inflazione ma per gli alimentari è nuovo record -scrive Assoutenti-. L’emergenza prezzi non è ancora superata, e il ribasso dell’inflazione registrato a febbraio è dovuto unicamente alla discesa delle tariffe dei beni energetici regolamentati e non”.

"In tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria -spiega il presidente Furio Truzzi-. Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che a febbraio si impennano al +13,5% su anno, con un aumento del +1,8% rispetto al mese precedente. Una famiglia con due figli si ritrova così a spendere oggi +1.038 Euro annui solo per il cibo, +761 Euro la famiglia tipo".

Più duro il Codacons che parla di calo dell’inflazione “illusorio” legato solo alla discesa dei beni energetici, mentre i prezzi del carrello della spesa e dei generi ad alta frequenza di acquisto continuano a salire. "L’inflazione al 9,2% equivale a un maggiore esborso pari a +2.691 Euro annui per la famiglia tipo, spesa che sale a +3.485 Euro per un nucleo con due figli -analizza il Codacons-. Nonostante la decelerazione del tasso generale registrata dall’Istat negli ultimi due mesi, i prezzi dei prodotti più acquistati dai cittadini rimangono a livelli elevatissimi, con il carrello della spesa che addirittura sale al +13% dal +12% del mese precedente, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +8,9% a +9%".

Secondo l'Unione nazionale consumatori l’inflazione al 9,2% comporta ripercussioni che vanno da oltre 2.600 Euro a oltre 3.200 euro a famiglia, a seconda dei componenti del nucleo familiare. Per una coppia con due figli, ribadisce l’Unc, sono 1.038 Euro in più l’anno solo per il cibo.

"Non bisogna farsi trarre in inganno dalla riduzione dell’inflazione, che non risolve i problemi delle famiglie -spiega il presidente Unc Massimiliano Dona-. Il costo della vita, insomma, cresce sempre più, anche se ad un ritmo inferiore. Per una coppia con due figli, l’inflazione al 9,2% significa una stangata pari a 2.854 Euro su base annua, di cui 1.038 Euro solo per mangiare e bere. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.632 Euro, 937 Euro per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro è di 2.218 Euro, 761 Euro per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata pari a 3.212 Euro, 1.240 solo per nutrirsi".

Per Federconsumatori, con l’inflazione a questo livello le ricadute per ogni famiglia sono di oltre 2.700 Euro l’anno. Non bisogna dimenticare, ricorda l’associazione, che "tali aumenti pesano in misura maggiore proprio sulle spalle delle famiglie meno abbienti, aumentando così le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese. Per questo bisogna non abbassare l’attenzione su questo tema: il Governo è chiamato ad avviare serie politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie".

Secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori crescono di giorno in giorno le rinunce a cui sono costrette le famiglie: l’associazione parla di una riduzione dei consumi di carne e pesce pari al -16,9%, con uno spostamento verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati. Riduzione anche nel consumo di frutta e verdura per il 12,9% dei cittadini e ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 47% dei cittadini). In crescita dell’11% anche gli acquisti nei discount, secondo l'Osservatorio.

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