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CLARA MOSCHINI

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Senza accordo sul grano a rischio 1,5 milioni di chili per l'Italia

Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto che "l'Occidente seppellisce spudoratamente" l'intesa che scade il 18 marzo

Senza accordo si blocca l’arrivo in Italia di oltre 1,5 miliardi di chili di grano, mais e olio di semi di girasole che sono sbarcati nella Penisola nell’ultimo anno. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti della minaccia del ministro degli Esteri della Russia Sergei Lavrov, lanciata durante una riunione dei ministri degli Esteri del G20, di non confermare l’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero, in scadenza il 18 marzo prossimo.

Secondo i media russi il ministro degli Esteri Sergei Lavrov avrebbe dichiarato che l'Occidente "seppellisce spudoratamente l'accordo sul grano". Secondo Lavrov ci sono evidenti ostacoli all'esportazione di prodotti agricoli russi in tutto il mondo, indipendentemente da come l'Ue cerchi di convincere tutti del contrario.

Le dichiarazioni mettono in serio pericolo l'acordo sul grano, evidentemente. Secondo un’analisi relativa ai primi undici mesi del 2022 rispetto all’anno precedente, grazie all'accordo l’Italia ha importato dall’Ucraina 239 milioni di chili di olio di girasole (+9%), 248 milioni di chili di grano (+103%) e 1,1 miliardi di chili di mais (+80%). L’intesa ha garantito finora la spedizione di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali e altri prodotti agroalimentari sui mercati mondiali.

L'eventuale stop al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero preoccupa anche per il rischio carestia in ben quei 53 Paesi dove, secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un pericolo quindi anche per la stabilità politica proprio mentre si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia. 

“L’Italia è costretta a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni -sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini-. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali".

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EFA News - European Food Agency
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