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CLARA MOSCHINI

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Alimentari: il 76% degli italiani percepisce l'aumento dei prezzi

Secondo un'indagine l'unico settore che progredisce è la ristorazione

La maggior parte dei consumatori italiani continua a percepire un aumento dei prezzi e la metà di loro mira a limitare gli sprechi, acquistando prodotti in promozione ed evitando i prodotti superflui. È quanto emerge dall’indagine indipendente realizzata da Ipsos in per Largo Consumo e volta a raccogliere le valutazioni delle esperienze di acquisto degli italiani sia nei negozi fisici che online. I risultati della ricerca sono stati illustrati in occasione del Workshop Migliore Insegna 2023. Dallo studio emerge che la fiducia dei consumatori si è contratta dopo il rimbalzo del 2021. L’aumento dei prezzi è uno dei principali motivi di preoccupazione. A risentire di questo generale clima, secondo Migliore Insegna, sono anche i giudizi dei clienti sulle esperienze d’acquisto nei diversi ambiti della distribuzione. Infatti, il giudizio complessivo sulla distribuzione italiana, dopo un apprezzamento generale del 2021, ritorna ai valori del 2020. I giudizi più contenuti dei clienti risentono in parte della percezione inflattiva, accompagnata dalla diminuzione di sconti e promozioni, principalmente per alcuni settori.

La percezione degli aumenti dei prezzi varia a seconda dei settori: il 76% ha notato (molto+abbastanza) un aumento dei prezzi nelle insegne di alimentari e grocery, il 68% nelle insegne della cura della casa, e il 64% nei settori abbigliamento e accessori e ristorazione. Oltre a questo, i clienti si sono accorti anche di una diminuzione degli sconti e del numero di prodotti in promozione (30% dichiara che sono diminuiti). In questo particolare contesto economico, segnato da un senso di maggior sfiducia e forte inflazione, aumenta anche l’infedeltà nei settori di largo consumo. Infatti, il 41% degli intervistati ha dichiarato di aver cambiato il negozio dove faceva abitualmente acquisti (vs. 32% 2021).

È soprattutto il mondo dell’alimentare a subire una maggiore volatilità; infatti, il 19% degli intervistati dichiara di aver cambiato il supermercato per la spesa alimentare (vs. 16% 2021). Il 21% quelli di abbigliamento e calzature (vs. 17% 2021 abbigliamento + calzature). L’ 8% il negozio di prodotti per gli animali (vs. 7% del 2021). Tiene al contrario, lo store di elettronica e quello di profumeria. Le motivazioni economiche costituiscono oltre la metà dei comportamenti infedeli. In particolare, nell’alimentare convenienza e assortimento sono i motivi più citati: “I prezzi e le promozioni non mi soddisfano”, citato da oltre un italiano su due, “Non ero più soddisfatto dell’assortimento”, citato dal 19% del campione.

Una delle sorprese: la ristorazione è l’unico settore che progredisce continuamente anche in un anno piuttosto difficile come questo. Rimangono stabili high-tech, cultura e cura della casa mentre l’alimentare, abbigliamento e cura persona seguono il trend generale in leggera contrazione.

 

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EFA News - European Food Agency
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