Allevamento di polpi: scienziati preoccupati (e alcuni contrari)
Animalisti in rivolta sul progetto della spagnola Nuova Pescanova per la prima acquacoltura al mondo
In uno scenario bellico come quello attuale, dove tutti hanno da dire su tutto, non poteva mancare la guerra del polpo, nata sull'onda del progetto di costruire il primo allevamento di polpi al mondo nelle Isole Canarie. L'idea, o qualcosa di più come vedremo, ha suscitato profonda preoccupazione (quando non indignazione) tra gli scienziati e gli ambientalisti preoccupati per il benessere di queste creature famose per la loro intelligenza e la loro vita solitaria.
A dare fuoco alla miccia ci ha pensato Nueva Pescanova, multinazionale spagnola specializzata nella cattura, coltivazione, produzione e commercializzazione di frutti di mare: l'azienda ha inviato alla direzione generale della Pesca delle Isole Canarie i documenti di proposta di pianificazione per il progetto di allevamento di polpi.
L'Efa, ossia Eurogroup for animals, lobby per la protezione degli animali con sede a Bruxelles che cerca di migliorare gli standard di benessere degli animali nell'Ue, ha ottenuto i documenti secondo cui, una volta a regime, l'allevamento proposto produrrebbe circa 3.000 tonnellate di polpi all'anno: in pratica parliamo di un milione di polpi allevati, tre volte il numero di quelli attualmente catturati in natura dalla pesca spagnola.
Secondo i piani di Nueva Pescanova, svelato dall'Efa belga, le creature marine verrebbero tenute in vasche con altri polpi, a volte sotto una luce costante, la tipica tecnica utilizzata per aumentare la riproduzione. Se i piani andranno avanti, ci saranno circa 1.000 vasche comuni in un edificio a due piani nel porto di Las Palmas, a Gran Canaria. Secondo l'Efa, tenere le creature in vasche comuni sarebbe dannoso per il loro benessere e comporterebbe il rischio di aggressioni, territorialismo e cannibalismo, a causa della natura solitaria dei polpi.
"I polpi saranno tenuti in vasche artificiali e affollate, con densità elevate di 10-15 polpi per metro cubo -sottolinea l'amministratore delegato dell'Efa, Reineke Hameleers-. Questo è un prerequisito per rendere redditizio questo tipo di sistema di acquacoltura a terra. Durante il processo riproduttivo, i polpi vengono esposti a periodi di luce di 24 ore per accelerare la produzione: le condizioni di vita descritte sono molto preoccupanti per il mantenimento di questi animali solitari, curiosi e avversi alla luce".
La multinazionale spagnola risponde sostenendo di avere raggiunto un alto livello di "addomesticamento" delle specie e si dice convinta che questi animali "non mostrano segni importanti di cannibalismo o competizione per il cibo". L'azienda spagnola, inoltre, sottolinea di avere condotto ricerche sulla convivenza delle specie in cattività in collaborazione con diverse istituzioni, tra cui l'Istituto di ricerca marina, il Centro interdisciplinare di ricerca marina e ambientale e l'Istituto spagnolo di oceanografia (Ieo): studi che, dice la multinazionale, hanno "dimostrato come i polpi si adattino normalmente ad ambienti di vita di gruppo senza aggressioni dovute alla territorialità".
C'è anche il metodo di uccisione dei polpi che non convince. L'impianto proposto da Nueva Pescanova, infatti, ucciderebbe gli animali attraverso un processo noto come "ice slurry": in pratica, l'immersione in una miscela di ghiaccio e acqua, dove i polpi vengono lasciati morire per mancanza di ossigeno.
L'Efa sostiene che si tratta di "un metodo altamente disumano, scientificamente provato, che provoca dolore, paura e sofferenza considerevoli, oltre a una morte prolungata". Si esprime anche l'associazione benefica britannica Humane slaughter association che indica come la morte tramite ice slurry come un metodo di macellazione inaccettabile. Inoltre, l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, ne sconsiglia l'uso per diverse specie ittiche e la Commissione europea sta elaborando una nuova legislazione per porre fine a questa pratica in alcuni settori dell'acquacoltura.
I sostenitori del progetto, invece, sostengono che l'allevamento del polpo offre un metodo sostenibile di produzione per il consumo e ridurrebbe la pressione sulle popolazioni selvatiche. Un portavoce della multinazionale iberica, citato dal Guardian, ha dichiarato che l'allevamento di queste creature è necessario "per proteggere una specie di grande valore ambientale e umano". Inoltre, sul sito web di Nueva Pescanova, il fornitore di frutti di mare afferma di essere "fermamente impegnato nell'acquacoltura come metodo per ridurre la pressione sulle zone di pesca e garantire risorse sostenibili, sicure, sane e controllate, a complemento della pesca".
Fra i timori dei contrari all'iniziativa c'è quello che i polpi vengano alimentati con mangimi commerciali contenenti olio di pesce e farina di pesce come ingredienti principali. "Questi mangimi sono altamente insostenibili e hanno portato a uno sfruttamento eccessivo delle risorse oceaniche -spiegato il direttore generale dell'Efa, Hameleers-. L'industria dell'acquacoltura non è riuscita a risolvere questo enorme problema ambientale, con il quale è alle prese da decenni".
Nueva Pescanova, pare intenzionata a tirare dritto convinta com'è che "l'acquacoltura sia la soluzione per garantire una resa sostenibile" e che l'allevamento "ripopolerà la specie del polpo in futuro". Argomenti che non convincono gli ambientalisti: molti di loro, e molti scienziati, ritengono che l'allevamento del polpo sia disumano e che potrebbe abbassare il prezzo del cibo, portando con sé una nuova ondata di mercati ma soprattutto di pericoli.
EFA News - European Food Agency